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L’ex magistrato che indagò a lungo sull’ex “primula rossa”: “Era inafferrabile”.

Le logge lo avrebbero protetto in Sicilia, Spagna e anche Venezuela

L’ex procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, che per anni ha indagato su Matteo Messina Denaro, ha ribadito, a La Repubblica, quanto ha sempre pensato in merito alla sua latitanza: “Una rete di carattere massonico lo proteggeva in tutto il mondo”. Teresa Principato si è occupata a lungo della “primula rossa” di Castelvetrano al punto da arrivare a un passo dalla sua cattura. Una caccia che l’ha fatta anche finire nel mirino di Diabolik tanto che, nel maggio 2014, un confidente aveva riferito che lo stesso capomafia trapanese stava cercando il tritolo per compiere un attentato nei suoi confronti.

Le sue indagini però, ha affermato, “sono state stoppate”. Una vicenda, questa, di cui aveva già riferito al Csm e alla commissione parlamentare Antimafia.

Oggi che il boss stragista è stato finalmente trovato, arrestato e sbattuto in isolamento nel carcere dell’Aquila, Teresa Principato si è detta “molto contenta - perché questo è un risultato ottenuto da persone con le quali ho lavorato, come il procuratore aggiunto Paolo Guido, e perché oggi la Procura di Palermo è guidata da una persona che stimo come Maurizio De Lucia - ma al tempo stesso mi sento turbata”. Questo perché, “da quello che ho potuto verificare con le mie indagini, arrivate fino al 2017, Messina Denaro era proprio inafferrabile. Non stiamo parlando di una persona nascosta in un casolare, che mangiava pane e ricotta come Bernardo Provenzano. Tutt'altro. Oltre ad essere abbastanza colto, amava la bella vita, era un maniaco del lusso. E non rimaneva troppo a lungo fermo nello stesso luogo. Ha viaggiato molto, anche all'estero. Dalla Sicilia al Venezuela, dall'Inghilterra alla Spagna. Attraverso le rogatorie abbiamo trovato tracce della sua presenza, purtroppo non di lui". Viaggiava in lungo e in largo, dunque, senza essere mai scoperto. Come? Sempre grazie alle logge e gran maestri secondo la Principato. "In Venezuela, ad esempio, c'è una larghissima, intricata, realtà massonica e sicuramente gli ambienti frequentati da Messina Denaro, siciliani trapiantati che gestivano un negozio di mobili molto fiorente, erano massonici. In Inghilterra, la massoneria è addirittura uno status. In Spagna invece ho qualche dubbio sul carattere massonico dei rapporti intrecciati da Messina Denaro con coloro che lo hanno ospitato”. A La Repubblica l’ex aggiunto di Palermo ha ricordato che Marcello Fondacaro, collaboratore di giustizia massone, “parlò di una loggia coperta costituita proprio da Messina Denaro che si chiamava ‘La Sicilia’. Ci sono altri esempi di logge coperte, come la "Scontrino", di cui facevano parte persone di ogni livello sociale. Lo stesso si può dire per ‘La Sicilia’. Questi suoi rapporti, ne sono convinta, lo hanno messo al riparo dal pericolo di essere rintracciato”, ha affermato Principato.


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La procuratrice Maria Teresa Principato in uno scatto d'archivio © Archivio Letizia Battaglia


A detta dell’ex magistrato (in pensione da gennaio scorso), se si vuole scoprire chi ha protetto la latitanza del capo mafia bisogna indagare nelle logge coperte. Questo andava fatto già al tempo, quando la Principato aveva il suo ufficio a Palermo, ma “il procuratore dell'epoca non era affatto convinto di questa pista massonica. E il collaboratore non era ritenuto credibile. Non lo era su molti versanti, ma la sua qualità di massone, il fatto che fosse stato cooptato in una delle logge di Castelvetrano mi fa ritenere più che attendibili le sue dichiarazioni su questo aspetto”, ha commentato l’ex pm. Inoltre “tra il 2016 e il 2017, Messina Denaro aveva ripreso i suoi rapporti con un vecchio sodale, Leo Sutera, condannato per associazione mafiosa, che era stato scarcerato. Sentivamo di essere a poca distanza dal risultato finale, ma il procuratore ritenne di far arrestare Sutera in un'altra indagine”.

Oggi un nuovo magistrato guida la procura di Palermo, Maurizio De Lucia, ed è lui, insieme all’aggiunto Paolo Guido, ad aver catturato, come noto, il boss stragista. De Lucia ipotizza che a proteggere il latitante sia stata la "borghesia mafiosa". "Posso parlare solo di quello che ho verificato nelle mie inchieste. Può darsi che abbiano acquisito ulteriori elementi nel corso di questi anni”, ha affermato Principato. “Naturalmente la protezione non può essere stata esclusivamente massonica, anche perché Messina Denaro, per il territorio, rappresentava una gallina dalle uova d'oro: i suoi affari andavano dalla grande distribuzione alle pale eoliche".

Anche il fatto che sia stato preso in pieno centro a Palermo indica che “evidentemente, doveva avere le sue certezze e le sue conoscenze". L’intervista si chiude su quella che sarà la futura leadership di Cosa Nostra.

Principato è dell’avviso che l’organizzazione non ha scelto il suo successore. “Credo che si sia chiusa un'epoca”, ha affermato. “Uomini della caratura e dello spessore criminale dei corleonesi non se ne sono più visti”.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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