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Intervista ESCLUSIVA al presidente del Tribunale di Palermo Antonio Balsamo

Mi ha sempre colpito molto il ruolo di punto di riferimento fondamentale che ha avuto Matteo Messina Denaro fino a epoca recente in un fatto che per tutti noi è stato veramente impressionante: mi riferisco al progetto di attentato nei confronti di Nino Di Matteo. Per questo sono contento del risultato raggiunto con l’arresto”. A parlare è il presidente del Tribunale di Palermo Antonio Balsamo commentando l’esito dell’operazione "Tramonto" con cui i Carabinieri - coordinati dalla Procura di Palermo - hanno messo la parola fine alla latitanza trentennale della “primula rossa” di Cosa nostra (attualmente si trova nel carcere de L’Aquila). Contattato telefonicamente, il presidente Balsamo non si è fatto attendere rilasciandoci immediatamente un’intervista esclusiva nonostante in questo momento si trovi all’estero “per un incontro internazionale tra magistrati”. Ed è subito un fiume in piena. “Il collaboratore di giustizia Vito Galatolo aveva spiegato che a chiedere la realizzazione dell’attentato a Nino Di Matteo era stato proprio Matteo Messina Denaro, il quale avrebbe messo a disposizione un esperto di esplosivi per portare a termine l’azione - ha detto -. Questo elemento sottolinea che si tratta di un uomo estremamente inquietante e di altissimo livello criminale”. L'interruzione della latitanza di Messina Denaro “è veramente importante” perché “si tratta di un soggetto che prima è stato protagonista della strategia stragista di Cosa nostra, poi ha traghettato la stessa verso una fase di sommersione e, infine, per un fatto di estrema gravità che ci fece temere il ritorno ad un periodo drammatico (come appunto l’attentato ai danni di Nino Di Matteo) era stato considerato come il soggetto che aveva richiesto questa terribile azione. Ecco perché considero estremamente importante la cattura di Matteo Messina Denaro”.

Quanto sarebbe importante una sua collaborazione con la giustizia?
A mio parere se Messina Denaro collaborasse con la giustizia darebbe un contributo importantissimo per fare luce su alcuni aspetti rimasti oscuri della storia della Sicilia.


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Il consigliere togato del Csm, Nino Di Matteo © Deb Photo


Per esempio?
Uno che è tutto da chiarire riguarda la missione romana organizzata da Cosa nostra subito dopo la sentenza del Maxi Processo in Cassazione. Su questa missione sappiamo molte cose. Sappiamo che ne prese parte Matteo Messina Denaro e sappiamo benissimo chi fossero gli altri componenti. Sappiamo che il commando era incaricato di uccidere Giovanni Falcone o il ministro Claudio Martelli. Sappiamo inoltre che Totò Riina in persona ordinò di sospendere tutto perché avevano trovato cose più importanti. E così i soggetti partiti per questa missione rientrarono in Sicilia. Un cambiamento particolarmente rilevante della strategia di Cosa Nostra, perché quella che in un primo momento era stata concepita come azione mirata fatta da un commando per uccidere Falcone, diviene una delle imprese criminali di più vasta portata della storia italiana con una strage di stampo terroristico che assume una portata veramente impressionante, non soltanto per l’opinione pubblica italiana ma per tutta la comunità internazionale. Ma restano delle incognite. Ad esempio, sarebbe importante capire quali sono state le considerazioni che indussero Salvatore Riina a porre fine alla missione romana e a impegnarsi invece per la realizzazione di un progetto (la strage di Capaci, ndr) che si presentava estremamente difficile. Io credo che su un fatto del genere, come su tante altre vicende della nostra storia, sarebbe importantissimo un ulteriore contributo di conoscenza. Quindi se Matteo Messina Denaro decidesse di collaborare con la giustizia non ci sarebbe dubbio che potrebbe fare luce su tutta una serie di eventi drammatici della nostra storia.

Potrà fare luce anche sull’agenda rossa di Paolo Borsellino?
Io penso proprio di sì. Non c’è dubbio che Matteo Messina Denaro è stato a conoscenza delle vicende più significative della storia di Cosa nostra. A mio parere anche su questo sarebbe importante fare luce. È un tema sul quale ci siamo soffermati ampiamente nella sentenza del processo Borsellino Quater. Abbiamo proprio segnalato l’importanza di un approfondimento per questo tema.

Presidente, con l’arresto di Messina Denaro possiamo dire che abbiamo sconfitto la mafia?
No, anzi la vigilanza deve rimanere assolutamente alta. Aggiungo che da questa vittoria dello Stato deve scaturire una consapevolezza di quanto sono fondamentali due strumenti: le intercettazioni e il regime dell’ergastolo ostativo. Si tratta di strumenti irrinunciabili. Credo che ci sia una dimostrazione evidente dello strumento delle intercettazioni che viene fuori dalla cattura di Matteo Messina Denaro. Sono anche dell’idea che la normativa che regola sia l’art.4bis sia l’art.41bis debba assolutamente rimanere così com’è. Stiamo parlando di una normativa che disciplina da un lato l’ergastolo ostativo e dall’altro un regime detentivo speciale che a mio parere mantengono un’attualità fortissima. Il loro scopo è quello di evitare che ci siano contatti tra il mondo carcerario e la realtà criminale esterna. Contatti che in passato sono stati pericolosissimi. Non dimentichiamoci che i principali esponenti della commissione di Cosa nostra sono stati condannati con sentenze passate in giudicato per concorso nelle stragi con riferimento al periodo in cui si trovavano in stato di detenzione ma venivano contattati dalla realtà associativa esterna per ricevere il loro consenso alla commissione delle stragi. A mio parere questi due strumenti – art.4bis e art.41bis – mantengono un’attualità evidente in questo momento storico.


denaro messina matteo frame arrest

L'arresto del superlatitante, Matteo Messina Denaro, ieri a Palermo


Ieri sera durante la conferenza stampa dell’operazione “Tramonto”, rispondendo ad una nostra domanda in merito alla rete che ha garantito la latitanza di Messina Denaro, il procuratore De Lucia ha parlato di “borghesia mafiosa”. Condivide la sua opinione o si tratta di sola mafia?
Condivido pienamente quanto affermato dal procuratore Maurizio De Lucia che ha fatto un lavoro veramente straordinario. È chiaro che ci sia stata una rete di fiancheggiatori che non soltanto hanno supportato la latitanza di Matteo Messina Denaro, bensì gli hanno consentito di svolgere una attività criminosa di ampio respiro con un controllo molto forte sul territorio ed una infiltrazione pesante nel mondo dell’economia. Credo che proprio per questo sia importantissimo l’annuncio fatto a proposito della necessità di continuare a sviluppare indagini estremamente penetranti su tutta questa realtà che ha consentito sia la latitanza, sia la continuità di potere che è durata per oltre trent’anni.

Lei si trova all’estero in questo momento. Cosa pensa la comunità internazionale della cattura di Messina Denaro?
All’estero, dove sono in questo momento per un incontro internazionale tra magistrati, c’è un grande entusiasmo per questa importantissima vittoria dello Stato italiano. Devo dirle che in questo momento è come se l’Italia fosse vista da tutti come un grande modello positivo per la capacità di non lasciare impuniti gli esponenti delle più grandi organizzazioni criminali e di farlo anche con il massimo rispetto delle regole. Questa cosa colpisce tantissimo i miei colleghi di altri paesi.

E la sua Palermo?
Una cosa che mi ha fatto sperare molto bene è stata questa immediata reazione popolare di grande apprezzamento spontaneo per i Carabinieri nell’immediatezza dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Sono quelle cose che ti fanno vedere come a Palermo ci sia una fortissima volontà di liberarsi dalla mafia in maniera totale e una grande fiducia e speranza nelle istituzioni. Penso che questo atteggiamento avvenuto in maniera del tutto spontanea dai palermitani sia una ragione seria di speranza per tutti.

Foto © it.depositphotos.com/Deb Photo

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