Scarpinato: conosce “segreti che se venissero rivelati porterebbero, forse, alla destabilizzazione”
"L’arresto di Matteo Messina Denaro è un risultato importante, un atto di determinazione pubblica rispetto ad una interminabile ed inaccettabile latitanza, la dimostrazione che lo Stato non deve avere paura della verità. Quali che possano essere le conseguenze che questo arresto potrà determinare".
Così il consigliere togato del Csm Sebastiano Ardita sulla sua pagina Facebook commentando l'arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro. “È un arresto che fa un po' paura”, ha continuato il magistrato su Skytg 24. “Perché come avviene per il caso di altri arresti di latitanti si aprono degli scenari successivi”: per Ardita infatti è assolutamente possibile che Messina Denaro possa arrivare a collaborare con la giustizia. Così com’è possibile che arrivi a svelare segreti indicibili. L’ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore del M5S Roberto Scarpinato, intervenuto oggi a Menabò, ne ha ricordati alcuni: “Lui sa per quale motivo Riina revocò l’ordine di uccidere Falcone a Roma, perché erano venuti personaggi importanti che avevano chiesto che si facesse con modalità esplosiva a Capaci. Lui sa chi chiese a Riina di anticipare l’omicidio Borsellino con la strage. Lui sa chi ha l’agenda rossa. Lui sa chi era il soggetto esterno che, come ha dichiarato Spatuzza, assistette all’operazione di caricamento dell’esplosivo della fiat 126. Lui sa chi erano le menti politiche della strategia stragista del 1992 – ’93. Sono segreti del potere che hanno una portata enorme e che se venissero rivelati potrebbero, forse, creare effetti di destabilizzazione”, ha detto Scarpinato.
Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore del M5S © Imagoeconomica
“In base alla mia esperienza – ha aggiunto - nessuna latitanza può durare per più di trent’anni, come quella di Matteo Messina Denaro, nonostante tutte le indagini dello Stato, se non si hanno delle coperture all’interno di apparati deviati dello Stato. E del resto nel corso di questi anni si sono verificati tanti episodi significativi. Sono stati anche tratti in arresto esponenti delle istituzioni con l’accusa di aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. L’indagine che ha portato al suo arresto è un’indagine di intelligence, però ci sono anche altre domande da farsi”. “Magari Matteo Messina Denaro potrebbe dare un contributo per fare luce sui buchi neri della storia della repubblica ma in questo caso dovrà misurarsi con poteri che sono anche all’interno dello Stato, che fanno parte dello Stato occulto”, ha concluso.
Da sinistra: il procuratore aggiunto, Paolo Guido, e il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia © Deb Photo
Maurizio De Lucia: "Errore storico pensare che con il suo arresto finisce la mafia”
Secondo il procuratore della repubblica di Palermo Maurizio De Lucia, intervenuto a Rai Radio1 all'interno dello Speciale 'Che giorno è', sarebbe "un errore storico" pensare che con l'arresto di Messina Denaro "finisce la mafia". "Dire una cosa del genere sarebbe un'eresia", ha aggiunto. "Questo è il risultato di anni di indagini di questo ufficio e delle forze di polizia che hanno prosciugato la rete dei favoreggiatori del boss Messina Denaro", ha precisato il procuratore aggiunto Paolo Guido che, insieme al procuratore De Lucia, ha coordinato l'indagine per la cattura del capomafia di Castelvetrano. "Questo - ha aggiunto Guido - è anche il frutto di un difficile e complesso lavoro di coordinamento tra le forze di polizia che in questo momento devono essere tutte ringraziate".
L'indagine culminata con la cattura del capo mafia è stata eseguita "senza pentiti o soffiate anonime" ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Palermo conversando con i cronisti al palazzo di giustizia.
Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia © Imagoeconomica
"In queste ore - ha continuato il magistrato - si stanno acquisendo dei documenti e individuando soggetti e cercando di determinare con maggiore certezza la rete che lo ha protetto fin qui".
Fondamentale il "lavoro di squadra portato a termine dal Ros dei carabinieri in maniera eccezionale, ma che viene da lontano perché è un lavoro sostanzialmente congiunto nella ricerca del latitante tanto da parte della Polizia di Stato, che ha chiuso alcuni spazi, quanto dei carabinieri che poi hanno portato a termine l'operazione di stamattina".
A commentare l'operazione anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo a LaPresse: "L'importanza di questo arresto è sotto gli occhi di tutti, frutto del lavoro dei colleghi sul territorio, ai quali ho già espresso la mia solidale e affettuosa vicinanza".
L’ex Procuratore Capo di Palermo Gian Carlo Caselli © Imagoeconomica
"Infinitamente grazie a carabinieri e magistrati di Palermo che hanno fatto questo enorme regalo all'antimafia in generale e alla democrazia del nostro Paese" ha aggiunto Gian Carlo Caselli, interpellato dall'Adnkronos. "Latitante da trent'anni significa che per 30 anni la polizia giudiziaria in tutte le sue articolazioni e i magistrati ci hanno messo la loro professionalità, intelligenza, pazienza, tenacia, cocciutaggine, correndo dietro a questo fantasma che alla fine si è materializzato". "Matteo Messina Denaro - ha proseguito l'ex procuratore di Palermo - è un pezzo non solo da 90, è un pezzo enorme nel pianeta mafia ma quello della mafia è appunto un pianeta, il suo arresto anche se formidabile non è ancora l'organizzazione in sé e per sé considerata che è continuata dopo Riina, dopo Brusca, Bagarella, Aglieri, i fratelli Graviano, Provenzano. Quindi bisogna continuare senza arrendersi, senza abbassare la guardia, a darci dentro".
L'ex magistrato del pool antimafia di Palermo, Alfonso Sabella © Imagoeconomica
Alfonso Sabella: "Una giornata storica"
A RaiNews24 Alfonso Sabella, ex magistrato del pool antimafia di Palermo che catturò Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella e Pietro Aglieri e diversi altri boss, ha detto che oggi è stato arrestato "l'ultimo latitante di una stagione terribile". "Mi vanto di avere arrestato decine di latitanti rispettando le regole del diritto", ha aggiunto Sabella. L’arresto del capo mafia di Castelvetrano rappresenta “un terremoto per Cosa Nostra”, ha detto invece il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi. La sua cattura trent’anni dopo l’arresto di Totò Riina “è una bella coincidenza”. “Non ci sono elementi per dire che fosse il capo, ma Cosa Nostra resta priva di un importantissimo punto di riferimento non solo a Trapani ed Agrigento ma anche a Palermo”, aggiunge il procuratore. Dopo il suo arresto “ci sarà un’esigenza di riorganizzazione, un momento di sbandamento che la magistratura dovrà sfruttare”, ha aggiunto. E sulle condizioni di salute del superlatitante, Lo Voi ci tiene a sottolineare che “qualunque sia la patologia sarà curato adeguatamente in carcere, come è successo per Riina e Provenzano: nei cui confronti sono state messe in atto cure, come io stesso ho potuto constatare, che un privato cittadino si sogna”.
Il procuratore aggiunto a Firenze, Luca Tescaroli © Imagoeconomica
Luca Tescaroli: "Auspicio è che possa collaborare"
"L'arresto di Matteo Messina Denaro dimostra che lo Stato c'è ed è in grado di contrastare il crimine mafioso nel nostro Paese". Sono state queste le parole riportate dall’Ansa di Luca Tescaroli, procuratore aggiunto a Firenze, commentando la cattura a Palermo della primula rossa di Castelvetrano. "È un risultato estremamente importante per le indagini e i processi sulle stragi del 1993. È stato già condannato in via definitiva per tutti e sette gli attentati di mafia del 1993". "I processi - ha spiegato Tescaroli che a Firenze è fra i pm che si occupano delle stragi del '93 - hanno ricostruito che insieme ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano e a Leoluca Bagarella ha portato avanti la campagna stragista dopo l'arresto di Totò Riina nel gennaio 1993. L'auspicio è che possa collaborare, visto che è a conoscenza di profili di responsabilità in ordine alla ideazione e alla decisione di scegliere come obiettivi, diversamente dal passato, le città d'arte".
Antonio Ingroia: "Messina Denaro custode in libertà dei segreti più terribili"
"È certamente un arresto storico ma non è la fine della mafia. Con la cattura di Matteo Messina Denaro viene preso l'ultimo dei corleonesi, dunque con il suo arresto, l'arresto di un boss anche lui malato, si cristallizza, si fotografa il declino e la chiusura di una stagione terribile della storia della mafia, della storia del nostro Paese, la stagione delle stragi, la stagione del braccio di ferro dell'organizzazione mafiosa con lo Stato". Così all'AdnKronos l'ex magistrato Antonio Ingroia. "Non si può che esprimere soddisfazione, dunque, e congratularsi con magistrati e investigatori che hanno coordinato le indagini - osserva Ingroia -, tenendo però saldi i piedi per terra perché non è stato arrestato il 'capo dei capi'. Messina Denaro non era il 'capo dei capi', anche se era il latitante più famoso e più ricercato. Cosa Nostra è ancora viva e vegeta, è ancora un'organizzazione criminale pericolosa. Con questo arresto semplicemente si chiude una pagina della strategia soprattutto armata, violenta e stragista, ma Cosa Nostra ha ripiegato su una strategia più cauta, più moderata e più dedita agli affari anziché allo stragismo''.
L'ex magistrato, oggi avvocato, Antonio Ingroia © Paolo Bassani
Per Ingroia, i 30 anni di latitanza dicono "chi è stato Messina Denaro, e cioè un capomafia sui generis, nel senso che è stato molto più attento e accorto alla propria sicurezza rispetto agli altri capimafia che l'hanno preceduto, molto attento a tenere ottime relazioni con il mondo delle istituzioni, con la copertura istituzionale di cui certamente ha goduto e che gli ha consentito di rimanere latitante per 30 anni". Per Ingroia, infine, la cattura di Messina Denaro potrà "potenzialmente portare a nuovi sviluppi" sulle stragi di mafia, perché Messina Denaro "era l'ultimo custode in libertà dei segreti più terribili sui misteri d'Italia degli ultimi 30 anni, dalla stagione dello stragismo del '92-'93 in poi, quindi papello, agenda rossa, trattativa, rapporto con la politica, rapporto con la massoneria, servizi segreti e così via. Bisogna capire, e questo lo sanno solo gli investigatori, il contesto in cui è maturato l'arresto, se c'è un sentore lontano che Messina Denaro si sia consegnato o sia stato consegnato. Certamente è singolare che abbia scelto di risiedere così a lungo in una clinica così vicina ai territori dove era normale che venisse ricercato attivamente, e bisogna capire il motivo per il quale questo è accaduto, perché se Messina Denaro vuotasse il sacco probabilmente molti palazzi istituzionali potrebbero tremare".
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