Il magistrato a Sky TG24 applaude la cattura
“Sicuramente era protetto dall’alto da certi ambienti, sua collaborazione segnerebbe una svolta”
“Quella di oggi è una bellissima notizia per l’intero Paese, non solo per i magistrati, per i validissimi investigatori dei carabinieri della polizia e della Guardia di Finanza, che in questi anni hanno cercato di fare terra bruciata intorno al latitante”. A dirlo è il magistrato Nino Di Matteo, consigliere togato del Csm, intervenendo in diretta a Sky TG24 riguardo alla cattura, avvenuta stamani a Palermo, in una clinica, del boss stragista di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, latitante da 30 anni. Di Matteo, però, è più prudente rispetto a chi parla di grande vittoria dello Stato. “Io credo invece che la grande vittoria si avrà veramente quando si farà luce su due aspetti della storia criminale di Matteo Messina Denaro: il primo quello sulle conoscenze sui moventi e mandanti delle stragi del 1992 e del 1993, di cui è stato protagonista. Il secondo aspetto è quello relativo a una latitanza di 30 anni che è stata troppo lunga per poter essere una latitanza normale. Sicuramente sarà stata protetta dall’alto da certi ambienti”, ha commentato Di Matteo.
“Oggi è una bella giornata per il Paese, per la giustizia, per Palermo e per la Sicilia. Ma guai a pensare che oggi abbiamo chiuso il cerchio”, ha tenuto a sottolineare il magistrato, già sostituto procuratore di Palermo.
“La grande vittoria dello Stato si avrà - ha ribadito - quando intorno alla figura di Matteo Messina Denaro, si sarà fatta veramente chiarezza. Non dobbiamo dimenticare, come riportano sentenze definitive, che Matteo Messina Denaro è quello che, insieme a Giuseppe Graviano, ha organizzato la campagna stragista nel 1993 a Roma, Firenze e Milano. E’ quello che ha indicato agli altri esecutori materiali gli obiettivi da colpire. E’ quello che probabilmente, in questo contesto, ha avuto contatti con uomini e ambienti esterni a Cosa Nostra”, ha ricordato il consigliere togato.
“Quella di oggi è tappa importante ma guai a pensare che si sia sconfitta Cosa Nostra. E guai a pensare che oggi quello sforzo di ricostruzione possa fermarsi”.
Capo della mafia tra tradizione e innovazione
Rispondendo alla domanda del conduttore se il boss di Castelvetrano sia il capo di Cosa Nostra, Di Matteo ha affermato che “Messina Denaro ha tutte le caratteristiche, di storia e caratura personale e criminale, per esserlo stato e per esserlo tuttora. E’ un soggetto, che da questo punto di vista, ha 4/4 di nobiltà mafiosa, non solo perché figlio di un mafioso importante come Ciccio Messina Denaro - ha spiegato - ma perché cresciuto, sostanzialmente, con Totò Riina che ha apprezzato le virtù mafiose di Messina Denaro fin da quando quest’ultimo era poco più che un ragazzo”. Ed è per questo, ha aggiunto il magistrato, “che è stato protagonista principale dei momenti più importanti della mafia corleonese e in particolare della strategia stragista”. Secondo Nino Di Matteo, “Messina Denaro è un soggetto che incarna, nella stessa persona, la tradizione di Cosa nostra e la capacità di innovazione. E’ cresciuto con insegnamenti ortodossi dei corleonesi, di Riina, Provenzano, Bagarella. Ma ha anche saputo cambiare. Ha avuto rapporti con stranieri, ha fatto ricorso alla tecnologia per comunicare, è uno che ha capito che i grandi affari di Cosa Nostra si potevano fare captando finanziamenti pubblici. Ha incarnato tradizione e innovazione”.
Se collabora Matteo Messina Denaro
Nel corso dell’intervista, Di Matteo ha parlato di quello che sarà l’immediato futuro del capo mafia, ora portato via in elicottero dalla Sicilia in località segreta, e soprattutto se deciderà, o meno, di rispondere ai magistrati o addirittura di collaborare con la giustizia. “Io mi auguro che Messina Denaro faccia una scelta di collaborazione”, ha detto sul punto Di Matteo. “Collaborare significa riferire il vero e riferire tutto. Sarebbe una collaborazione davvero importante, segnerebbe una svolta decisiva nella lotta a Cosa Nostra”. “E’ chiaro che collaborazione è tanto più auspicabile nel momento in cui lo Stato dimostri, in tutte le sue componenti, di volerla”, ha precisato. “Se, come credo, Messina Denaro è a conoscenza di segreti importanti è importante che lo Stato non abbia paura di affrontare determinati argomenti e questioni, con la cautela necessaria ma con l’approfondimento e la voglia necessari. E’ un auspicio, così come è stato un auspicio finora non realizzato quello di una collaborazione dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Sono soggetti depositari di tante verità su periodi tanto importanti della nostra storia. La vera vittoria dello Stato sarebbe andare a fondo su queste vicende. Se poi lo si potrà fare con l’aiuto di una collaborazione di Messina Denaro sarà sicuramente un momento importante per lo Stato”.
La strategia stragista di Cosa Nostra non può dirsi conclusa
Quindi, per concludere, Di Matteo ha parlato della mutazione e delle strategie della mafia siciliana. “La storia di Cosa Nostra è fatta di cicli, di strategie che mutano a seconda delle contingenze esterne del momento. Evidentemente ci sono stati dei momenti in cui capi di Cosa Nostra hanno ritenuto che non fosse più necessario continuare una strategia di attacco violento alle istituzioni, con stragi e omicidi eccellenti. Ci sono stati dei momenti in cui, appunto, ha prevalso la strategia della sommersione, cioè quella finalizzata a fare affari e per i quali bisognava diminuire l’attenzione e quindi cercare di non commettere qualcosa che potesse allarmare l’opinione pubblica. Quando sento parlare di mafia che ha definitivamente abbandonato la strategia stragista nutro molte perplessità. La storia di Cosa Nostra ci dovrebbe insegnare a essere più prudenti, e a capire che le tattiche di Cosa Nostra possono cambiare. Quello che non cambia è il suo Dna, che è volto non solo alla gestione di un potere criminale ma anche a rapportarsi con il potere politico. Lo dimostra la storia ultrasecolare dell’organizzazione mafiosa. E non dobbiamo mai dimenticarlo se vogliamo porci in un’ottica di vincere la guerra e non una battaglia, come quella conclusa oggi grazie alla professionalità, l’impegno, e il coraggio di magistrati e forze dell’ordine”.
Secondo Di Matteo “lo Stato deve giocare in attacco, calcisticamente parlando, e capire che in questo momento sarebbe un errore imperdonabile abbandonare quella che è stata una strategia importante nella lotta all’organizzazione mafiosa negli ultimi decenni. Una strategia fatta anche di carcere duro, di una differenziazione dell’esecuzione della pena dell’ergastolo con il cosiddetto ergastolo ostativo, una strategia di ampio utilizzo delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, una strategia che è stata fatta anche di incentivo di collaborazioni autentiche con la giustizia. Se oggi si abbandonasse quella strategia perché pensiamo che la mafia sia stata sconfitta nel giro di poco ci ritroveremo a fronteggiare una mafia sempre più potente”. Infine un piccolo commento sulle immagini dei palermitani in festa, che hanno applaudito i Carabinieri per aver catturato il capo mafia. “Sono contento che i palermitani hanno reagito in questo modo.
Palermo è sempre stata, come tutta la Sicilia, una città dove si sono fronteggiati il massimo del male ma anche il massimo del bene. C’è stata una reazione. Per fortuna, negli anni, è cresciuta la consapevolezza della lotta alla mafia non come appannaggio dello Stato ma anche come sentimento di popolo a non sopportare e reagire alle innumerevoli violenze mafiose alle quali molti cittadini sono tutt’oggi esposti”.
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