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"Per Graviano la speranza è abrogazione dell'ergastolo ostativo"

Il gelataio di Omegna intervistato nello Speciale "Non è l'arena - Fantasmi di mafia"

"L'unica speranza per Giuseppe Graviano, sinceramente me lo auguro anche io per loro perché sono giovani. Che venga abrogato questo ergastolo ostativo". "C'è anche un nuovo governo e chi lo sa che non arrivi un regalino. E chissà che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso? E così arrestando lui esca qualcuno che c'ha l'ergastolo ostativo senza che ci sia clamore...”.
Eccole le parole di Salvatore Baiardo, gelataio piemontese di origini siciliane che all’inizio degli anni Novanta gestì la latitanza dei fratelli stagisti Giuseppe e Filippo Graviano.
È lui uno dei protagonisti della puntata Speciale di “Non è l’Arena”, "Fantasmi di mafia", andata in onda ieri sera su La7.
Rispondendo alle domande del conduttore Massimo Giletti ha parlato di ergastolo ostativo (su cui si pronuncerà tra pochi giorni la Corte costituzionale dopo il decreto legge approvato dal governo), ha riaffrontato il tema degli incontri che i due boss di Brancaccio avrebbero avuto con l'ex Premier Silvio Berlusconi, ed ha parlato delle trattative tra Stato e mafia che potrebbero non essere mai finite.
Per conto di chi parla Baiardo? È questa la prima domanda che sorge spontanea. Non per sé stesso, sicuramente. Così come Graviano dal carcere, con quel suo fare lascia intendere di essere anche lui in possesso di tante informazioni rilevanti. Del resto, come da lui stesso affermato, è stato sentito già quattro volte dalla Procura di Firenze che indaga sui mandanti esterni delle stragi e che vede iscritti nel registro degli indagati proprio Silvio Berlusconi e quel Marcello Dell'Utri, già condannato definitivo per concorso esterno in associazione mafiosa. E ad un certo punto, replicando a Giletti che gli chiedeva un commento sulle parole di Graviano al processo 'Ndrangheta stragista, lo stesso Baiardo ha affermato: "Io non sono nella testa di Graviano. Io posso dire quello che posso dire... che ho visto e che ho sentito".
Ad inizio puntata Giletti ha ripreso in mano quel filo lasciato qualche tempo fa, con la puntata "Abbattiamoli" in cui furono messi in fila una serie di accadimenti, a cominciare dalla mancata perquisizione del covo del boss corleonese Totò Riina dopo il suo arresto.


biardo giletti la7


Già in quella occasione Baiardo, dopo aver offerto degli spunti parlando dei documenti fatti sparire dalla cassaforte ("Chi ha quei documenti è padrone di tanti segreti"), fece riferimento ad una "data di scadenza" per la cattura di Matteo Messina Denaro ("Chi dice che è sparito o morto… fa comodo dirlo... poi al limite che lo si cerca e lo si trova si fa in modo di non trovarlo. Evidentemente... è la storia che ci insegna… guardi Provenzano, quante volta hanno detto che doveva essere arrestato e non lo hanno mai arrestato. Si vede che alla scadenza giusta… ci sarà una scadenza magari anche per questo personaggio, vedremo. Si vede che sono cose prestabilite. Dicono che la storia insegna perciò magari fra vent’anni quel personaggio che ha detto lei fa comodo magari prenderlo").
Ieri il gelataio di Omegna è stato ancora più circostanziato nell'esprimere il proprio pensiero facendo intendere di avere informazioni che il boss trapanese possa essere davvero malato e che in questo momento particolare, dove è in discussione l'ergastolo ostativo, "potrebbe succedere come una vecchia trattativa, come è stata fatta nel'93... Magari servirà ancora … come infatti non è che lo stato lo stia prendendo... Presumo che sia una resa sua".
Nel confronto a tu per tu con Giletti, Baiardo ha poi ricordato il periodo di latitanza dei Graviano ("Loro erano molto tranquilli, soprattutto Giuseppe. Non aveva bisogno di coperture all’inizio... le uniche precauzioni erano quelle di non uscire i documenti di Giuseppe Graviano… ma non è che avesse auto blindata o scorta… lo accompagnavo io… Se io magari ero impegnato gli lasciavo la macchina. Ma lui si spostava su Milano…").
Ovviamente, per muoversi erano necessari dei "documenti puliti" ottenuti, a detta di Baiardo, grazie ad un ex vigile urbano che ha fatto il sindaco per diverse legislature e che sarebbe ancora sindaco. In tv non ha fatto il nome, ma lo avrebbe indicato anche ai magistrati fiorentini.
Nel suo dire, non dire, annuire, parlare a mezza bocca, Baiardo ha negato di aver conosciuto Matteo Messina Denaro anche se vi sono atti che dicono che li hanno visti assieme a Riccione in una famosa gioielleria. E se l'è presa con i giornalisti che hanno scritto il dato aggiungendo che avrebbe curato la latitanza di Matteo Messina Denaro dopo l’arresto di Graviano per 8 mesi ("Questa è una falsità").
Alla domanda sull'aspetto di Messina Denaro ha risposto con una battuta semplice, ovvero che "tutti invecchiamo...sono passati 30 anni… anche lei non è più il Giletti di una volta, neanche il Baiardo è quello di una volta". E poi ancora. "Io posso dire che è una brava persona, ma lei dice: 'Con tutto ciò che hanno fatto?'. Ma io chi sono per giudicare loro? L’hanno fatto realmente? Non lo hanno fatto? Io posso giudicare il comportamento che hanno avuto nei miei confronti… e per me sono delle degne persone, delle brave persone".


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I messaggi di Graviano
Piuttosto corposa è la parte dell'intervista dedicata all'analisi dei messaggi che Graviano ha lanciato rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo nel processo 'Ndrangheta stragista. Dichiarazioni in cui ha raccontato dei rapporti economici che la sua famiglia avrebbe avuto con Silvio Berlusconi affermando di aver incontrato l'ex Premier, da latitante, in almeno tre occasioni. Inoltre, aveva anche riferito di "un imprenditore a Milano che non voleva che le stragi si fermassero".
Tutte dichiarazioni agli atti del processo e che ora sono anche al vaglio della Procura di Firenze mentre in passato i legali di Berlusconi hanno sempre negato tutto anche minacciando querele. Ad oggi, però, non risulta che Giuseppe Graviano sia stato querelato così come non vi sarebbero, a detta dello stesso Baiardo, querele nei confronti del gelataio di Omegna.
Parlando dell'arresto dei Graviano, avvenuto nel gennaio 1994 ha affermato di esser certo che vi sia stata una soffiata. "Non credo ai carabinieri. Anche perché poi ho delle prove recenti. Addirittura, se tornassimo indietro all’arresto di Balduccio Di Maggio come faccio a credere ai carabinieri (il riferimento che ha sempre riportato è che Di Maggio sarebbe stato arrestato tra Santo Stefano e l'ultimo dell'anno e non a gennaio come dicono, per l'appunto, i militari dell'Arma, ndr)".
Un sospetto che, tra l'altro, viene posto anche dai giudici della Corte d'assise d'appello del processo trattativa Stato-mafia. Nello specifico si mette in dubbio la versione secondo cui si arrivò a Riina grazie alle rivelazioni del pentito Balduccio Di Maggio, boss di San Giuseppe Jato ed ex autista di Riina. E nel trattare l'argomento c'è un nome che si incrocia in maniera concreta con le indagini della Procura di Reggio Calabria, quello del generale dei carabinieri Francesco Delfino.
Un nome che anche Baiardo ha fatto ieri nella trasmissione di Giletti ("Il generale Delfino cosa aveva detto al ministro Martelli? Le faccio un regalo e le consegnerò prima di Natale Totò Riina"). Al contempo ha evidenziato le "anomalie" dopo l'arresto di Riina, la trattativa che "continua sempre" per poi tornare a parlare del presunto rapporto Graviano-Berlusconi e dei soldi che la famiglia del boss avrebbe investito al nord.
Secondo Baiardo quando nelle intercettazioni Graviano con il boss Adinolfi dice che "si potevano fare tante belle cose" è perché "se loro erano liberi, se Berlusconi, come poi è stato, saliva alla presidenza del consiglio, tante belle cose avrebbero potuto farle: a livello di investimenti".
Per dare valore alle proprie dichiarazioni il gelataio di Omegna ha raccontato anche della latitanza curata in Sardegna con l'affitto di una villa, pagata 200 milioni, per i mesi di agosto e settembre. Un periodo che non sarebbe stato casuale. Perché "erano gli anni clou della nascita del partito di Forza Italia. Erano gli anni clou. Come infatti l’ultima estate è stata l’estate del '93, nel '94 è sceso in campo a gennaio".
Giletti ha fatto notare che su questa storia vi sono diversi dubbi da parte degli inquirenti e che il racconto non viene ritenuto credibile.
Tra gli elementi ritenuti discordanti, del resto, c'è anche il dato che Graviano ha sostenuto di non aver mai incontrato Dell'Utri, mentre Baiardo continua a confermare che vi erano quantomeno contatti telefonici.


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"Io non ascoltavo la telefonata - ha ribadito -. Loro non hanno mai avuto telefonini. Il riferimento del telefono era il mio o quello che aveva mia moglie. La Dia qualche telefonata l'ha riscontrata".
Elemento particolare, secondo il racconto di Baiardo, è che Dell'Utri non chiedeva di Giuseppe, ma di Filippo Graviano, ovvero quel soggetto che veniva ritenuto dai pentiti come la "mente finanziaria" della famiglia di Brancaccio.
Pur non avendo mai assistito agli incontri dei Graviano con questi personaggi ha affermato di credere alle parole del boss di Brancaccio anche perché ci sarebbero "mezzi riscontri".
"Graviano non è uno Spatuzza o un Tranchina o uno dei tanti altri collaboratori di giustizia. Lui dice 'ho sbagliato determinate cose, sto pagando' e la sua intenzione è rifarsi una vita tranquilla pulita... (...) non ha bisogno di inventarsi cose e raccontare fesserie. A che beneficio?".
Un intervento quello di Baiardo che è un chiaro attacco all'istituto dei collaboratori di giustizia rei, a suo modo di vedere, di essersi pentiti solo dopo essere stati arrestati mentre Graviano, che ha detto di "ammirare", si è fatto la galera ed ora dice delle cose agli investigatori.
Tutto ciò avviene in un tempo dove sul piatto potrebbe esserci "una nuova trattativa". Per uno scenario molto preciso, "che potrebbe realizzarsi da qui a poco", con Graviano e Messina Denaro protagonisti.
"Ci sono delle date che parlano - ha detto Baiardo a chiusura dell'intervista -. Se è arrivato il momento che lo Stato arresti Messina Denaro? Presumo di sì. Se è intrecciato con l'ostativo? Presumo di sì. Sono quelle trattative che tu mi dai una cosa a me e io a te, come le trattative addietro... Lascia sicuramente perplessi se si avvererà. Altrimenti la gente dirà, 'Baiardo ha detto un'altra fesseria'".
Intanto, però, l'8 novembre la Corte costituzionale interverrà sull'ergastolo ostativo esprimendo il proprio parere dopo l'intervento del Governo. Un intervento che secondo l'avvocato Luigi Li Gotti, sentito ieri in studio, potrebbe anche portare a delle sorprese. "La Corte costituzionale è già intervenuta su questa manovra con due sentenze molto importanti del 2020 - ha ricordato -. Ha ritenuto che sicuramente gli elementi che attengono l’esecuzione della pena, ma che afferiscono all’aspettativa di liberazione del detenuto, hanno una natura sostanziale. Il che significa che non possono essere retroattive". Dunque, per il legale "il decreto pone una base di retroattività, ma la retroattività non può riguardare le situazioni peggiorative. Ciò significa che il decreto avrà efficacia dal lunedì quando è stato pubblicato in gazzetta ufficiale in avanti". Ovvero resterebbe il rischio che i grandi boss possono accedere ai benefici "chiedendo la liberazione condizionale". Ma tutto è ora nelle mani dei giudici della Corte costituzionale che potrebbero anche prendere atto della nuova norma, che pone dei paletti, senza aggiungere altro.
Per capire cosa accadrà non resta che attendere. Intanto restano le parole di Baiardo che dall'esterno, come sottolineato da Li Gotti, può aver mandato dei messaggi. E se c'è una trasmissione, c'è anche qualcuno che è pronto a ricevere.

Prima pubblicazione: 07-11-2022

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