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Alla mobilitazione di #EuropeforPeace anche Padre Alex Zanotelli: “Rischio di una guerra atomica se continuiamo a mandare armi”

Roma. E’ una signora anziana, lunghi capelli bianchi ben pettinati, distinta, vestita in maniera sobria. Potrebbe essere una nonna. Nessun cenno di estrema povertà tipica dei senzatetto, il braccio sinistro è appoggiato a una stampella. Eppure è lì, con lo sguardo lontano, su un marciapiede affollato, poco distante dalla Coin di piazza S. Giovanni. La manifestazione per la pace è finita da poco. Una moltitudine di persone si avvia in maniera confusionaria verso le stazioni della Metro. La signora tende il braccio quasi timidamente, mescolando un senso di umiliazione, ma anche di dignità. Fa parte dei cosiddetti “nuovi poveri”, quelli che, anche se percepiscono una pensione “minima”, spesso si ritrovano in strada a chiedere l’elemosina. La osservo un istante con un senso di sconfitta.


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© Paolo Bassani


Non è certo una moneta, che lei accetta ringraziando con una piccola benedizione, a risolvere un problema così lacerante della nostra società. “La povertà è un crimine, un crimine di viltà!”. Risuona nella mia testa il grido di don Luigi Ciotti di qualche ora prima. La sua voce tuona potente assieme a coloro che dal palco intervengono alla manifestazione di “Europe for Peace” della Rete Italiana pace e disarmo, per dire no alla prosecuzione della guerra in Ucraina. Un conflitto che dopo otto mesi ha causato oltre duecentomila morti e cinque milioni di profughi. E’ un no che si estende a tutte le guerre, mentre il rischio di un’ecatombe nucleare si fa concreto ogni giorno di più. “Chiediamo al Segretario Generale dell’Onu - spiegano gli organizzatori - di convocare urgentemente una Conferenza Internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari”.


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Il presidente di Libera, don Luigi Ciotti © Paolo Bassani


“Il mondo del lavoro è qui, unito nei tre sindacati confederali - sottolinea il segretario della CGIL Maurizio Landini - perché la guerra distrugge lavoro e democrazia. Dobbiamo fare una lotta per ridurre le spese militari per investire nella cura delle persone. E per mettere al bando le bombe nucleari. Non ci vogliamo rassegnare alla guerra. La guerra può generare solo altra guerra. Ma oggi siamo di fronte alla minaccia nucleare. Per questo dobbiamo assumere l'obiettivo centrale che è quello della pace, senza la quale non c'è futuro per nessuno”. Dal canto suo Flavio Lotti della “Tavola della Pace” chiede al governo di “promuovere una politica di pace e tagliare le spese militari e promuovere la cura dei deboli”.


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© Paolo Bassani


“Io sono stato ferito da una bomba della WW2 che ho trovato nel mio campo - racconta Nicola Marzolino - Associazione delle Vittime di Guerra - ANVCG -. Per quanto tempo le bombe che vengono utilizzate continueranno a seminare morte? Inviare armi rende gli ucraini carne da cannone”. “Essere contro la guerra è essere dalla parte delle vittime - ricorda Rossella Miccio di Emergency -. Delle vittime ucraine. Delle vittime di tutte le guerre. Chi ha parlato di pace è stato accusato di essere per la resa. Noi siamo dalla parte della nostra Costituzione che ‘ripudia la guerra’. Chiediamo con forza il cessate il fuoco. Finché parlano le armi non può parlare la diplomazia. È giunto il momento che parli la diplomazia multilaterale, non le alleanze militari. Basta riarmo, investiamo su un percorso di pace”.


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© Paolo Bassani


“La pace è stata archiviata per troppo tempo - commenta amaramente Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio -. E la guerra è stata riabilitata come risolutrice dei conflitti. Non c'è politica degna che non ricerchi la pace. E se la politica non ricerca la pace è una politica indegna”.
“Il Parlamento europeo - evidenzia invece Gianfranco Pagliarulo dell’ANPI - con una incredibile risoluzione, ha gettato benzina sul fuoco della guerra, senza mai pronunciare la parola negoziato. Oggi dobbiamo essere tutti partigiani della Pace”.
E allora no alla guerra. No alla guerra “per procura” della Nato e degli USA contro la Russia, mentre l’Europa obbedisce supina ai diktat atlantici rendendosi complice; stop all’invasione di Putin, ma anche stop all’invio di armi da parte del governo italiano. Che dovrebbe invece promuovere l’adesione dell’Italia al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, il taglio delle spese militari, la promozione di una soluzione diplomatica e una conferenza di pace.


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© Paolo Bassani


E’ un appello mirato quello che scaturisce da questo evento, per chiedere che governo e parlamento rispettino il ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione. “Chiediamo al Parlamento di approvare la proposta di legge per l'istituzione della Difesa civile, non armata e non violenta – continua don Ciotti –. Che prevede la possibilità di destinare una parte dei fondi per questo dipartimento”. Nel mondo ci sono 70 muri e 7 in costruzione che continuano a dividerci evidenzia il fondatore di Libera. Un insulto al grande lavoro di insegnanti e educatori che in mezzo a questo scempio “instillano una coscienza di fratellanza” nei giovani; così come un insulto all’opera di tante donne “grandi protagoniste nel mondo che lottano per la democrazia”. “La pace si costruisce nel pensiero – sottolinea con forza –. Dobbiamo fare spazio alla pace dentro di noi. La pace si costruisce anche nel linguaggio, serve ascoltare, studiare. Ma la pace si costruisce nelle pratiche. I veri pacifisti sono costruttori di pace”. Che si devono unire per far fronte comune, tra questi don Ciotti cita volutamente il padre comboniano Alex Zanotelli che ha lavorato alacremente a questa manifestazione.


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© ACFB


Il fondatore del Gruppo Abele ribadisce quindi che “le mafie, come le industrie delle armi, vivono e si ingrassano grazie alle guerre e ai conflitti”. L’augurio di don Ciotti è quello di “essere malati di pace, una patologia che ci rende tutti più umani. Pace è passione per la vita come bene comune, incontro e diversità. La pace è possibile”. “Ai mormoranti - rimarca con forza - preferisco coloro che si schierano, i neutrali sono pericolosi. Diffidiamo dei neutrali, troppi sono i neutrali nel nostro paese, diffidiamo dei più pericolosi che sono i mormoranti. Sono quelli che stanno sempre zitti, ma poi in altri luoghi giudicano, insultano e non fanno nulla. Le coscienze pacificate sono le madri dei conflitti. A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?… Ognuno deve sentirsi responsabile di tutto”.


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© Paolo Bassani


Alle parole chiare, nette, e senza sconti per nessuno di don Ciotti, si contrappone l’ipocrisia di vari politicanti che, dimenticando di aver sostenuto nei mesi scorsi l’invio di armi da parte dell’Italia all’Ucraina, sfilano impunemente al corteo per la pace. Le parole di Giuseppe Conte lasciano quindi il tempo che trovano: “Ho sentito dire al ministro Crosetto che il governo si appresta a fare il sesto invio di armi all'Ucraina – chiosa il leader dei M5s –. Il governo non si azzardi a procedere senza aver interpellato il Parlamento, tanto più trattandosi di un governo che non è più di unità nazionale”. Per poi aggiungere: “Il negoziato di pace deve essere condotto con la forza di tutta la comunità internazionale, ovviamente saranno protagonisti i paesi belligeranti, ma non possiamo affidare solo alla loro bontà il definire i termini e le condizioni di questo negoziato. L'importante è arrivare a una soluzione credibile e solida”. Già, una soluzione “credibile e solida”, dopo che nel nome di un “governo di unità nazionale” il M5s ha avallato le peggiori nefandezze in tema di giustizia e pace: invio di armi in Ucraina in primis, obbedendo così a precise direttive che sono state imposte oltre oceano. Non meno imbarazzante la presenza al corteo del segretario (uscente) del Pd Enrico Letta, che ci tiene a ribadire un concetto semplice semplice: “Noi siamo a nostro agio in una piazza che chiede pace, per noi la pace vuol dire la fine dell'invasione russa, questo è il punto centrale”.


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© Paolo Bassani


Nulla da eccepire, per carità: un ragionamento del tutto coerente con la linea di un partito come il Pd che ha dimostrato di voler essere uno dei tanti servi sciocchi degli USA e della Nato. USA e Nato che da sempre occultano il loro coinvolgimento nei tanti conflitti che hanno segnato e segnano la storia di questa umanità. Immediata la replica di Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento Unione Popolare: “Oggi il Pd di Letta sfilerà con il popolo della pace a Roma e contemporaneamente a Milano per la guerra a oltranza con Carlo Calenda. La realtà è che domani in Parlamento tornerà a votare con la destra, Calenda e Renzi per le scelte di guerra”.
A dir poco diplomatico l’intervento invece del governatore Pd dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini: “Io non sono in Parlamento ma finora avrei votato esattamente come ha fatto il Pd. Favorevole o contrario all’aumento delle spese militari? Francamente non lo so”.


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© ACFB


Certo è che di fronte a un politico che “non sa” se è favorevole o contrario all’aumento delle spese militari, si contrappone invece la chiarezza di un missionario pacifista come Alex Zanotelli. 84 anni suonati, con le idee molto nette su guerra e pace. Solamente pochi giorni fa Padre Alex aveva rimarcato con forza il “trionfo del complesso militare-industriale oltre che russo, degli Stati Uniti e dei nostri Paesi occidentali” con tanto di numeri agghiaccianti che ruotano attorno alla corsa agli armamenti. Riassumendo: nel 2021 per le armi sono stati spesi nel mondo 2.113 miliardi di dollari: al primo posto gli Usa con 813 miliardi di dollari (quasi il 4% del Pil), seguito da Cina (con 300 miliardi), India (76 miliardi), Russia (69 miliardi). L’Italia lo scorso anno ha speso ben 32 miliardi di euro. Ultima chicca: lo scorso Parlamento ha approvato l’incremento del 2% per le spese militari entro il 2024 e così si arriverà a 38 miliardi di euro.


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Padre Alex Zanotelli © Imagoeconomica


Zanotelli si è speso moltissimo per questa manifestazione, ma mentre marcia verso piazza S. Giovanni chi gli sta accanto commenta amaramente che “non lo lasceranno parlare sul palco”. Per Padre Alex conta comunque constatare la presenza di tantissimi giovani presenti alla marcia “perché toccherà a loro cambiare tutto se vogliamo sopravvivere su questo pianeta”. “Mi auguro che da qui parta un grande movimento popolare contro le armi, la guerra, perché il popolo italiano non ne vuole sapere di quel che sta avvenendo e in tanti sono qui oggi per chiedere di fermare la guerra in Ucraina”. Alla domanda sul suo mancato intervento dal palco risponde senza tergiversare: “Io ho un po’ protestato con gli organizzatori; avevo fatto capire che non era giusto tenere il discorso sull’invio delle armi ai minimi termini ma hanno detto che volevano permettere a tutti di aggregarsi. Per me però è fondamentale evidenziare che se continuiamo a mandare armi giochiamo col fuoco e questo, come dice il Papa, vuole dire scatenare una guerra nucleare e mettere in pericolo la vita umana”.


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Il flash mob degli artisti del movimento Our Voice © Paolo Bassani


Certo è che se avesse potuto parlare dal palco avrebbe ulteriormente ribadito il suo pensiero: “E’ importante scendere in piazza perché viviamo un momento difficilissimo della storia umana, non siamo mai arrivati a questo punto di pericolo: per l’atomica e quindi per l’umanità intera. Il Papa dice di fare chiasso; noi siamo qui per farci sentire: basta guerra, pace, pace!”.
Il sole scende dietro la basilica di San Giovanni, le bandiere arcobaleno continuano a muoversi sospinte da un vento autunnale che inizia a pizzicare il viso, ci sono anche diversi cartelloni dove spicca la richiesta di libertà per Julian Assange. Le note di “Bella Ciao” chiudono un’intensa giornata nella quale in tanti (100.000 per gli organizzatori, 40.000 per la Questura) hanno chiesto all’unisono: pace! Lo hanno fatto anche gli artisti del movimento Our Voice con il loro appassionato flashmob contro la guerra. Così come un gruppo di cittadini sulle note della canzone “Il peso del coraggio” di Fiorella Mannoia.





Tra di loro anche un giovane padre con il figlio di pochi mesi in un marsupio porta-bebè. A fine esibizione questo gruppo di attivisti lascia la piazza, sono tutti scalzi e in fila indiana. Il bimbo dorme pacifico in braccio a suo padre. In quel corteo silenzioso si contempla intatta la speranza ferita di un intero popolo. Che chiede con forza un futuro di pace per i propri figli. 
(Prima pubblicazione: 6 Novembre 2022)

Foto di copertina © Imagoeconomica

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