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E’ atterrato questa mattina a Roma Ciampino scortato dalla Polizia, ora dovrà scontare 30 anni di carcere

E’ stato finalmente estradato in Italia Rocco Morabito, detto “Tamunga”, 56 anni, super boss della ’Ndrangheta e ritenuto uno dei più importanti trafficanti di droga al mondo, secondo ricercato italiano dopo Matteo Messina Denaro. Il broker di Africo è atterrato all'aeroporto di Roma - Ciampino questa mattina scortato da uno stuolo di poliziotti. Morabito è stato estradato dal Brasile, dove era stato arrestato il 24 maggio 2021 dalla polizia federale brasiliana, nel corso di un'operazione congiunta con i Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia - progetto I-Can e dalle agenzie statunitensi Dea e Fbi. Le indagini che hanno portato all'arresto e all'estradizione di Rocco Morabito, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri. Il boss, per cui sono scattate le manette in forza di un provvedimento restrittivo della Procura Generale di Reggio Calabria diretta da Gerardo Dominijanni, deve scontare una pena definitiva a 30 anni di reclusione per reati in materia di stupefacenti.
Morabito è inserito dal 1995 nella lista dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “programma speciale di ricerca” del ministero dell’Interno. Per 23 anni è stato un fantasma poi ricomparso nel 2017 quando è finito in manette per la prima volta in Uruguay. Utilizzando la falsa identità di Francisco Antonio Capeletto Souza (sedicente imprenditore che si era costruito un nome nell’import-export della soia), il broker calabrese si nascondeva nella nota località resort di Punta del Este, dove faceva la bella vita.
Due anni dopo l’arresto però, quando stava per essere estradato in Italia, il 24 giugno 2019 Morabito è scappato dal carcere in un’evasione rocambolesca insieme ad altri tre detenuti (Leonardo Abel Sinopoli Azcoaga, Matias Sebastiàn Acosta Gonzales e Bruno Ezequiel Diaz) scavando un tunnel che lo fece uscire dalla terrazza del carcere “Central” di Montevideo. L’evasione è stata probabilmente favorita da alcuni agenti del centro di detenzione; per uno di loro, infatti, è stato chiesto giorni fa il rinvio a giudizio. La seconda latitanza di Morabito è durata due anni: attraverso il monitoraggio delle scie telematiche, infatti, il 25 maggio 2021 lo 'ndranghetista è stato arrestato dai carabinieri in un albergo di João Pessoa, capitale dello stato di Paraiba, nel nord-est del Brasile.

La carriera criminale
Rocco Morabito
, fratello di Giovanni e Domenico Leo (ucciso in un agguato nell’89) appartiene a una delle più potenti ‘ndrine della Locride: suo cugino di secondo grado è il boss Giuseppe Morabito, detto “u Tiradrittu”, un tempo considerato il numero uno della ‘Ndrangheta. La carriera criminale di Rocco Morabito inizia nel 1984 quando, all’età di soli 17 anni, è stato denunciato per interruzione di pubblico servizio. Nel 1988 era stato arrestato per minacce a un docente universitario. Accusa da cui poi verrà assolto per insufficienza di prove. È tutto riportato in una vecchia nota dei carabinieri di Bologna, dove prima di scomparire, come riporta Il Fatto Quotidiano, Morabito secondo gli inquirenti avrebbe gestito le quote della società Mistigrì a cui venivano intestate le auto utilizzate e le utenze degli affiliati alla cosca di Africo. Arriva quindi il business della droga sulla quale la ‘Ndrangheta aveva iniziato a puntare forte. Gli affari di Morabito passavano per Milano dove la sua rete di contatti portava dritto ad Africo e alle cosche dell’Aspromonte. Morabito, definito “boss dei due mondi”, viaggiava dalla Lombardia al Sud America. Nel luglio 1992 è stato arrestato dalla Polizia di Fortaleza (Brasile) per traffico di stupefacenti in concorso con altri. Rimesso in libertà, rientrò in Calabria, dove nel 1994 venne denunciato più volte per associazione per a delinquere. Dopodiché, inseguito da due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Milano per traffico internazionale di stupefacenti, si diede alla latitanza. Durante la sua fuga ‘Tamunga’ non ha mai abbandonato il suo ruolo nel narcotraffico mondiale. E’ grazie al suo contributo che la mafia calabrese ha incassato miliardi di euro con la cocaina proveniente dal Sudamerica. Soldi che poi venivano riciclati in acquisti immobiliari e attività imprenditoriali. Ecco perché la sua estradizione era considerata una priorità per il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e per l’aggiunto Giuseppe Lombardo. Nonostante il via libera della Corte suprema federale (Stf) del Brasile, a un anno dall’ultima cattura, le procedure per fare arrivare Morabito in Italia sembravano essersi arenate al ministero della giustizia brasiliano. L’impasse è stata però superata nelle ultime ore grazie all’intensa attività di raccordo tra l’ambasciata d’Italia in Brasile, il Progetto I-Can e le autorità brasiliane.

Le parole dei procuratori
A commento dell’estradizione del boss, il capo della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, e il Procuratore generale, Gerardo Dominijanni, hanno espresso, in una nota, “grande soddisfazione" per "il trasferimento in Italia”. I vertici della magistratura requirente reggina, sottolineando la caratura criminale di Rocco Morabito, "uno dei principali broker del traffico internazionale di stupefacenti", lo indicano come "esponente di spicco della ‘Ndrangheta calabrese, ed in particolare della cosca di Africo "Morabito-Bruzzaniti-Palamara, già facente capo a Giuseppe Morabito detto "Tiradritto". "Dopo circa 23 anni di irreperibilità, durante il quale Morabito era stato inserito tra i latitanti italiani più pericolosi - proseguono Bombardieri e Dominijanni - la sua cattura nel 2017 a Montevideo aveva fatto ritenere conclusa la sua latitanza; ma nel giugno 2019, quando ormai era prossimo il suo trasferimento nel nostro Paese, era riuscito ad evadere dal carcere di Montevideo ed a far perdere le sue tracce". "Da quel momento, le indagini finalizzate a ricostruire la rete di fiancheggiatori e pervenire alla sua cattura sono state avviate in maniera serrata dai Carabinieri del Ros, del comando provinciale di Reggio Calabria e del Gruppo di Locri, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia in collegamento con la "Fiscalia" (Procura distrettuale ndr) di Montevideo, con cui numerosi sono stati i contatti e proficua la collaborazione".
Bombardieri e Dominijanni, hanno sottolineano, ancora, la sinergia con Interpol, "attraverso il progetto I -Can (Interpol cooperation against ndrangheta) e con le polizie giudiziarie uruguayana e brasiliana, "unitamente al supporto delle agenzie statunitensi DEA e FBI", che consentiva, nel mese di maggio dello scorso anno di individuare nel nord del Brasile Rocco Morabito, unitamente ad altro importante latitante per la Direzione distrettuale antimafia di Torino, Vincenzo Pasquino, ricercato anche dai Carabinieri del Comando Provinciale di Torino". I due procuratori hanno infine ringraziato particolarmente "oltre alle Autorità Giudiziarie del Brasile e dell'Uruguay, ad Interpol, ai Carabinieri del ROS, del Comando Provinciale di Reggio Calabria e di Torino, del Gruppo di Locri ed alla Polizia brasiliana e dell'Uruguay - il Capo Dipartimento per gli Affari di Giustizia e il Direttore Generale degli Affari Internazionali e della Cooperazione Giudiziaria del Ministero della Giustizia, che hanno seguito personalmente la vicenda dell'estradizione in Italia del condannato". A commentare l'estradizione di Morabito con soddisfazione è stato anche il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra. "Oggi è un giorno importante, perché dopo 30 anni è arrivata l'ora del carcere in Italia per il boss più ricercato dopo Matteo Messina Denaro", ha scritto su Facebook il senatore. "Parliamo del 55enne Rocco Morabito - osserva -, sbarcato nella notte all'aeroporto di Ciampino dopo il sì brasiliano all'estradizione". "'Avanguardia pura della 'NDRANGHETA' (definizione di un alto ufficiale dei carabinieri che ha lavorato al suo caso), è stato fra i principali artefici dell'internazionalizzazione delle cosche. E divenuto il re dei broker della cocaina e nel giugno 2019 è evaso senza problemi dal carcere di Montevideo", ha commentato Morra. "Morabito - ha concluso Morra -, data la sua storia, conserva molti segreti importanti per il nostro Paese. E dunque un evento doppiamente importante per noi quello della sua estradizione".

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