di Sebastiano Ardita
Il 28 giugno 1992 - trascorso poco più di un mese dalla strage di Capaci - Paolo Borsellino, con la moglie Agnese, sta per rientrare a Palermo.
In aeroporto incontra il ministro della Difesa Salvo Andò che gli comunica di aver saputo dal procuratore Giammanco che per lui è arrivato il tritolo. Borsellino è all’oscuro di tutto.
Appena giunto a Palermo, Borsellino raggiunge Giammanco e gli contesta di non averlo informato. Il procuratore balbetta qualcosa, si giustifica dicendo che la “competenza è di Caltanissetta”, come se il problema fosse stato chi doveva indagare su di un omicidio che non era ancora accaduto; come se non fosse stato più importante avvisare l’interessato e proteggerlo.
Da quel momento Borsellino rimarrà totalmente abbandonato al suo destino. Nessuno per proteggerlo lo prenderà di forza per portarlo su un’isola, come era già accaduto qualche anno prima. Eppure tutti sapevano che il pericolo era reale e immediato. Ma lui rimarrà da solo. Rifletterà, capirà tutto e alla fine, senza fare neppure un passo indietro, accetterà il suo destino. Solo per Amore.
Foto originale © Imagoeconomica
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