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“Vidi Gaetano Scotto. Caruana mi disse che era ricercato per l’omicidio del poliziotto e della moglie”

Sì, ho partecipato al matrimonio di Rizzuto in Canada e lì ho conosciuto questa persona ricercata. Alfonso Caruana mi disse: ‘Questo è ricercato come te, tu per fattori che non avevi fatto e lui invece per l’omicidio di un poliziotto assieme alla moglie in stato interessante’ (incinta, ndr)”Il nome del soggetto ricercato? “Gaetano Scotto”.
Sono queste le parole del collaboratore di giustizia Oreste Pagano, chiamato a testimoniare stamane dinnanzi alla Corte d'Assise di Palermo, presieduta da Sergio Gulotta (giudice a latere Monica Sammartino), nell'ambito del processo sul duplice omicidio Agostino-Castelluccio.
Pagano, oggi pentito, è l’ex socio in affari di Alfonso Caruana, uomo di Cosa Nostra d’oltreoceano, emigrato in Canada, con solide amicizie nella ’Ndrangheta, considerato uno dei più grandi personaggi criminali degli anni Novanta, capace di ricoprire Torino con montagne di droga dal Sudamerica.
Una testimonianza importante, specie se si tiene conto del riferimento diretto ad uno degli imputati, il boss dell’Arenella Gaetano Scotto, accusato di duplice omicidio aggravato in concorso.


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Sotto accusa nel processo anche l’ex amico di famiglia di Agostino, Francesco Paolo Rizzuto, diversamente accusato di favoreggiamento.
Il collaboratore di giustizia, sentito in videocollegamento, è stato convocato proprio per quelle sue dichiarazioni, rilasciate precedentemente in più verbali (quattro del 2000 ed uno dell’11 luglio 2017, tutti acquisiti su accordo delle parti) in cui raccontava del matrimonio fra Nick Rizzuto ed Eleonora Ragusa. Ai festeggiamenti avrebbe partecipato anche il capomafia de l’Arenella. Ed è in quell’occasione che Alfonso Caruana gli disse quel dettaglio sul delitto Agostino. Tra Pagano ed il Canada c’era uno strettissimo legame d’affari, legato al business del traffico di stupefacenti. Un giro che lo mise in contatto anche con altre famiglie illustri come quelle dei Bono e dei Fidanzati.
Certo è che quella odierna è stata una testimonianza piuttosto travagliata in cui il teste, dalla località protetta, ha lamentato una serie di problematiche intercorse da quando è fuoriuscito dal programma di protezione, anche affermando di non essere disposto a testimoniare. “Io non collaboro se non ho il programma di protezione” ha ribadito più volte. Ma come ha ricordato il presidente Gulotta, al di là delle problematiche che comunque ci sono a difesa dei collaboratori di giustizia, “dinnanzi alla Corte non si mercanteggia”.


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A quel punto è intervenuto anche il sostituto procuratore generale Domenico Gozzo (applicato al processo dalla Procura nazionale antimafia e presente in aula assieme ad Umberto De Giglio), il quale ha ricordato al teste che “tutto quanto era possibile dal punto di vista legislativo sarebbe stato fatto e che non è possibile un nuovo programma di protezione se non ci sono dichiarazioni nuove. Non viene più dato”. Quindi ha ricordato al teste che ha avuto tutto ciò che era previsto dalla legge. “Premesso tutto questo - ha aggiunto - spero che sia riuscito ad ottenere il suo obiettivo giusto, cioè la pensione di anzianità. Perché c’è stata una sentenza della Corte Costituzionale che le ha dato ragione ed era assurdo che i collaboratori non ne usufruissero. Se questa cosa c’è non si capisce di cosa parliamo. C’è tutta una Corte d’Assise. Ci sono i familiari della parte offesa che come sa sono soggetti che riguardano un agente di polizia e la moglie, io la invito a rendere dichiarazioni, come ha già fatto il Presidente”.
Nonostante le molteplici resistenze alla fine il teste ha letto la formula di rito ed ha risposto alle domande della difesa di Scotto, rappresentato dal legale Giuseppe Scozzola, di fatto confermando di aver preso parte al matrimonio di Rizzuto e quanto gli disse Caruana.


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Un racconto che nei verbali veniva rappresentato nello specifico che il poliziotto “aveva scoperto i collegamenti fra le cosche ed alcuni componenti della questura. Anche la moglie sapeva, per questo morì”. Riferimenti chiari ai due coniugi Nino Agostino e Ida Castelluccio assassinati il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini.
Alla fine il processo è stato rinviato al prossimo 7 aprile.

Foto e Video © Emanuele Di Stefano

Edited by Riccardo Caronìa

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