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Dagli spalti della Camera una certa politica parla di tentativi di intimidazione

Partiamo dai fatti. L'ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli dopo meno di un mese di domiciliari (ottenuti il 15 novembre scorso) era tornato in carcere su decisione dei giudici del tribunale di Vibo Valentia in base al fatto che l'ex senatore avrebbe scritto una lettera all'attuale ministro per il Sud Mara Carfagna violando così le prescrizioni imposte dal Tribunale. In seguito Pittelli era stato rimandato nuovamente a casa perché “il tempo trascorso nonché il complessivo comportamento dell’imputato - scrivono i giudici - possono fare esprimere, allo stato, un giudizio prognostico favorevole di resipiscenza del Pittelli”.
La Dda di Catanzaro a febbraio scorso si era opposta avanzando una richiesta, sottoscritta dal Procuratore Nicola Gratteri e dai sostituti Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso, al Tribunale del Riesame per la riapplicazione della custodia cautelare in carcere a carico dell'ex senatore forzista, già imputato di concorso esterno in associazione mafiosa nel processo "Rinascita Scott" contro le cosche vibonesi in corso nell'aula bunker di Lamezia Terme. Per i pm oltre alla lettera inviata alla Carfagna (e dalla sua segreteria consegnata alla polizia), vi sono nuovi elementi a carico dell’ex parlamentare.
Per esempio l’intervista rilasciata a due giornalisti di Mediaset da Pittelli mentre era ai domiciliari e andata in onda il 23 febbraio nella puntata di “Studio Aperto Mag”.
Come riportato su 'Il Fatto Quotidiano' stando a una mail che Pittelli ha inviato ai suoi legali lo stesso giorno dell’intervista, l’ex senatore avrebbe confuso i giornalisti con due carabinieri e per questo gli avrebbe aperto la porta.
L’inviato di Mediaset Alessio Fusco che, con il massmediologo Klaus Davi, ha confezionato il servizio, è stato interrogato dal pm Annamaria Frustaci riferendo quanto segue: “È stato lo stesso Pittelli Giancarlo ad accogliermi ed a farmi entrare in casa. Non aveva compreso immediatamente chi fossi, ma non appena ho precisato di essere un giornalista della Mediaset, ha espresso fiducia nei miei confronti e mi ha invitato ad entrare in casa… ha aggiunto che avrebbe tanto voluto raccontarci tutta la sua verità sulla sua vicenda processuale, della quale riteneva responsabile il procuratore Gratteri. Abbiamo continuato serenamente la nostra conversazione, alla presenza delle telecamere e del microfono, per circa 10/15 minuti, fino a quando è intervenuta la moglie invitandolo a chiudere il discorso, visto che era agli arresti domiciliari”.
Inoltre la conversazione è stata registrata e la Procura ha acquisito il video in cui Pittelli attacca il procuratore di Catanzaro: “Questo è talmente merda che mi arresterebbe di nuovo”. E per quanto riguarda la lettera alla ministra Carfagna: “(Volevo)… semplicemente sollecitare Mara … ad accodarsi a Vittorio Sgarbi e agli altri… potevo sapere … che la Questura del Ministero l’avrebbe mandata… sciocchezze… ho fatto due mesi di galera”. E sul processo “Rinascita-Scott”? “Non c’è un cazzo” per Pittelli. E le intercettazioni a suo carico? “Tutte puttanate, tutte cazzate” e parla di “una storia... diversa... di odi personali... con Gratteri... ma ne sentirete parlare... Quando saprete la verità...”. “Tanto ve la dirà Sansonetti quindi...Tg4”.
Negli atti depositati dalla Dda di Catanzaro al Riesame ci sono anche alcuni articoli apparsi sul “Riformista” in cui il direttore, Piero Sansonetti, ha definito la detenzione di Pittelli “un’inutile tortura”.Probabilmente è innocente” sostiene il direttore del giornale a processo ancora in corso, arrivando a scrivere la sentenza: “Sono cadute tutte le accuse contro di lui... ha solo la colpa di essere famoso”. La Dda ha acquisito anche l’intervista rilasciata il 10 dicembre scorso al Fatto Quotidiano dal deputato Vittorio Sgarbi:Pittelli ha scritto pure a me, ma ve lo nego. - aveva risposto il critico d’arte - Non vorrei che diventasse un aggravante. A questo punto devo avere paura”.
Questi sono i fatti e gli elementi concreti che sono stati raccolti fino ad ora.
Tuttavia c'è chi ancora sta cercando di delegittimare il Procuratore di Catanzaro dando orecchio ad una certa stampa.

Il vizio di una certa politica di delegittimare la magistratura
"Ho appreso che la Dda della Procura di Catanzaro ha allegato nel ricorso alla concessione degli arresti domiciliari all'ex parlamentare Giancarlo Pittelli interrogazioni mie e di altri parlamentari. È una forma di intimidazione o un tentativo di gettare ombra sull'attività dei parlamentari?".
A parlare all'Aula della Camera il 24 marzo era stato Roberto Giachetti di Italia Viva annunciando una propria interrogazione (firmata anche dalla deputata Enza Bruno Bossio - il cui marito Nicola Adamo è imputato nel troncone cosentino del processo “Rinascita-Scott” per un presunto traffico di influenze - del Partito democratico e da Riccardo Magi del gruppo misto) al ministro della Giustizia "per sapere se intenda fare qualcosa in relazione all'attività della procura". "È dovere del presidente della Camera - ha aggiunto - chiedere spiegazioni al Csm per un'iniziativa che suona come una intimidazione ai parlamentari. Tocca a lui tutelare la dignità e le prerogative che la Costituzione attribuisce ai parlamentari". “Non è un caso personale né mio, né dell’onorevole Bossio né dell’onorevole Magi. È un problema di questo Parlamento", ha concluso. Il vicepresidente della Camera Andrea Mandelli ha detto che "non mi risultano precedenti di questo fatto", di cui riferirà a Roberto Fico, "anche per capire se debba occuparsene l'Ufficio di presidenza" di Montecitorio.
In tale interpellanza, sempre come riportato su 'Il Fatto Quotidiano', poi copiata dai senatori Emma Bonino e Matteo Richetti, i cinque parlamentari senza conoscere gli atti del processo, ma solo la versione del “Riformista”, sono arrivati a scrivere anche il falso nell’interpellanza depositata agli atti della Camera dei Deputati e del Senato. “Per 10 mesi, fino al 19 ottobre 2020, - scrivono i parlamentari - Pittelli è stato trattenuto in custodia cautelare presso la sezione alta sicurezza della casa circondariale di Nuoro sottoposto al regime previsto dall’articolo 41 bis”. Cosa non vera dal momento che Pittelli non è mai stato sottoposto al carcere duro. In soldoni un deputato ha tutto il diritto di presentare interrogazioni parlamentari. Ma tra domandare e scrivere falsità c’è un abisso.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto © ACFB

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