"Parlamento non decreti un definitivo 'liberi tutti'"
“Renoldi è colui che è dichiaratamente ostile alla conservazione del 41-bis come strumento necessario per la salvaguardia della società tutta dal perpetuarsi del potere decisionale dei capimafia detenuti, i quali, prima dell’avvento del 41-bis, continuavano a comandare e ad ordinare omicidi dal carcere. Prendiamo altresì atto che, per Renoldi, la pluridecennale giurisprudenza in materia di reati mafiosi, secondo cui l’affiliato rimane irriducibilmente mafioso fino alla sua morte o alla sua collaborazione con la giustizia, è sbagliata; ma, soprattutto, prendiamo tristemente e rabbiosamente atto che, per Renoldi, il legislatore non deve mettere al centro del suo operato la difesa della vittima. Evidentemente non è sufficiente che (giustamente, sia chiaro) Nessuno tocchi Caino, si deve anche mandare a morte Abele”.
Così Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino ucciso nella strage di Via D’Amelio il 19 luglio 1992, in un’intervista rilasciata sul ‘Il Fatto Quotidiano’ dal collega Giuseppe Lo Bianco in merito alle posizioni sul regime del 41-bis di Carlo Renoldi, il magistrato indicato dal guardasigilli Cartabia come nuovo capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria.
Questa nomina, a 30 anni dalle stragi, secondo Borsellino è “inopportuna”. E’ come se si stessero pagando le “ultime cambiali della trattativa Stato-mafia, siamo al redde rationem” per poi aggiungere che “a Falcone e mio fratello hanno dedicato una moneta da 2 euro, dovevano dedicargli 30 denari”, simbolo di tradimento “proprio nel trentennale, dell’eredità costituita dal patrimonio normativo che ci hanno lasciato Falcone e Borsellino”.
Perché tanto scandalo è presto detto. Parliamo di una figura che ha parlato di antimafia “arroccata nel culto dei martiri”.
Così diceva il 29 luglio 2020 in un convegno sul carcere che si è tenuto a Firenze. Dopo aver elogiato i pregi dei provvedimenti della Consulta (uno dei quali fu adottato nel 2019 quando proprio la Cartabia era vicepresidente) congratulandosi per la sentenza che apriva ai permessi premio per mafiosi ergastolani non collaboratori, perché “ha minato alle fondamenta i dispositivi di presunzione di pericolosità sociale che sono incentrati sull’articolo 4-bis dell’Ordinamento penitenziario”.
Non solo. Renoldi esprimeva i suoi elogi anche per la Cedu e la “sentenza Viola” contro l’Italia (“Ha acquisito alla dimensione del diritto convenzionale il principio della flessibilità della pena, del finalismo rieducativo con la conseguente incompatibilità con l’ergastolo ostativo”) quindi si scagliava contro tutti quei soggetti che avevano osato criticare la decisione della Consulta e della Corte europea dei diritti dell'uomo: sia dentro agli organi istituzionali ("alcuni sindacati della polizia penitenziaria" a "alcuni settori ambiti giudiziari e anche ad alcuni ambiti della magistratura di Sorveglianza") che nel mondo dell'antimafia, critico nei confronti del possibile svuotamento dell’ostativo. Inoltre Renoldi aveva anche sostenuto che l’antimafia militante si è “arroccata nel culto dei martiri”, considerando i boss mafiosi come irriducibili.
Questa “è una frase vergognosa” ha detto Borsellino sul Fatto, aggiungendo che non basta una lettera aperta al ministro della giustizia per modificare il senso di quelle parole: “Sono ritrattazioni tardive e inaccettabili”.”Prendiamo tristemente atto che, per Renoldi, lo studio nelle scuole del contributo di uomini come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone è portare avanti il ‘culto dei martiri’. A questo punto vorrei sapere se il ministro conosceva queste frasi che rasentano l’ignominia prima di proporre la nomina”.
“Mi auguro che il Parlamento non distrugga il patrimonio normativo lasciato da Falcone e Borsellino decretando un definitivo ‘liberi tutti’” ha detto Borsellino chiedendo alla ministra Cartabia e al governo di assumersi le proprie responsabilità: “Vogliono forse comunicare che con la mafia si deve convivere? Hanno deciso di abiurare al loro giuramento di difendere i cittadini dal cancro mafioso? Se fosse così, pretendiamo che il governo e la ministra Cartabia si assumano la responsabilità di dichiararlo esplicitamente agli italiani e, soprattutto, alle vittime di mafia e ai loro familiari. Il ministro deve dire chiaramente che si sta tornando indietro di decenni".
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Foto © Davide de Bari
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