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Russia propositiva di fronte all’aggressività europea

Nella cornice della profonda crisi tra Russia e Ucraina, spalleggiata quest’ultima dall’UE e dalla NATO, si è svolto ieri a Mosca l’incontro tra il Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio e il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, ed a seguire la conferenza stampa.
Dopo i segni di apertura da parte della Federazione Russa con il ritiro parziale delle truppe sul confine russo-ucraino e la conclusione di alcune esercitazioni militari come quella in Crimea, si fa avanti l’Italia, rimasta un po’ nell’ombra in questi giorni frenetici. Intanto la NATO asserisce che non ci sarebbero prove del ritiro delle truppe russe.
Lavrov parlando dell’Italia ha detto “apprezziamo il ruolo che  l‘Italia svolge trasversalmente nell’ambito di vari format multilaterali, sia nel Consiglio Russia-NATO che all’OSCE”, inoltre Mosca apprezza l’atteggiamento di “dialogo costruttivo” del nostro Paese. “Condividiamo con la Russia legami economici, culturali, nel campo tecnologico e un’amicizia profonda tra i nostri popoli”, ha contraccambiato Di Maio.

La lettera pubblica di risposta agli USA
La Federazione Russa ha inviato le sue iniziative riguardo “la tensione nell’aera euro-atlantica” a metà dicembre agli USA e alla NATO. Le proposte servivano a “preparare dei documenti vincolanti, un documento bilaterale con gli Stati Uniti e un documento multilaterale con la NATO” ha detto Lavrov. La risposta sarebbe arrivata però dopo “un mese e mezzo”. E dopo aver analizzato la proposta statunitense, “oggi invieremo la nostra lettera alla parte americana” e come già detto precedentemente, “sarà una lettera pubblica, accessibile all’opinione pubblica, perché crediamo che sia assolutamente indispensabile che le persone attive dei nostri Paesi possano avere un’idea precisa di quello che sta accadendo, possano conoscere le posizioni delle parti, altrimenti se teniamo segreti questi documenti, come preferiscono fare alcuni nostri colleghi, l’opinione pubblica dovrà piegarsi alle menzogne che ora hanno riempito lo spazio mediatico in relazione a quello che avviene in Ucraina sul confine con la Russia”.

La crisi secondo l’Italia
Per il ministro italiano, l’incontro“sulla situazione al confine tra Russia e Ucraina” è stato molto approfondito. “Il dialogo con la Russia è imprescindibile. Il ministro Lavrov mi ha riferito che c’è tutta la disponibilità russa a trovare una soluzione diplomatica a questa crisi” ha aggiunto. “Deve prevalere necessariamente la diplomazia, il buon senso, la strada maestra, per evitare un conflitto che potrebbe generare conseguenze devastanti per l’intero continente” e “le armi devono lasciare lo spazio alla diplomazia”. “L’Italia è tra i paesi più attivi per raggiungere questo obiettivo”, ha continuato, citando le varie telefonate con Lavrov e quelle tra Draghi e Putin.
Per quanto riguarda l’Ucraina, Di Maio ha parlato delle preoccupazioni del Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, incontrato martedì 15, in relazione a possibili destabilizzazioni ibride del suo Paese da parte russa e ha aggiunto “l’Italia sostiene l’integrità territoriale e la piena sovranità dell’Ucraina, incluso nelle sue scelte di politica internazionale” riferendosi alla possibile entrata del Paese nella NATO. E l’Italia sarebbe pronta ad intervenire con l’Alleanza atlantica, se ve ne fosse il bisogno. Quindi il ministro italiano ha incoraggiato le parti alla “concreta attuazione degli incontri di Minsk”, sostenendo i colloqui formato Normandia tra Russia, Ucraina, Francia e Germania.


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Il Ministro degli Esteri ucrain, Dmytro Kuleba


Le sanzioni alla Russia
Sulla questione sanzioni, Di Maio ha affermato che l’Italia segue le decisioni dell’UE, ma l’obiettivo sarebbe quello di eliminarle, sempre nel rispetto del diritto internazionale. Lavrov dal canto suo ha incalzato dicendo che anche se all’interno dell’Unione Europea tutti i paesi hanno potere di decidere riguardo alle sanzioni, è noto che vi è un certo “principio di solidarietà” per cui tutti i Paesi dell’UE si allineano alle decisioni, ma “non credo che l’Italia sia interessata a fomentare la tensione” ha concluso.

L’escalation delle esercitazioni e il ruolo della NATO
Lavrov, rispondendo ad una domanda dei giornalisti riguardo la fine delle esercitazioni militari in Bielorussia il 20 febbraio e le prove tangibili del ritiro delle truppe russe dai confini, ha affermato che“de-escalation, non è la terminologia nostra, è un invenzione della propaganda che ormai è diventata un cliché” e la fine delle esercitazioni del 20 febbraio sarebbe prevista dal programma. Ha ricordato inoltre che “non siamo noi a fomentare la tensione” e ha ribattuto alle insinuazioni di una potenziale invasione russa dell’Ucraina sulla base delle presunte prove dei servizi segreti americani, “c’è chi dice che il 20 febbraio avverrà quello che non è avvenuto ieri, mentre Liz Truss (Ministra degli Esteri britannica, ndr) che è stata a Mosca, ha detto che a suo avviso questa fomentazione della tensione potrebbe durare per mesi e mesi…  forse fino all’inverno prossimo, non so come se lo immaginano”. ha concluso ironicamente.
Altro tema fondamentale per la pace in Europa e quello dell’“indivisibilità della sicurezza” in ambito OSCE per cui la Russia starebbe “negoziando la questione delle garanzie vincolanti, giuridicamente valide”, tra cui il principio di “inammissibilità per un Paese o un gruppo di Paesi di prendere un ruolo dominante nello spazio dell’OSCE”. Ma il ministro russo ricorda che purtroppo “la NATO sta facendo proprio questo” cercando di primeggiare sugli altri, tanto che nel 2009 l’Alleanza avrebbe declinato la proposta russa obiettando che “le garanzie giuridiche possono essere solo formulate nell’ambito della NATO, non lo può fare nessun altro in Europa” ha spiegato.
Secondo il ministro russo, l’atteggiamento provocatorio della NATO, servirebbe a “spingere i paesi neutrali in direzione dell’Alleanza” per paura di essere schiacciati. Inoltre, come avrebbe detto Putin a Macron in visita a Mosca, l’articolo 10 del trattato NATO sancisce che una Nazione può essere invitata ad entrare nell’organizzazione sulla base del consenso e “soprattutto se questo Paese darà una maggiore sicurezza all’Alleanza”. Ha fatto però una puntualizzazione in riferimento alla situazione dell’Ucraina, cioè “l’applicazione dell’art 10 nella forma in cui è stato formulato, la risposta è ovvia”. Lavrov vorrebbe dire che far entrare nella NATO un Paese con un governo scaturito da un colpo di stato neonazista, che permette ai suoi militari di bombardare e fare pulizia etnica della popolazione russofona nel Donbass e porta avanti una politica palesemente militarista e antirussa, va apertamente contro la stabilità della NATO nell’Europa dell’Est.

Il principio della sicurezza e le richieste russe ai singoli stati europei
E’ stata sollevata la questione delle richieste russe riguardanti “l’interpretazione dei principi della sicurezza” inviate ad ogni singolo stato europeo. Alla Russia arrivarono però delle risposte congiunte dalla NATO e dall’UE. Il Ministro degli Esteri italiano si è giustificato dicendo di aver deciso di “dare una risposta unitaria anche perché nell’ambito del Consiglio NATO-Russia, dell’OSCE, la Russia la riteniamo parte del dialogo sulla sicurezza nel continente”. Purtroppo le parole sbrigative del ministro fanno presagire il completo asservimento dell’Italia alle organizzazioni militari internazionali di cui fa parte, delegando praticamente ogni decisione anche riguardante la propria sicurezza.
“Ho rivolto una preghiera ai nostri colleghi destinatari della mia lettera” ha spiegato il Ministro degli Esteri russo, “perché non si nascondano dietro alle cosiddette risposte della NATO di Stoltenberg e dell’UE” e “saremo gentili ma chiederemo ai nostri colleghi di rispondere in qualità nazionale, individuale a queste nostre proposte”.

La sicurezza in ambito OSCE e la prepotenza della NATO
Le garanzie di sicurezza richieste dalla Federazione Russa alla NATO sono in realtà, secondo Lavrov, già fissate “dai documenti dell’OSCE, del Consiglio Russia-NATO. Un primo passo è stato fatto nel 1994, quando in ambito OSCE è stato adottato il codice di condotta dove si diceva che nessun Paese avrebbe compiuto atti che minaccino la sicurezza di qualsiasi altro Paese, e nessun Paese, gruppo di paesi o organizzazione avrebbe potuto pretendere di dominare nello spazio dell’OSCE”.
Il Cremlino avrebbe richiesto l’interruzione di qualsiasi attività militare euro-atlantica nell’Est Europa, il ritiro dei battaglioni multinazionali della NATO presenti negli Stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e in Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania e Bulgaria e la garanzia ufficiale che l’Ucraina non entrerà nell’Alleanza atlantica. Il timore è che l’organizzazione militare atlantica con la sua politica espansiva ed aggressiva, possa installare dei missili a medio raggio in Ucraina direttamente al confine minacciando così la Russia e la sua capitale. In tutta risposta la NATO e gli USA hanno declinato le richieste russe, sostenendo di non poterle attuare, lasciando in questo modo aperta la porta all’entrata dell’Ucraina nell’Alleanza.
“La vostra sicurezza non è minacciata da niente” ha ribadito Lavrov, “dobbiamo rispettare gli uni gli altri e la Russia stessa da sola deciderà come garantire la propria sicurezza”, ma il problema è che “l’Occidente sceglie soltanto la libertà dell’Alleanza (atlantica)” mentre la sicurezza degli altri Paesi “rimane nell’oblio”.
“Non risolveremo tutti i problemi finché non ci mettiamo d’accordo su posizioni chiave dalle quali dipende la sicurezza in Europa: il non allargamento ad Est della NATO, il non dispiegamento degli armamenti ed il ritorno alla configurazione del 1997” ha aggiunto.


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Chi non rispetta gli accordi di Minsk?
Sempre sul tema sicurezza, l’attuazione degli accordi di Minsk rimane il nodo cruciale per la distensione tra Russia e Ucraina. Gli accordi prevedono “le misure di sicurezza, l’amnistia (per i separatisti insorti), il ritiro delle truppe e poi lo status particolare del Donbass che deve essere fissato nella costituzione (dell’Ucraina), nell’ambito della sua riforma sulla base del decentramento” ha spiegato il ministro russo. Le due repubbliche separatiste di Donetsk e di Lugansk diverrebbero così regioni a statuto speciale all’interno dello stato ucraino, il tutto sotto l’egida dell’OSCE che ha sempre monitorato il rispetto degli accordi. Lo status autonomo servirebbe a garantire “i diritti delle persone che sono insorte e non hanno accettato il colpo di stato in Ucraina”, riferendosi a quello che tutti i media occidentali definiscono la rivoluzione di Piazza Maidan del 2014.
“I nostri partner non hanno fatto altro che sottolineare l’importanza di rispettare gli accordi di Minsk, ma esortano soltanto la Russia a rispettarli” ha spiegato Lavrov “ci dicono che non c’è alternativa agli accordi di Minsk”, però vorrebbero prima tornare ad avere il pieno “controllo delle frontiere” e poi forse decidere se applicare o meno “lo status di indipendenza” in Donbass. Le preoccupazioni di Mosca sarebbero che Kiev continua a ribadire a tutti i leader europei in visita, da Di Maio a Scholz, che gli accordi verranno applicati e la costituzione ucraina verrà cambiata, “ma niente è stato fatto” finora.
Se l’autonomia delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk venisse riconosciuta ufficialmente dalla Duma, la camera bassa del parlamento della Federazione Russa, la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente. Sta di fatto che, come ha detto Putin alla Duma “quello che sta accadendo in Donbass è un genocidio”. E Proprio nel giorno dei colloqui tra Di Maio e Lavrov, l’esercito di Kiev ha ripreso i bombardamenti su zone civili in Donbass, sia a Donetsk che a Lugansk. Su Donetsk i bombardamenti sono stati così pesanti che le autorità sarebbero “state costrette a rispondere per sopprimere la potenza di fuoco del nemico” al fine di “proteggere la popolazione civile”. “Siamo a conoscenza del fatto che questi bombardamenti hanno provocato vittime civili e danni alle infrastrutture” ha detto un ufficiale della repubblica separatista, secondo l’agenzia NOVA. Kiev avrebbe invece smentito l’azione militare, ma L’OSCE ha riferito di “episodi di bombardamenti multipli lungo la linea di contatto nell'Ucraina orientale”, secondo Rainews.
Per Mosca “è importante iniziare il dialogo costruttivo sulla sicurezza” anche con colloqui in formato Normandia, ha detto Lavrov. Rimane comunque “ingannevole” il tentativo di “scaricare tutta la colpa sulla Russia” soprattutto ad opera di “chi in occidente dirige l’Ucraina”.

Le zone di influenza
Lavrov ha parlato anche del modo di agire dell’UE e degli USA con gli altri Paesi. L’UE “nei Paesi dei Balcani deve decidere tutto”, mentre il diplomatico statunitense Gabriel Escobar all’ambasciata USA in Serbia avrebbe detto “che la Serbia deve cessare di comprare il gas in Russia”, e questo sarebbe “un tentativo per far rompere i rapporti tra la Russia e questo Paese”.
Non poteva mancare la questione del gasdotto Nord Stream 2, che passando per il Baltico collega Russia e Germania direttamente. UE e USA hanno fatto pressione sulla Germania affinchè inserisse il blocco del gasdotto nella lista di sanzioni da attuare in caso di invasione russa. Intanto il gasdotto rimane non operativo a causa di un cavillo burocratico da parte tedesca.


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Il presidente russo, Vladimir Putin


La propaganda riguardo l’invasione russa
Non poteva mancare la domanda giornalistica riguardo la propaganda degli Stati Uniti d’America che hanno accusato la Russia di voler eseguire un attacco militare all’Ucraina proprio in questi giorni. “I partner occidentali – ha chiesto il giornalista – intendono in qualche forma porgere le scuse o smentire le loro asserzioni assolutamente non vere a proposito dell’invasione della Russia?”
“Per quanto riguarda la vergogna dei nostri partner che stanno diffondendo menzogne, che stanno praticando il terrorismo mediatico
– ha risposto Lavrov – credo che non intendano pentirsi. […] (La data dell’ipotetico attacco) prima era il 15 febbraio, poi il 16 febbraio, poi il 20 febbraio, mentre la britannica Liz Truss dice che potrebbe accadere in qualsiasi momento. […] Mi è difficile commentare le azioni che per me sono assolutamente inaccettabili. […] Se quello che stanno facendo loro non è escalation, che cosa sono le esercitazioni russe in confronto”. Il ministro russo ha fatto notare che i media occidentali hanno mantenuto una stessa linea quasi “solidale” nel racconto dei fatti di questi giorni e vi sono “altri che visibilmente godono quando si tratta di questa russofobia”, questo è un “fatto molto triste”.
“Finite le esercitazioni abbiamo caricato i mezzi sulle piattaforme ferroviarie e abbiamo rispedito tutto verso le guarnigioni” ha aggiunto. La Russia ha terminato le esercitazioni in Crimea e avrebbe già spostato una parte delle truppe lontano dal confine russo-ucraino. Gli USA, l’UE e la NATO però affermano che non ci sarebbero le prove della ritirata dei militari russi. Alla conferenza, parlando di un documento della NATO appena ricevuto, Lavrov ha commentato dicendo “loro sono profondamente preoccupati, le esercitazioni della Russia costituiscono una minaccia a tutta la zona euro-atlantica, pertanto per difendere la nostra alleanza noi dispiegheremo delle forze aggiuntive nella zona orientale della NATO e delle forze navali e aeronautiche aggiuntive in risposta alle azioni della Russia”. Quindi “la NATO sta facendo esattamente le cose di cui ci accusa”, ma non dimentichiamo che le truppe russe “si trovano in territorio russo”.

La NATO impedisce il dialogo
In conclusione alla conferenza Di Maio ha parlato di “riprendere pienamente i rapporti tra Unione Europea e Russia, i rapporti all’interno del consiglio NATO-Russia e soprattutto i rapporti bilaterali”. A questo punto Lavrov si è sentito di spiegare al Ministro degli Esteri italiano “noi saremo lieti di poter lavorare nell’ambito del Consiglio Russia-NATO, però quando Stoltenberg ed i suoi burocrati, prima hanno proibito ai nostri diplomatici di lavorare nel quartier generale della NATO come fanno tutti i diplomatici degli altri paesi, poi hanno posto una condizione secondo cui 2 giorni prima di venire dovevamo chiedere il permesso durante la permanenza al quartier generale della NATO. Negli uffici NATO i nostri diplomatici dovevano essere seguiti dai rappresentanti dell’ OSCE. L’ultimo numero quando Stoltenberg ha chiesto alla Russia di ridurre la sua rappresentanza” tanto che “la nostra rappresentanza è stata ridotta a 10 persone inclusi militari, diplomatici e tecnici”. In questo clima “è diventato impossibile, alla fine abbiamo deciso di non partecipare a questo spettacolo e abbiamo preferito dire alla NATO che conviene congelare le nostre missioni fino a quando non diventeranno maturi e avranno capito che tutto ciò è nell’interesse della sicurezza europea, nell’interesse del dialogo”. Quindi il personale diplomatico russo presso la NATO avrebbe subito mobbing a tal punto che il Cremlino ha deciso di interrompere i rapporti con l’organizzazione il 1 novembre 2021. Ed ha concluso “la NATO ha deciso di sostenere la rivolta anti-statale (a Kiev nel 2014, ndr) e sostenere coloro che hanno cercato di occupare con la forza il parlamento della Crimea. Quando il parlamento della Crimea si è ribellato, ha deciso di indire il referendum”. Lavrov si riferiva al referendum che ha portato la Crimea ad annettersi alla Federazione Russa a marzo 2014.
Dal quadro disegnato dal ministro russo, gli Stati europei sarebbero stati schivi delegando le decisioni in materia di sicurezza alle istituzioni della NATO e dell’UE. La NATO avrebbe fatto di tutto per troncare il dialogo con Mosca e i media si sarebbero piegati all’ondata di isteria antirussa provocata dalle fake news dei servizi segreti USA.
Una situazione agghiacciante, se si pensa che ci ha condotto al rischio tangibile di una guerra in Europa.

In foto di copertina: Lavrov e Di Maio in uno scatto d'archivio

Foto © Imagoeconomica

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