Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Convegno a Milano con Salvatore Borsellino, Alessandro Di Battista e Piera Aiello

“In Italia si usano le sentenze della Corte Edu per pagare le cambiali della Trattativa”. Tiene a ribadirlo più volte durante il suo intervento Salvatore Borsellino, organizzatore dell’evento sull’ergastolo ostativo all’Auditorium Testori di Milano. Convegno a cui hanno partecipato anche la deputata e testimone di giustizia Piera Aiello e Alessandro Di Battista, attivista politico uscito a febbraio scorso dal M5S, moderati da Aaron Pettinari, caporedattore di Antimafiaduemila.
Tema del dibattito è la riforma dell’ergastolo ostativo, chiesta a gran voce sia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che dalla Corte Costituzionale. Difatti, nella sentenza dell’aprile 2021, i giudici costituzionali italiani hanno affermato l’illegittimità della collaborazione come conditio sine qua non per la liberazione dell’ergastolano (anche mafioso). La palla così è passata al Parlamento, il quale avrà tempo fino a maggio del 2022 per intervenire e sanare questa irregolarità. Una decisione che è stata fortemente criticata da numerosi pm antimafia, come Gratteri e Di Matteo, e che ha portato Salvatore Borsellino ad organizzare un incontro per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo delicato tema. “Cedere sul carcere ostativo – afferma – è la resa dello Stato davanti alla mafia”. Una resa incondizionata di cui, sostiene Borsellino, nessuno si è accorto poiché l’attenzione dell’opinione pubblica è stata spostata quasi interamente sui problemi derivati dalla pandemia. Un valido esempio è stata la riforma Cartabia, passata pressoché in sordina nell’estate del 2021 e considerata dal fratello del magistrato scomparso in Via d’Amelio, come “una rinuncia dell’Italia ad essere uno stato di diritto”. Oppure la recente sentenza d’appello sulla trattativa Stato-Mafia, che ha assolto i principali uomini delle istituzioni poiché il ‘fatto non costituisce reato’. Traduzione: trattare con la mafia non è reato.
“Dopo le condanne in primo grado dichiarai: ‘voglio chiudere gli occhi adesso’" - afferma con la voce spezzata Borsellino. Invece, a distanza di trent’anni, la trattativa non ha ancora prodotto condanne (eccetto per i boss mafiosi implicati) e gli unici ad aver pagato sono stati i magistrati, i poliziotti e i membri della società civile che si sono opposti al dialogo con Cosa Nostra. Per questo è importante mantenere alta l’attenzione di tutti i cittadini attorno a questa vicenda. “Immaginiamo cosa sarebbe successo se i politici avessero detto il giorno dopo le stragi che stavano trattando con gli esecutori e i mandanti di Capaci e Via d’Amelio”. Probabilmente tutti i giornali avrebbero apostrofato lo Stato con il soprannome che lo stesso Borsellino riporta in sala “una Repubblica delle stragi”. Di ‘stragi di Stato’ parla anche Alessandro Di Battista, affermando che il depistaggio è il filo conduttore di tutti i principali atti di terrorismo avvenuti in Italia nel corso degli anni di piombo, dalla Portella della Ginestra alla strage alla stazione di Bologna. Un filo rosso che evidenzia come una deviata parte delle istituzioni abbia aiutato i poteri occulti che miravano a destabilizzare lo Stato. Una strategia che avviene anche, come ricorda Di Battista, anche attraverso “l’attacco nei confronti dei collaboratori di giustizia e degli investigatori che cercano la verità”. La tutela del ruolo dei ‘pentiti’ è un tema di cui si è occupata la deputata Aiello durante il suo lavoro come esponente della commissione antimafia: “In Parlamento non ci ascoltano quando parliamo di queste tematiche. Abbiamo denunciato, durante le audizioni dei collaboratori di giustizia, che queste persone spesso sono costrette a vivere in aree non protette e facilmente individuabili da parte dei boss che cercano vendetta”. La difesa della legislazione antimafia passa, secondo la deputata, anche dal miglioramento delle condizioni di vita dei collaboratori di giustizia. “Lo Stato deve tutelare queste persone, alle quali è impedito di andare a lavorare e sono costrette a campare con 1200 euro al mese anche se hanno due o tre figli da mantenere” – ribatte la Aiello, la quale nel corso del dibattito ha rivelato di aver depositato una proposta di legge per sanare la condizione di pericolo vissuta dai pentiti. “Ho scritto pure una lettera accorata al premier Draghi. Mi ha risposto la segretaria confermando di avere ricevuto la missiva ma niente di più”.
Tenere la barra dritta sugli strumenti di contrasto al crimine organizzato è l’appello disperato che lancia Salvatore Borsellino al termine del convegno: “La nostra legislazione antimafia è cento anni avanti rispetto al resto d’Europa ed è una conquista che dobbiamo al sudore e al sangue versato dal pool di Palermo”.
Ed è il ricordo di quel sacrificio che il Parlamento dovrebbe tenere presente quando metterà mano alla riforma dell’ergastolo ostativo.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos