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Il fratello del giudice resiste con Di Matteo in difesa della legislazione antimafia

Ad oggi (re)esistono solo poche voci isolate a ricordare che l’Italia è un Paese che ha pagato e paga un dazio di sangue altissimo per il contrasto alla criminalità organizzata, in ogni sua forma. Tuttavia grazie al sangue dei martiri che hanno combattuto contro il sistema mafioso si è riusciti a creare una complessissima legislazione con lo scopo specifico di combattere il fenomeno. Due di queste voci sono certamente quelle del consigliere togato del Csm Nino Di Matteo e quella di Salvatore Borsellino. Oggi in Commissione Giustizia della Camera (la quale ha approvato nei giorni scorsi il nuovo testo base sull’ergastolo ostativo) Di Matteo ha lanciato l’allarme in merito ad alcune criticità conseguenti all’abolizione dell'ostativo'. Salvatore, ai microfoni dell’Andkronos ha detto di non poter “essere che assolutamente d'accordo con Di Matteo. I pericoli che lui paventa a fronte di un'abolizione sostanziale dell'ergastolo ostativo sono assolutamente reali. Io credo che lo Stato italiano, piuttosto che fingere di onorare la memoria di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone coniando monete con la loro effige, dovrebbe cercare di preservare quell'impianto che avevano studiato per contrastare la criminalità organizzata”.

Borsellino ha rimarcato i punti critici già esposti da Di Matteo sottolineando che “stanno facendo quello a cui la mafia ha sempre mirato: l’abolizione dell'ergastolo ostativo e del 41 bis. E' impensabile che, senza aver fatto il percorso di rieducazione e allontanamento dai principi a cui avevano aderito, questi criminali possano avere uno sgravio delle loro condanne. E' la resa dello Stato di fronte alla criminalità organizzata”.

Il fondatore delle Agende Rosse ha condiviso la tesi di Di Matteo secondo la quale l'intervento sull'ergastolo ostativo avrà "un effetto deflattivo sulle collaborazioni di livello con la giustizia degli uomini di onore". "Tanti dei pentiti di mafia - ha avvertito Borsellino - sono persone che hanno deciso di collaborare con la giustizia non perché realmente pentite, ma per avere uno sconto di pena. Tutto questo sparirà". "Nel momento in cui un Graviano potrà uscire dal carcere semplicemente dopo un certo numero di anni o addirittura ricorrendo a uno strumento ancora peggiore, qual è la dissociazione, che bisogno avrà di collaborare con la giustizia? si è chiesto Salvatore Borsellino. Anche questo fa parte dello smantellamento di quello che era l'impianto studiato da Falcone e Borsellino. L'importanza dei collaboratori di giustizia e della legislazione premiale dei pentiti fa parte degli strumenti da loro studiati per arrivare a combattere la criminalità organizzata”.

Non è la prima volta che Salvatore lancia un accorato allarme, basta ricordare il suo commento amaro dopo l’apertura dell’Avvocatura dello Stato all’ergastolo ostativo:Trent'anni dopo averli uccisi, con l'abolizione dell'ergastolo ostativo, stanno per dare il colpo di grazia a Paolo Borsellino e a Giovanni Falcone, stanno per pagare l'ultima e più pesante cambiale sottoscritta nel corso della trattativa”.  Quella che potrebbe mettere una pietra tombale sui principi dello Stato di Diritto.

Foto originale © Paolo Bassani

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