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A distanza di 35 anni i genitori sono ancora in cerca di verità e giustizia. Oggi la commemorazione davanti alla scuola

La mafia ha valori: non tocca donne, non tocca bambini”. È il falso mito che ha dominato l’opinione pubblica in Italia fino, almeno, alla metà degli anni ’80. Una narrazione falsa, appunto. E l’omicidio del piccolo Claudio Domino fa storia. Uno dei 125 bambini vittime di Cosa nostra, la cui vita all’età di 11 anni è stata spezzata.
Era il 7 ottobre 1986, quando venne consumata questa barbarie. Erano i tempi del Maxiprocesso di Palermo contro Cosa Nostra, dove vennero imprigionati dietro alle sbarre centinaia di affiliati all’organizzazione mafiosa grazie al lavoro dei giudici istruttori Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.


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Il giorno dopo l’omicidio, l’8 ottobre 1986, Giovanni Bontade (fratello del boss Stefano) chiese la parola e lesse un comunicato in aula: “Noi condanniamo questo barbaro delitto che provoca accuse infondate anche verso gli imputati di questo processo. Siamo uomini, abbiamo figli, comprendiamo il dolore della famiglia Domino. Rifiutiamo l’ipotesi che un atto di simile barbarie ci possa sfiorare”. Parole agghiaccianti che fecero rabbrividire i presenti.
A distanza di 35 anni, però, per sgomberare il campo da altri falsi miti, è doveroso ribadire con forza e determinazione che a macchiarsi di sangue innocente (sempre che ce ne sia uno colpevole a tal punto da meritare la morte) non è stata solo Cosa Nostra - che da sempre ha ucciso indistintamente donne, uomini e bambini che rappresentavano una “minaccia” - ma anche alcuni servitori infedeli del nostro Stato. Uomini ombra.


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I misteri e i dubbi dietro al delitto Domino sono tanti. L’intero quadro si fece ancora più sinistro quando il confidente dell’infiltrato Luigi Ilardo, il colonello dei Ros Michele Riccio, disse che nel quartiere vi sarebbe stata la presenza di Giovanni Aiello, alias “faccia da mostro”: ex poliziotto e collaboratore del Sisde (deceduto nel 2017) la cui presenza viene ubicata anche dietro il delitto Agostino. "Ilardo mi disse: - ricordò l'ex militare - parlerò di determinati episodi come la morte di Pio La Torre, del presidente Mattarella, di Claudio Domino, del poliziotto ucciso insieme alla moglie, perché dietro ci sono le istituzioni”. “E mi fece riferimento al fatto - aveva detto Riccio - che proprio per la morte di Domino i suoi contatti di Cosa Nostra palermitana gli avevano riferito che c’era stata la ricerca di un personaggio che doveva appartenere alle istituzioni italiane, il quale aveva fatto un po' da supervisore e, forse, aveva anche avuto qualche parte attiva in questi attentati, specialmente in quello di Domino che aveva colpito molti esponenti di cosa Nostra che non erano concordi con questi omicidi. Per cui - aggiunse Riccio - si sarebbero mossi alla ricerca di questo personaggio, che Ilardo allora mi descrisse come alto, magro e con in viso una voglia che lo deturpava. Sinteticamente mi disse 'faccia da mostro’”.


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Ebbene, oggi, a distanza di 35 anni dall'omicidio di Claudio Domino, nell’omonima via di Palermo si è celebrata la commemorazione in cui sono stati soprattutto i bimbi, i piccoli studenti, a ricordarlo. A ricordare quello che per molti ex studenti e studentesse è stato un amico di banco, un compagno. L’evento si è celebrato prima davanti alla scuola Borgese-XXVII Maggio, con l'iniziativa "Una lettera per Claudio", letta dai piccoli alunni; alle 11.30 la messa; per poi continuare l'incontro con i ragazzi delle scuole presso il sagrato della cattedrale dal titolo "Le Classi dai banchi vuoti”: un’installazione realizzata con 109 banchi vuoti con sulle sedie 109 magliette bianche con i nomi dei bambini vittime delle mafie.


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Sonia Bongiovanni, leader di Our Voice, interviene in memoria del piccolo Claudio Domino


In mezzo ai numerosi bambini, stamane erano presenti anche i genitori del piccolo Claudio: Graziella Accetta e Ninni Domino. Assieme a loro altri familiari di vittime innocenti di mafia come Vincenzo Agostino (padre dell'agente Nino, ucciso dallo Stato-mafia il 5 agosto 1989); Luciano Traina e Tommaso Catalano (rispettivamente fratelli di Claudio e Agostino, agenti uccisi nella Strage di Via d’Amelio); Massimo Sole (fratello di Giammatteo “assassinato nel ’95 per mano della strategia stragista di Cosa nostra”, ha ricordato oggi); sopravvissuti alle stragi di mafia come Antonio Vullo (unico agente superstite alla strage di Via d’Amelio); Cittadini che hanno denunciato il pizzo e associazioni come il Movimento Culturale Our Voice e le Agende Rosse di Salvatore Borsellino.


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Da sinistra: Luciano Traina, Tommaso Catalano, Massimo Sole, Graziella Accetta, Ninni Domino e Vincenzo Agostino


"Ogni anno il 7 ottobre dopo la cerimonia davanti la lapide, la messa e il cimitero rientriamo a casa ci isoliamo dal mondo chiusi nel nostro dolore - ha detto la mamma del piccolo Domino -. Quest'anno è un anno diverso. Dopo la trasmissione del 5 maggio di Atlantide de La7, abbiamo deciso che dovevamo dare voce a nostro figlio e a tutti gli altri 108 bambini vittime innocenti di mafia. Nasce così l'evento di stamane dedicato a tutti i bambini che ha come titolo ‘Le Classi dai banchi vuoti’”. "I semini se li tratti con amore non muoiono mai, e voi piccoli semini fino a quando sarete ricordati sarete per sempre vivi. La terra di Claudio la Sicilia è terra di amore, di arte, di cultura, di paesaggi, di sole, di mare, di legalità, di sport”, ha continuato Graziella Accetta rivolgendosi ai bambini.


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Uomini e pezzi deviati dello Stato facevano i padroni non solo di Palermo, ma di tutta l’Italia - ha detto Vincenzo Agostino -. Ci sono tanti magistrati colpevoli degli eccidi di mafia e noi familiari allora non potevamo parlare perché ci ricattavano. Ma lo Stato siamo noi e noi dobbiamo difenderci e ribellarci". "Mi commuovo nel vedere questi ragazzi - ha proseguito - perché non c'erano in quegli anni drammatici. Questi ragazzini devono imparare a non subire. Siete voi, non il futuro, ma il presente dell'Italia per il suo riscatto". Lo Stato siamo noi. Un’affermazione ripresa anche da Tommaso Catalano che ha fermamente condannato quella parte di Stato che invece ha trattato con Cosa nostra: “Lo stato non deve trattare con la mafia, ma con i cittadini onesti che siamo noi. Chi ha trattato con la mafia dev’essere punito come i mafiosi”.


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La commemorazione del piccolo Claudio Domino continuerà anche domani, sempre sul sagrato della cattedrale, con l'iniziativa "Le classi dai banchi vuoti" che ospiterà Angelo Sicilia e i suoi pupi antimafia e poi Salvo Piparo. Sabato, invece, alle 10.30 al centro con il tema "Sport e legalità” e alle ore 18, di fronte alla "Federico II", la presentazione del libro "Al posto sbagliato: storie di bambini vittime di mafia", di Bruno Palermo.

Foto © Our Voice

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