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Dopo l’assoluzione del Ros e di Dell’Utri le dure parole del fratello dell’agente di scorta di Borsellino, morto ammazzato

"Non possiamo dimenticare le parole di Brusca. La trattativa, che oggi dicono non fu reato, accelerò la strage di via d’Amelio”. A dirlo è Luciano Traina, fratello di Claudio, uno degli agenti di scorta morti con il giudice Paolo Borsellino, il 19 luglio 1992 in via d’Amelio, per l’attentato con autobomba di Cosa nostra. "Grazie anche a nome di Claudio", ha scritto su Facebook dopo la sentenza della corte d'assise d'appello di Palermo che ieri ha assolto Mori e Dell'Utri. Ha postato una foto del funerale. "Ci hanno detto che la trattativa non fu reato”, ha affermato a Repubblica, rispondendo al perché della pubblicazione del post. “Ma non possiamo dimenticare che quel dialogo segreto dei carabinieri del Ros con l'ex sindaco Ciancimino accelerò la morte di Paolo Borsellino e dei ragazzi della scorta. L'ha detto Giovanni Brusca, riferendo le parole di Totò Riina nel giugno 1992: 'Si sono fatti sotto, dobbiamo dare un altro colpetto'. Ovvero, il capo di Cosa nostra volle alzare il prezzo della trattativa. E diede mandato di organizzare la strage di via D'Amelio".
Traina, anche lui poliziotto che ha arrestato, insieme ad altri, Giovanni Brusca si è detto ”amareggiato” per l’esito della sentenza. “Io ho fatto il poliziotto per tanti anni a Palermo, alla squadra mobile. Mai mi sarei sognato di andare a dialogare con i vertici dell'organizzazione mafiosa. Se l'avessi fatto, mi avrebbero arrestato".
Ora, dice, “mi verrebbe di abbandonare tutto. Ma poi penso: che messaggio è stato dato ai giovani con questa sentenza? Un messaggio devastante: trattare con la mafia non è reato. E allora mi dico che devo continuare ad andare nelle scuole e nelle piazze. Per testimoniare i valori per cui sono morti Paolo Borsellino, mio fratello Claudio e tanti martiri di Palermo”, ha concluso.

Foto © Paolo Bassani

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