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Assassinata anche la mente del gruppo di Daesh afgano

Controffensiva statunitense in Afghanistan. Due "figure di alto profilo dell'Isis" sono state uccise in un raid aereo condotto venerdì nel Paese. Lo ha annunciato il maggiore generale Hank Taylor, vice direttore del Joint Staff For Regional Operations, in un briefing del Pentagono. "Posso confermare, man mano che arrivano più informazioni, che due obiettivi di alto profilo dell'Isis sono stati uccisi e uno è rimasto ferito. E sappiamo di zero vittime civili", ha detto Taylor. La notizia giunge dopo che nella notte era stato riferito di un raid aereo Usa compiuto con un drone in Afghanistan in cui era stato ucciso una delle menti dell'Isis-K, branca afghana dello Stato islamico che ha rivendicato l’attentato terroristico di giovedì allo scalo di Kabul.
Joe Biden aveva promesso che l'attentato di giovedì a Kabul in cui sono morti quasi 200 afghani e 13 Marines sarebbe stato vendicato: "Non perdoneremo, non dimenticheremo, vi daremo la caccia e ve la faremo pagare", aveva avvertito. L'esponente dell'Isis-Khorasan ucciso è considerato una mente del gruppo jihadista e avrebbe pianificato "futuri attacchi" in Afghanistan, hanno fatto filtrare fonti del Pentagono. Non ne è stato però fornito il nome e non è chiaro se fosse coinvolto nella strage di Kabul. Il drone MQ-9 Reaper, partito da un altro Paese, ha colpito il veicolo su cui viaggiava il bersaglio insieme a un altro terrorista, in una zona isolata.
Nel frattempo sono ancora centinaia gli americani a Kabul, gli Stati Uniti e il presidente Joe Biden sono in un vicolo cieco. La situazione drammatica di Washington dopo l'attentato è stata ben delineata dal giornalista Alberto Negri a "Stasera News", il programma di Rete 4. 
Il problema, ora che Biden ha promesso vendetta, sarà come attaccare l'Isis K. "Ora gli Usa hanno perso basi e Intelligence sul terreno, se non vanno i talebani a prendere i miliziani dell'Isis chi ci va?", spiega Negri. "L'unica vera alternativa è quella del Pakistan, ricordiamo che molte operazioni della Cia" partono da lì. "I talebani dovranno giudicare loro, al loro interno, se gli conviene attaccare l'Isis K. Ma attenzione, i talebani che abbiamo davanti non sono quelli di 20 anni fa, del mullah Omar. I capi locali sul loro territorio fanno quello che vogliono. Gli americani sono in un cul de sac", ribadisce Negri. Insomma, gli americani o portano via gli "ostaggi" e sforano la deadline del 31 agosto del ritiro definitivo, oppure se ne vanno per non esporsi ad attacchi terroristici, condannando di fatto i propri connazionali. 
Intanto da oltreoceano arrivano nuovi dettagli sull'attività terroristica a Kabul. La minaccia da parte dell’Isis-K è "continua e attiva, le nostre truppe sono ancora in pericolo", ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki durante il briefing con la stampa. Ora, ha detto la portavoce, è in corso la "parte più pericolosa della missione". L’escalation, se non è già avviata, è alle porte. La comunità internazionale attende con preoccupazione e apprensione la riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu. In base a quanto emergerà dai paesi membri (Usa, Cina, Russia, Francia e Inghilterra) si potrà meglio delineare quali saranno le prossime mosse e avvenimenti. Nel frattempo il mondo resta col fiato sospeso e migliaia di rifugiati afgani bussano alle porte dell’occidente chiedendo asilo. Lo stesso occidente responsabile di questo disastro umanitario.

Foto © Famaleonis-Flickr/Imagoeconomica

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