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Il magistrato intervenuto ieri a Tg2 Post: "E' una battaglia per la libertà e la democrazia"

capaci dimatteo rotellone tg2

"Quello che viene fuori da tante inchieste, e non solo da quella della strage di Capaci, è che la mafia - Cosa Nostra siciliana in particolare - è riuscita a fare quello che nessuna organizzazione criminale ha fatto al mondo (sottolineo al mondo e non posso essere smentito), ossia ha avuto la capacità di integrare la propria forza criminale con altri sistemi e con altre forze talvolta di natura istituzionale".

E' stata questa l'analisi che il Consigliere togato Nino Di Matteo, intervenuto ieri sera nello speciale "Tg2 Post" dedicato al ventinovesimo anniversario della strage di Capaci. Oltre al magistrato palermitano, intervenuto in collegamento, vi erano i giornalisti Lirio Abbate e Francesco Vitale.
Di Matteo ha dunque ricordato come proprio gli attentati e la campagna del biennio '92 - '94 sia "un'espressione tipica di quei sistemi criminali integrati, i quali si reggevano e si incoraggiavano a vicenda". Questi "avevano una caratteristica e un obbiettivo: quello di esercitare il loro potere a danno del potere istituzionale. Io vorrei sottolineare questo dato - proprio perché stiamo parlando di sistemi criminali integrati - e cioè che dobbiamo avere ben chiaro che la lotta contro questi sistemi è una lotta di tutela della libertà e della democrazia e dovrebbe essere prioritaria nell'agenda politica di qualsiasi governo".
Successivamente il consigliere togato è tornato sul valore delle commemorazioni sottolineando due aspetti fondamentali per "onorare la memoria di Giovanni Falcone e di Francesca Morvillo, nonché degli uomini della loro scorta". In primo luogo "continuare ad indagare per capire se, insieme a Cosa Nostra, l'organizzazione, l'ideazione e perfino l'esecuzione di quell'attentato furono il frutto di chi era estraneo a Cosa Nostra. Forse anche uomini vicini alle istituzioni o appartenenti alle Istituzioni". Quindi ricordare come Giovanni Falcone "fu il primo uomo di Stato che a fronte di un fenomeno così antico, complesso e organizzato come Cosa Nostra riuscì a concepire una reazione, altrettanto organizzata, forte e sistemica, prima come giudice a Palermo ma ancora di più quando era responsabile all'ufficio affari penali al ministero della Giustizia a Roma".


auto falcone video


Infatti il giudice Falcone "concepì un sistema normativo che venne approvato nel 1991 - 1992 di natura processuale che purtroppo oggi anche in esito ad alcune sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e della nostra Corte Costituzionale stanno smantellando".
Il magistrato, durante il suo intervento, ha fatto riferimento anche alle recenti decisioni della Cedu e della nostra Corte Costituzionale in merito all'abolizione dell'ergastolo ostativo: "Noi dobbiamo avere anche il coraggio di dire che alcune delle idee più forti e più importanti di Giovanni Falcone stanno venendo forse tradite e si stanno realizzando degli obbiettivi che erano quelli di chi voleva l'attentato e lo eseguì. Tra questi l'abolizione dell'ergastolo inteso veramente come fine pena mai".
Sui pericoli che si correrebbero in merito alla concessione di alcuni benefici ai boss mafiosi la posizione di Di Matteo è chiara: "Ci sono molti di quei mafiosi che hanno fatto le stragi che sono ancora vivi e hanno seguaci dentro Cosa Nostra e sperano di poter anche uscire dal carcere e di ottenere dei benefici come la liberazione condizionale. E c'è il rischio che qualcuno che ha partecipato alle stragi di Capaci o di Via D'Amelio e che è stato arrestato la prima volta a fine 92 - 93 tra un anno, pur non avendo iniziato a collaborare con la giustizia possa accedere a dei benefici penitenziari. Io credo che sia come uccidere un'altra volta Giovanni Falcone e tutte le altre vittime delle stragi".


tg2posto studio


Rispondendo alle domande della conduttrice Moreno, riguardo alla perdita della fiducia nella magistratura in merito agli ultimi scandali (Palamara e diffusione dei verbali di Amara), Di Matteo ha detto di credere che "i cittadini soprattutto quando sono informati e quando hanno voglia di informarsi, sappiano distinguere. Come sapevano distinguere ai tempi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, da quelli che invece remavano contro e li chiamavano protagonisti o giudici politicizzati. Io credo che anche oggi i cittadini continuino ad avere fiducia dei magistrati che sono liberi, che lavorano e sono liberi, indipendenti e coraggiosi. Certo che non possiamo fare finta di nulla e anche gli ultimi scandali  hanno in parte minato la fiducia di molti nella magistratura, ma la magistratura saprà reagire come ha sempre fatto, forte di un orgoglio derivante dal fatto che il peso della tutela della libertà e della democrazia negli ultimi 50anni è stato supportato dalla magistratura. Spesso anche la politica e le altre istituzioni hanno preferito addossare questo enorme peso della lotta ai sistemi criminali integrati sulle spalle dei magistrati. Ecco noi oggi dobbiamo ripartire da quell'orgoglio e da quella consapevolezza". E poi ancora: "Non credo che i cittadini oggi abbiamo perso la fiducia nella magistratura. Hanno perso fiducia, e fanno bene, nei confronti della magistratura politicizzata e correntizzata e nei confronti di coloro che badano alla carriera piuttosto che alla ricerca della verità".
"La magistratura deve ritrovare l'orgoglio - ha concluso il magistrato - che il lavoro del magistrato, se fatto bene, con indipendenza e coraggio, è veramente al servizio dei cittadini, al servizio del popolo e a tutela della democrazia".

VIDEO Riguarda la puntata integrale di Tg2 Post

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