Il bollettino parla di 119 civili uccisi di cui 31 bambini per mano dell’aviazione Israeliana
Non accenna a fermarsi l’ondata di violenza in Palestina. L’ultimo bollettino del ministero della salute della Striscia parla di 119 morti da lunedì 10 maggio, di cui 31 bambini e adolescenti e 19 donne. Circa 600 i feriti. Aumenta il numero degli sfollati, che hanno perso la casa nei bombardamenti aerei israeliani. Intanto continuano a cadere missili di Hamas sul territorio israeliano, stamattina su Ashkelon. Alle prime luci dell’alba l’esercito israeliano ha smentito di voler lanciare subito un’operazione via terra, data per certa ieri sera sia a causa dell’ampio dispiegamento di truppe e di mezzi corazzati al confine con Gaza, sia per un comunicato ambiguo che aveva fatto parlare i media internazionali di ingresso dei carri armati nell’enclave palestinese.
In Israele continuano le ronde di coloni ed estremisti oltranzisti che prendono d’assalto case e residenti palestinesi in quella che è stata definita una vera e propria “caccia all’arabo” dagli stessi responsabili. In West Bank si sono verificati episodi simili nella città di Hebron, l’unica dell’enclave palestinese a essere colonizzata nel suo cuore, la città vecchia. Tutto questo mentre la comunità internazionale resta pressoché in silenzio. In Europa addirittura ci sono stati episodi di evidenti negazioni della libertà di manifestare. Ieri il ministero degli interni francese ha chiesto alla polizia di vietare la manifestazione prevista per domani a Parigi in solidarietà con i palestinesi.
Nelle stesse ore il ministro degli esteri tedesco Heiko Mass ribadiva l’intenzione di proseguire con la consegna di sottomarini della Thyssenkrupp Marine Systems a Israele perché, ha detto, le sanzioni non servono a calmare le tensioni. Si tratta di prese di posizione in linea con lo status di totale sonnolenza e incertezza proveniente dal Palazzo di Vetro, sede delle Nazioni Unite. L’ONU si è ritrovata incapace, per non dire altro, di trovare un punto d’accordo sul quale lavorare. Nessuna pressione né ammonimento serio sono arrivati da New York. Ieri per il secondo giorno di fila il Consiglio di Sicurezza si vedeva bloccare una dichiarazione congiunta dal veto americano. Gli Usa insistono: controproducente condannare le bombe israeliane su Gaza e i missili di Hamas su Israele, meglio lavorare dietro le quinte. Dall’America giungono solo notizie del presidente Joe Biden che ribadisce, ancora una volta e senza pentirsene, che Israele ha “diritto a difendersi”. Nel frattempo giungono voci sull’arrivo a Tel Aviv, di una delegazione egiziana per mediare un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, incontrato poche ore prima nella Striscia di Gaza. Un segnale, questo, del “work in progress” pronunciato ieri dalla Casa Bianca in merito ai tavoli diplomatici tra egiziani e sauditi. Una frase, questa alla quale è seguita, un’altra che sà di carezza a Tel Aviv: i bombardamenti su Gaza “non sono una reazione eccessiva”. E’ oltremodo chiara dunque la posizione degli USA in merito all’escalation in corso in Terra Santa. Nel mentre dalla Russia ieri il presidente russo Putin e il segretario generale dell’Onu Guterres hanno individuato come priorità “la fine delle azioni violente da entrambe le parti per tutelare la sicurezza dei civili”. Cosa fattibile solo con un quadrilaterale tra Usa, Russia, Onu e Ue. Se da un lato però la comunità internazionale e le potenze mondiali sembrano incerte nel condannare le violenze e le palesi violazioni de diritti umani di Israele, la Corte Penale Internazionale, che a due mesi fa aveva annunciato l’avvio di un’inchiesta per crimini di guerra commessi nei Territori occupati dal 2014 da parte di Israele, è molto più decisa.
Mercoledì, infatti, la procuratrice capo Fatou Bensouda ha detto di star seguendo “l’escalation di violenze in Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza e la possibile commissione di crimini secondo lo Statuto di Roma”. Insieme alla CPI anche milioni di giovani da tutto il mondo stanno condannando Netanyahu e la sua offensiva sulla popolazione civile a Gaza. Ieri migliaia di ragazzi e ragazze si sono riuniti in piazza Duomo a Milano in un presidio contro Israele, l’occupazione e i bombardamenti.
Fonte: nena-news.it
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