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Dopo il parere già approvato lo scorso dicembre il Plenum del Csm si è esposto in prima persona in maniera favorevole alla nascita della Procura Europea, che avrà il compito di occuparsi dei reati contro l'Unione, pur riservandosi una valutazione in corso d'opera, rispetto allo schema proposto dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, sull'assetto organizzativo.
La decisione è giunta oggi, durante la seduta straordinaria, presieduta dallo stesso Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha invitato la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ad accelerare sulle riforme. "La guida del ministero della Giustizia - ha detto Il Presidente della Repubblica - è sempre di importanza primaria nella vita delle istituzioni del nostro Paese e lo è particolarmente in questo periodo, sia per gli adempimenti nell'ambito del recovery plan sul settore della giustizia, sia per quanto riguarda le attese di necessari e importanti interventi riformatori oggetto di confronto in Parlamento. Voglio sottolineare l'importanza dell'adempimento di oggi, sono stati già fatti molti sforzi ed è indispensabile individuare soluzioni comuni a fronte di quadri normativi molti differenti tra di loro. I risultati ottenuti si sono resi possibili dalla disponibilità al confronto dei vari stati, la creazione di uno spazio comune per la garanzia dei diritti di tutti è necessaria".
Un punto nodale, anche se di questo oggi non si è discusso, è indubbiamente il tema della riforma del Csm a seguito della bufera sulle nomine. Il nodo è il sistema elettorale, e il sorteggio, che la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni è tornata a sollecitare anche oggi, divide la politica e la magistratura. L'argomento è stato rimandato ed intanto oggi c'è stato il sì alla proposta della ministra Cartabia, per la procura europea (Eppo).


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Essa prevede venti magistrati distrettuali, e nove sedi: Roma, Milano, Napoli, Bologna, Palermo, Venezia, Torino, Bari, Catanzaro. Nelle prime due sedi saranno tre i Ped in servizio, nelle altre solo due. Si tratta, secondo il Csm, di una proposta "condivisibile", anche se andrà valutata nel tempo, visto che questi magistrati dovranno coordinare le indagini in ambiti territoriali molto vasti e garantire la presenza in numerosi uffici giudiziari, tra loro distanti. Ed è questo il motivo per cui non sono mancati anche gli interrogativi da parte dei consiglieri. Tra gli astenuti, infatti, vi è stato il togato Nino Di Matteo e i due laici indicati dalla Lega Emanuele Basile e Stefano Cavanna. Così come aveva già sostenuto in altre occasioni secondo Di Matteo, c'è il rischio forte di creare "situazioni di conflitto, di sovrapposizione". "Siamo tutti consapevoli della importanza ed ineluttabilità del processo di integrazione delle legislazioni dei singoli Stati e di ogni ulteriore iniziativa tendente a valorizzare la cooperazione internazionale nella lotta al crimine organizzato. Dobbiamo evitare che l'avvio delle attività della Procura Europea rappresenti in concreto nel nostro Paese un depotenziamento dell'altissimo livello di contrasto alle mafie, finora assicurato dall'attribuzione in via esclusiva alle competenze delle Direzioni Distrettuali Antimafia e della Procura Nazionale Antimafia" ha spiegato nel suo intervento al Plenum. Inoltre, Di Matteo ha messo in evidenza che "anche in virtù della sostanziale indeterminatezza della ripartizione di competenze con le Procure Nazionali, nonché in ragione dell'ampia discrezionalità di cui il Procuratore Europeo gode nell'esercizio del suo potere di avocazione, si creeranno prevedibilmente situazioni di conflitto, di sovrapposizione o, al contrario, di stallo investigativo che nuoceranno all'efficacia dell'azione inquirente. Così come, per altro aspetto legato anche alla celebrazione dei giudizi innanzi al giudice italiano, risulta problematica la posizione dei Procuratori Europei Delegati che dovranno svolgere il loro ruolo, nei giudizi di merito e di legittimità, con una rispettiva competenza territoriale che riguarderà anche quattro diversi distretti di Corte di Appello; tra l'altro in una posizione ordinamentale, del tutto peculiare che non prevede quella garanzia di piena autonomia delle scelte processuali che nel nostro sistema è tutelata dalle previsioni dell'art. 53 del codice di procedura penale".


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Secondo il consigliere togato "a fronte di gravi carenze strutturali che invece caratterizzano la prevenzione e il contrasto al crimine organizzato in altri Paesi europei noi dobbiamo avere l’orgoglio e sentire la responsabilità di costituire il punto di riferimento al quale gli altri paesi dell’unione potranno e dovranno guardare. Anche per questo - ha aggiunto - non possiamo permetterci di sottovalutare i rischi connessi alla difficile fase di avvio delle attività di una procura europea strutturalmente connotata da una forte gerarchizzazione interna, diretta da un procuratore la cui nomina è per legge di evidente derivazione politica. Anche in virtù della sostanziale indeterminatezza della ripartizione di competenze con le procure nazionali, nonché in ragione dell’ampia discrezionalità di cui il procuratore europeo gode nell’esercizio del suo potere di avocazione, si creeranno prevedibilmente situazioni di conflitto di sovrapposizione o al contrario di stallo investigativo che nuoceranno all’efficacia dell’azione inquirente".
Nel dibattito in Plenum è intervenuto anche il togato di legittimità, Carmelo Celentano, sottolineando che "per realizzare una piena integrazione europea, anche l'intera giurisdizione dovrà essere riformata, non soltanto pensando al processo, ma anche a quello che viene prima e dopo di esso, finalmente affrontando i temi di un diritto sostanziale in molte materie obsoleto e privo di certezze, che contribuisce alla crescita del contenzioso".
Per Celentano "va affrontata anche la fase dell'attuazione delle decisioni giurisdizionali, spesso inattuate per incapacità dell'ordinamento di renderle cogenti". Secondo il laico Stefano Cavanna, uno dei tre astenuti, "è concreta e diffusa la preoccupazione circa la possibile sottrazione di inchieste cruciali alle procure italiane, segnatamente del Sud Italia, che sono, oggettivamente, attualmente, unitamente alle nostre forze di polizia, gli 'attori' più attrezzati, a livello internazionale, nella lotta contro le mafie, per esperienza e competenze investigative maturate in decine di anni di lotta senza tregua". Pur riconoscendo al ministero, la consapevolezza di una valutazione in difetto di dati ed elementi essenziali, Cavanna ha sottolineato come il parere del Csm "avrebbe potuto e dovuto accennare al delicato tema, in punto di concreta definizione del numero dei Procuratori Delegati Europei, oggetto principale del prossimo accordo tra la Repubblica Italiana e la Procura Europea stessa".
Adesso per la procura europea, il prossimo passo sarà la nomina dei procuratori delegati e, come assicurato dal vice presidente del Csm, Ermini, il Csm sul punto "sarà tempestivo".

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