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di Lorenzo Baldo


Domani la grande fotografa palermitana compie 86 anni, tra sogni e incognite sul Centro Internazionale di fotografia

“Questa età della vecchiaia, che porta ancora in sé la bambina buona e generosa con le occhiaie, e che è un peccato che finisca, mi ha portato tanti tesori, di sentimenti e conoscenza, che mi hanno reso ancora più forte. Sento che dentro questo corpo invecchiato c’è una mente che è ancora giovane, ed è una grande forza di volontà a darmi quell’energia capace di alleviare il peso e il dolore della mia schiena quando sono stanca o un po’ ammalata”.Le parole di Letizia Battaglia, racchiuse nello splendido libro di Sabrina Pisu “Mi prendo il mondo ovunque sia” riflettono la vita intensa di questa grande fotografa, che ancora prima è una grande donna. Una vita, quella di Letizia “piena di coraggio e bellezza. La bellezza e il coraggio di quella bambina indomabile che ero, e sono ancora, e che insegue sempre i suoi sogni, forse un po’ ammaccati”. Domani è suo il compleanno, la sua voce al telefono tradisce una grande stanchezza, quella dell’anima. Il suo fisico, segnato da anni di tribolazioni, continua ad incassare colpi su colpi come se fosse su un ring. Colpi che la scuotono, la tramortiscono, la buttano al tappeto. Poi però Letizia si rialza. Si aggrappa alla vita come il comandante di un vascello che tiene stretto il timone nel bel mezzo della tempesta perfetta. E di tempeste, nelle quali ha combattuto con tutta se stessa, i suoi occhi ne hanno viste fin troppe. Una tra le più recenti che ha infierito pesantemente su di lei è indubbiamente quella legata al “caso Lamborghini”, un’ondata di vero e proprio odio via social, sterili polemiche fondate sul nulla e forgiate da vecchi rancori, invidie o altre miserie umane. Polemiche spesso alimentate dalle stesse donne per le quali Letizia ha lottato tutta una vita, con l’effetto dirompente di ferirla profondamente nell’anima.
Seppur ferita, Letizia ha continuato a dare - libera, e fuori da ogni schema - quello che Leoluca Orlando, intervistato da Sabrina Pisu, ha definito “un enorme contributo per fare vergognare i palermitani”. “Le sue fotografie - ha evidenziato il sindaco di Palermo - hanno interessato il mondo intero e servono ancora oggi a raccontare la vergogna di Palermo di quegli anni (della mattanza mafiosa, ndr). Lei ha reso visibile la vergogna con l’argomento più forte che conosco: il fatto. I fatti sono argomenti testardi. E le fotografie di Letizia Battaglia ci ricordavano che i morti ammazzati, che gli atti di violenza, che gli atti di perversione erano fatti, erano volti, corpi e sangue di persone. Questa è certamente la funzione civile che ha avuto Letizia Battaglia, svolta con il suo stile di vita costruito sulla rottura degli schemi. A forza di descrivere le vittime di uno schema, quello criminale, si evidenzia la dimensione di Letizia Battaglia che rompe gli schemi. (…) Il sistema criminale mafioso è stato messo in crisi da una presenza antisistema”. “Lei - ha ribadito Orlando - era antisistema certamente nella sua vita personale, certamente era antisistema nella sua vita professionale, antisistema nella sua vita politica, antisistema nella sua vita amministrativa”.
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Letizia Battaglia -
ha rimarcato il sindaco - ha descritto la Palermo di un tempo in cui la mafia aveva il volto della polizia, di uomini di Chiesa, di uomini politici e, ovviamente, aveva il volto del sindaco. Ecco perché la fotografia di Letizia, che è lo specchio della sua anima, non solo descrive una città piegata da un sistema di potere criminale ma è anche un atto di denuncia nei confronti di questo sistema”. Un “sistema criminale” contro il quale Letizia ha sempre lottato, spesso sostenendo magistrati come l’ex pm Nino Di Matteo, che nel libro fotografico “Anthologia” ha voluto ricordare questa donna evidenziando “la sua opera di grande impatto emotivo” che “ha costituito per molti giovani siciliani - ed io tra questi - un punto di riferimento importante per comprendere lo squallore e la tragedia della mafia, e soprattutto la dignità e il profumo inebriante della resistenza e del contrasto al sistema mafioso. Da siciliano, da palermitano, prima ancora che da magistrato, le sarò sempre grato per la passione civile che la caratterizza”. Quella stessa passione civile che nel libro di Sabrina Pisu è tornata a risplendere nella domanda a Leoluca Orlando su che tipo di politica fosse Letizia Battaglia. Dal canto suo Orlando ha replicato utilizzando la definizione di “casinara, nel senso tecnico dell’espressione”, per poi specificare che Letizia “aveva una forte tensione etica e sensibilità sociale”. “La mattina presto, all’alba, andava nei giardini per dare un esempio ai giardinieri. Ogni volta che entrava in giunta ero terrorizzato perché temevo che ci facesse commettere reati… aveva sempre proposte giuste ma che non tenevano conto della legge. La difficoltà nei rapporti con lei era che condividevo le sue richieste ma dovevo rispettare la legge e quindi ho usato la mia conoscenza giuridica per rendere legittime le sue richieste, tutte rivolte ai più deboli o alla tutela dell’ambiente”. Un rapporto totalizzante, quello tra Letizia e Orlando, che ha attraversato interi decenni di vita professionale e umana. E se nei confronti di quest’ultimo si sono concentrate diverse critiche per la sua ambigua presa di posizione durante il “caso Lamborghini”, così come per quanto riguarda la mancanza di un maggiore sostegno da parte del Comune nei confronti del Centro Internazionale di fotografia diretto - gratuitamente - dalla stessa Battaglia, è stata proprio Letizia a prendere le difese di Orlando affermando che “si può sbagliare, si può non capire, forse è stato consigliato male”.
Certo è che sul Centro Internazionale di Fotografia - per il quale Letizia ha lottato fino all’inverosimile - gravitano oggi tante incognite sul suo futuro; incognite alquanto rappresentative di una città come Palermo. Che rischia di vedere ridurre sempre di più le attività del Centro. Colpevole ignavia, o mera complicità con quel “sistema” che questa indomita fotografa ha sempre combattuto?
“Io spero fortemente che si nasca per amore - aveva ricordato Letizia alcuni anni fa -. Morire per amore, certo, ma anche morire con amore… con amore…”. E se per Orlando la cosa più importante che Letizia Battaglia ha realizzato nel periodo in cui hanno operato assieme è stato “il cambio e il lievito culturale” per Palermo - se le parole hanno un peso -, bisogna allora lottare per evitare di vedere perduto ciò che è stato fatto per il riscatto di questa terra. Una terra per la quale Letizia ha dato tutta la sua vita.

Info: Centro Internazionale di Fotografia

Foto di copertina:
Palermo 1992. Letizia Battaglia © Franco Zecchin

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