Di Battista ai Cinque Stelle: "Compatti nel dire No"
Iniziano nel pomeriggio i faccia a faccia tra le forze in Parlamento e Mario Draghi, presidente del Consiglio incaricato, chiamato a trovare i numeri per far partire un nuovo governo. Sul punto il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha dato carta bianca all’ex presidente della Bce. Tanto che il mandato non ha una scadenza precisa.
Un momento chiave dopodiché lo stesso Draghi tornerà al Quirinale per sciogliere la riserva, giurare e presentarsi alle Camere per la fiducia.
Allo stato sono molteplici le incertezze delle forze politiche dove da una parte c'è un centrodestra alla ricerca dell'unità sulla via dell'astensione come massimo punto di equilibrio. Dall'altra l'ex maggioranza in cui il Pd sarebbe pronto a sostenere il nuovo tentativo ma sempre con la preoccupazione di non vedere crollare l'alleanza con il Movimento 5 Stelle. Proprio i Pentastellati potrebbero essere decisivi.
Certo è che vi è una componente forte, vicina all'ex deputato Alessandro Di Battista, che è pronta a dissociarsi dal possibile sostegno a Draghi. "Quel che penso di Draghi l'ho scritto quando ebbi la sensazione che l'establishment stesse lavorando per lui - ha ribadito ieri su Tpi.it - Quel che penso adesso è che il governo Draghi lo debbano votare, semmai, proprio i rappresentanti di quell'establishment. Lo voti la Meloni che ha già detto sì, in passato, a governi tecnici e a legge Fornero. Lo voti mezzo PD che ha lavorato incessantemente per buttare giù Conte ed arrivare a questo punto. Lo voti Salvini, ennesimo pezzo di arredamento del 'sistema' mascherato da amico del popolo. Lo voti Renzi, mero esecutore di ordini altrui. Lo voti Forza Italia, dove non comanda più Berlusconi ma dove comanda ancora Gianni Letta, artefice dell'operazione Carelli". "Il Movimento resta una splendida anomalia della politica italiana. E storicamente, nei momenti complessi, è sempre uscito più forte e compatto che mai - ha proseguito -. Il Movimento ha fatto della lotta per il primato della politica sulla finanza una delle sue ragioni d'essere. Il Movimento ha fatto della salvaguardia dei beni comuni la sua principale battaglia politica. Ed oggi che, complice la pandemia, mezzo mondo si accorge dell'importanza del pubblico e dello Stato sociale, non si può dare la fiducia a chi, quel 'pubblico', l'ha picconato. Senza i voti del Movimento 5 Stelle, molto probabilmente, Draghi a Palazzo Chigi non andrà. Ripeto, non c'entra nulla l'anti-europeismo con questa scelta. Si tratta solo di difendere il voto del 2018. Si tratta di difendere la Politica bastonata dai prestanome dei poteri forti. Si tratta di difendere la classe media da chi vorrebbe indebolirla a vantaggio di pochi".
Alessandro Di Battista
E poi ancora: "Non si può nominare Presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman Sachs, grande banca d'affari americana. E male, molto male, feci io ad appoggiarne, quasi ad imporne, la candidatura a Silvio Berlusconi. E' il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell'industria pubblica, la svendita dell'industria pubblica italiana quando era Direttore generale del Tesoro e immaginate cosa farebbe da Presidente del Consiglio dei Ministri. Svenderebbe quel che rimane. Finmeccanica, l'Enel, L'ENI. Complottismo? No, memoria - ha aggiunto l'esponente del M5S -. Fu Cossiga, da Presidente emerito della Repubblica italiana, a pronunciare queste parole dimostrando, ancora una volta, il teorema senilità uguale a sincerità. Un NO compatto da parte del Movimento all'ipotesi Draghi non solo sarebbe un gesto responsabile nei confronti degli italiani, ma aprirebbe praterie di dignità e, perché no, anche di governo. Ovviamente un governo Politico che sappia gestire i fondi del Recovery Fund con meticolosità e rigore. E, soprattutto, nell'interesse pubblico".
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