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“Dopo più di 31 anni dai fatti, dunque, riteniamo nostro preciso dovere chiedere - sulla base delle numerose prove raccolte, nonostante i plurimi depistaggi - l’applicazione per Antonino Madonia del massimo della pena (l’ergastolo con isolamento diurno) cui andrà applicata la diminuente propria del rito abbreviato, a cui vanno aggiunte pene accessorie e misura di sicurezza indicate nel massimo previsto”. E' questa la richiesta di condanna per il boss Nino Madonia al termine della requisitoria della procura Generale di Palermo, rappresentata dal sostituto procuratore nazionale antimafia Domenico Gozzo (applicato) ed il sostituto Umberto De Giglio, nel processo in abbreviato per il duplice omicidio aggravato del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, uccisi il 5 agosto 1989.
“Abbiamo provato - ha concluso Gozzo - che la sera del 5 agosto 1989 Madonia ha troncato queste due giovani vite, ed anche una promessa di vita, insieme a tante speranze che si portavano dietro, sopprimendo, per lungo tempo, anche la verità. Madonia ha disposto ed attuato lucidamente la trama omicida, sia in relazione ad interessi propri (sui rapporti con i servizi, come sulla ricerca latitanti), sia in relazione ad interessi del capo di Cosa Nostra Salvatore Riina”.
Secondo la Procura generale “l’omicidio di Agostino è stato centrale per Cosa Nostra corleonese nella strategia di contrasto a chi, all’interno delle Polizie, cercava, anche a costo della sua vita, di condurre una lotta vera e senza quartiere a Cosa Nostra, al suo strapotere, alla sua violenza. Un duplice omicidio efferato - prova delle gravi collusioni che vi erano state (e che vi sono state anche dopo nei depistaggi) tra una parte di Cosa Nostra e una parte della nostra intelligence, che teorizzava e praticava pericolosissimi rapporti con esponenti di Cosa Nostra”.
Prima di formalizzare la richiesta di pena al Gip Alfredo Montalto, De Giglio ha discusso della posizione di Giovanni Aiello, detto "Faccia da mostro", come “plastica testimonianza del connubio fra Cosa Nostra e servizi segreti”. Secondo la ricostruzione della Procura generale Aiello, ex poliziotto, in quanto uomo dei servizi deviati, legato a Bruno Contrada e amico di Guido Paolilli sarebbe stato in contatto con Gaetano Scotto, ovvero il soggetto delegato nella gestione di certi rapporti.
Quindi il sostituto pg Domenico Gozzo ha messo insieme tutte le prove che dimostrano il ruolo di Nino Madonia, "sia come ideatore del delitto sia come esecutore materiale”. Un delitto compiuto assieme a Gaetano Scotto ed altri per i quali “allo stato non vi sono prove sufficienti, o che non sono stati ancora identificati”.
Nello specifico il magistrato si è concentrato sulla doppia causale del delitto: “La prima fu che Agostino era dedito alla ricerca di latitanti nello stesso periodo nel quale Salvatore Riina e i Madonia avevano scatenato una vera propria caccia ai cercatori di latitanti, impegnandosi per la loro sistematica eliminazione”. Del resto nel corso delle indagini è emerso che “l’agente Agostino effettuava indagini sulla cattura latitanti, che andavano ben oltre i suoi compiti di istituto all’interno del Commissariato San Lorenzo”.


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Il sostituto procuratore nazionale antimafia Domenico Gozzo applicato al processo Agostino © Imagoeconomica


Per quanto concerne la seconda causale essa, secondo l'accusa, “è convergente con la prima, e cioè che Agostino fu ucciso perché era venuto a conoscenza di fatti concernenti segreti legami tra la mafia ed esponenti della Polizia e dei Servizi”. Come spiegato da Gozzo “è risultato che egli aveva una fitta 'ragnatela' di rapporti interpersonali con soggetti vicini o facenti parte dei servizi, rapporti che, per un verso, gli consentivano di acquisire informazioni per la cattura di latitanti, ma che, per altro verso, lo avevano introdotto in un mondo estremamente pericoloso, frequentato da esponenti delle forze di polizia e dei servizi taluni dei quali doppiogiochisti: insospettabili segretamente collusi con la mafia”.
Secondo la Procura generale tra le prove acquisite vi è il dato che Agostino aveva confidato al collega Domenico La Monica di fare parte dei servizi e di essere in relazione con Alberto Volo. Quest'ultimo “era una fonte di rilievo del commissario Antinoro dirigente del Commissariato di San Lorenzo, utilizzato, grazie ai suoi rapporti con i mafiosi, per la cattura di latitanti di mafia, e che il medesimo era inserito nell’ambiente della destra eversiva, nonché in una struttura di intelligence anticomunista certamente assimilabile alla rete Gladio gestita dal Sismi”.
Altri elementi emersi riguardano “il servizio di vigilanza che Agostino effettuò al Volo nel periodo in cui questi stava rendendo a Falcone rivelazioni inedite sul ruolo di esponenti della destra eversiva, nell’omicidio di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione siciliana, su mandato - a suo dire - di vertici della P2 e nell’ambito di una strategia volta ad impedire l’ingresso delle sinistre nell’area di governo”.
“Quanto, poi, specificamente all’imputato Madonia - ha aggiunto - va rilevato, in primo luogo, che tutti i collaboratori sentiti, ad eccezione di Ferrante Giovan Battista, riferiscono di una responsabilità mafiosa nell’omicidio”. Poiché il delitto richiedeva una “peculiare segretezza che doveva avvolgere la causale e gli autori del duplice delitto, Antonino Madonia invece che dare mandato ad altri, scese direttamente in campo anche come esecutore” oltre che mandante.
Nella giornata odierna hanno anche concluso le parti civili Presidenza del consiglio, ministro dell'Interno, Regione siciliana, centro studi Pio La Torre, Antonella Castelluccio e associazione Libera. Le parti civili proseguiranno il 25 gennaio e il 5 febbraio, quando è anche prevista la conclusione di Fabio Repici che rappresenta i familiari di Nino Agostino, il papà Vincenzo e le sorelle. Il 12 febbraio (ed eventualmente il 26) si terrà l'arringa della difesa di Nino Madonia. L'udienza preliminare che riguarda gli altri due indagati (Gaetano Scotto accusato di duplice omicidio aggravato in concorso e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento aggravato) riprenderà il 25 gennaio: nell'aula bunker del carcere Ucciardone, toccherà alla difesa di Francesco Paolo Rizzuto. Mentre il 19 febbraio sarà la volta della difesa di Gaetano Scotto.

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