Davanti al Gup la discussione di Fabio Repici
"Nino Agostino ucciso da una trinità, fatta da Cosa Nostra, eversione neofascista e apparati di polizia e servizi deviati". Non usa mezzi termini l'avvocato Fabio Repici, legale della famiglia Agostino che in questi anni si è sempre prodigato nella ricerca della verità sul delitto del 5 agosto 1989 che ha visto morire il poliziotto assieme alla moglie Ida Castelluccio (incinta), intervenendo oggi nell'aula bunker del carcere Pagliarelli nell'udienza preliminare davanti al gup Alfredo Montalto e che vede imputati il boss Gaetano Scotto, accusato di duplice omicidio aggravato, e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento aggravato.
Nel mese di Novembre la procura generale per entrambi aveva chiesto il rinvio a giudizio.
Secondo Repici la morte di Agostino va inserita in quella categoria di delitti eccellenti compiuti da Cosa nostra con esponenti di altissimo livello, in sinergia con uomini delle istituzioni. Un elemento che si evince anche dai depistaggi compiuti, finalizzati a occultare quelli che ha definito come "ibridi connubi" volti a nascondere i responsabili - Scotto e Madonia, appunto - che avevano operato in concorso con soggetti della polizia di stato e del Sisde. Così come sarebbero documentate le mancate indagini su Giovanni Aiello - prima della sua morte - detto 'Faccia da mostro', ex poliziotto e ritenuto un killer al soldo dei servizi deviati.
Nel ricostruire la genesi che ha portato all'eliminazione del poliziotto ha evidenziato come lo stesso Agostino, tramite quanto riferito a colleghi e parenti, sia il "principale testimone" che offre una chiave di lettura sulla natura del delitto. Quello che aveva lasciato detto è stato scientificamente occultato dai depistaggi, mirati a occultare la liaison fra i mafiosi del Mandamento di Resuttana e Polizia e Sisde. Così come vi è prova delle attività svolte da Agostino sui latitanti e con Falcone su Volo.
Volo che, ha spiegato il legale, "va considerato come un falso dichiarante e uomo nelle mani del gruppo Madonia, che infatti depista sull’omicidio Mattarella per proteggere il killer Nino Madonia, che per il delitto non è mai stato processato, e scaricare la responsabilità su Fioravanti".
Proseguendo nella discussione Repici ha anche parlato del rapporto di collaborazione tra Agostino e Falcone che, "insieme all'attività nella ricerca dei latitanti di Cosa Nostra, è avvenuta all'insegna della massima riservatezza e fuori da ogni formalizzazione istituzionale. Questo implica che si trattava di attività ritenuta delicatissima per primo da Giovanni Falcone. E che ha consentito ad Antonino Agostino, come del resto riferito da molti collaboratori di giustizia, di diventare testimone del tradimento da parte di personalità istituzionali e delle loro contiguità con i vertici di Cosa Nostra". E proprio su queste "relazioni pericolose" Repici ha ricordato come "Nino Madonia e Gaetano Scotto ebbero rapporti con polizia e Sisde, su delega specifica di Riina. Motivo per il quale sono stati loro i due killer e non semplici uomini d’onore. Contatti che dovevano restare riservati e non potevano essere messi a rischio in nessun modo: per questo Nino Agostino era un ostacolo che andava eliminato".
Madonia - coimputato in concorso con Scotto - ha scelto di essere processato con il rito abbreviato (nella prossima udienza, in programma il 18 gennaio l'accusa formalizzerà le richieste di pena). L'udienza preliminare, invece, riprenderà il 25 gennaio, nell'aula bunker del carcere Ucciardone, con la difesa di Francesco Paolo Rizzuto. Mentre il 19 febbraio toccherà alla difesa di Gaetano Scotto.
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