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In un libro la vita spezzata della 21enne di Vidulis uccisa nel 2017 dal suo ex fidanzato

“A tutte le donne che non ce l’hanno fatta, a coloro che non hanno atteso il secondo schiaffo e a tutti gli uomini che hanno capito la grandezza delle donne”. Inizia così il libro “Ultimo appuntamento sul Tagliamento” scritto dal giornalista Daniele Paroni e dedicato al femminicidio di Nadia Orlando, la 21enne di Vidulis uccisa il 31 luglio 2017 dall’ex fidanzato, il 37enne Francesco Mazzega di Muzzana del Turgnano (Ud).

Un anno fa, dopo essere stato condannato in appello a 30 anni di reclusione, Francesco Mazzega si è suicidato, portando con sé tanti interrogativi, quegli stessi che molti altri uomini non hanno sciolto dopo aver ucciso le loro compagne.

“Ho scelto appositamente di iniziare a scrivere questo libro dedicato alla vita e alla morte di Nadia Orlando il tre di agosto - scrive l’autore –, il giorno dopo l’inutile Festa degli uomini, perché il nostro genere ha veramente poco da festeggiare. Poco da festeggiare specie se cominciamo a pensare a quante donne sono state uccise dalle nostre mani qualche volta consapevolmente e qualche altra un po’ meno”. E’ una riflessione amara, quella di Paroni. Che si snoda nelle 134 pagine del libro. Pagine che scuotono, commuovono, indignano e soprattutto costringono a fare i conti con un reato odioso come il femminicidio e che impongono di scrivere “mai più”. Mai più altre donne uccise per mano di chi diceva di amarle. Mai più “ultimi appuntamenti chiarificatori” con chi poi si rivela pronto ad uccidere. Mai più leggi blande e “garantiste” che garantiscono arresti domiciliari, oblio e a volte mera impunità agli assassini. Mai più labirinti burocratici che ritardano o impediscono del tutto il giusto riconoscimento economico agli orfani di femminicidio. Orfani troppo spesso abbandonati in condizioni precarie da uno Stato che dimentica in fretta. Parte del ricavato della vendita del libro verrà infatti devoluto alla famiglia di Lisa Puzzoli, di Villaorba di Basiliano (Ud), vittima di femminicidio nel 2012, in particolare alla figlia che oggi ha dieci anni.

“Da quel triste giorno, primo agosto 2017, la nostra vita è cambiata. In me - scrive Andrea, il padre di Nadia - non c’è più serenità, sono diventato irascibile e allo stesso tempo mi emoziono per niente. Ricordi che passano nella mente, la lacrima facile. Quella sensazione di pace e voglia di superare ogni ostacolo che il sorriso sempre presente sul volto di Nadia non c’è e non ci sarà più. La sua presenza però continua, da quel triste giorno, sono innumerevoli i suoi segnali evidenziati in forma solida o solo come ombre, insetti, aloni con la forma di un cuore”. Il racconto di Antonella, la madre di Nadia, ripercorre uno dopo l’altro tutti gli eventi che hanno segnato la breve vita di sua figlia: la sua nascita tanto attesa, il suo carattere solare, la sua gioia di vivere, l’arrivo del fratellino Paolo; e poi ancora le vacanze di tutta la famiglia, la sua indole amichevole che la faceva ben volere da tutti, la sua passione per la chitarra, il fortissimo legame con la sua famiglia, con i suoi cugini, fino ai suoi primi amori. “La storia con il suo assassino - scrive Antonella - inizia 10 mesi prima, dapprima erano semplici colleghi che dividevano l’ufficio”.


ultimo appuntamento sul tagliamento pb


Ma è una storia che man mano che cresce rivela il lato possessivo di Mazzega, un lato che comincia a infastidire profondamente la madre di Nadia e il resto della famiglia. E’ la stessa Antonella a raccontarlo nel libro, e sono proprio i passaggi su quell’ultimo giorno di vita di sua figlia ad accrescere l’emozione mentre le parole scorrono veloci nelle pagine, una dopo l’altra. Parole cariche di tensione, speranza, preghiera, fino al dolore più assoluto di fronte alla constatazione della realtà: Nadia è stata uccisa. Ed è il momento dell’omaggio a sua figlia nella bara quello che Antonella rivive in ogni suo attimo: “E’ stato qualcosa di indescrivibile, avrei voluto abbracciarla, baciarla, gridare che non era vero, che era un brutto incubo, ero sicura che si sarebbe risvegliata e che sarebbe tornata a casa da noi. Poi realizzai: no, è tutto vero, è stata uccisa, è morta, non la rivedremo mai più. Mi avvicinai e la accarezzai, era sempre bella, sembrava dormisse, continuai ad accarezzarla e a parlare, ma non ad alta voce, perché solo lei poteva sentirmi, le dissi che le volevo bene, era la figlia che tutti i genitori avrebbero voluto avere. Rimanemmo per un paio d’ore, le ultime in sua compagnia, poi la chiusura della bara, il pensiero al viaggio da Palmanova per Vidulis, la strada era lunga, decidemmo di anticipare”. “Il viaggio verso Vidulis - continua Antonella - fu angosciante e silenzioso, gli occhi sempre più gonfi. Le lacrime sembravano essersi bloccate, era lo stomaco a farsi sentire, un senso di nausea che non mollava. In quei momenti avrei voluto correre a casa, chiudermi in camera al buio e sperare che tutto fosse finito. Invece no, arrivammo al parco festeggiamenti di Vidulis, erano già tutti schierati al lavoro, il gruppo alpini di Vidulis, Dignano e Carpacco, il gruppo della Protezione Civile di Dignano, una quantità eccezionale di auto come in piena sagra. Ma non era una festa purtroppo, era il funerale di Nadia, nostra figlia”.

In questi tre anni Antonella è stata invitata spesso nelle scuole e in diversi dibattiti pubblici a raccontare la storia di Nadia. Assieme a lei, sempre presenti, Andrea e Paolo, chiusi nel loro dolore dignitoso, ma anche vivo e lacerante, come una ferita impossibile da rimarginare. Ed è proprio quando l’appello di questa madre rimbalza sul volto di ragazzi e ragazze che si percepisce un barlume di speranza. Quella di dare “un senso” alla morte di Nadia e di tutte le altre donne uccise prima e dopo di lei: trasmettere alle nuove generazioni - attraverso le storie di queste donne -  l’importanza di non consentire più che certe tragedie possano ripetersi. Un appello al quale nel libro di Daniele Paroni si uniscono le testimonianze di chi ha voluto esserci per Nadia e per ogni donna strappata con violenza alla vita: la dottoressa Valentina Tomadini del Pronto soccorso di Udine, il vicequestore di Udine Massimo Ortolan, la criminologa Costanza Stoico, la giornalista Paola Treppo, e poi ancora la zia di Nadia, Mery, il nonno Giovanni e gli stessi amici di Nadia attraverso scritti e fotografie che hanno fermato il tempo. Un tempo prezioso, che ora va impiegato per ricominciare un lavoro di prevenzione, e non solo. “Lavorare nelle scuole di ogni ordine e grado - scrive la criminologa Costanza Stoico - per una precoce introiezione dei contenuti di rispetto di genere e in un’ottica di riduzione del danno”, ma anche “lavorare con gli uomini autori di violenza all’interno delle relazioni affettive”. Un percorso nel quale ognuno può e deve fare la sua parte. Per Nadia, Lisa, Michela e tante altre.

*Il libro è stato realizzato con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune di Udine; con il supporto della Fondazione Friuli e del Centro Studi Excol

**Il libro è disponibile - SOLO NEL WEEKEND - presso il domicilio della famiglia Orlando in Via Della Roggia 3 a Vidulis di Dignano - Udine

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