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al akhras maher verticaldi Karim El Sadi

Raggiunto un accordo con le autorità israeliane, determinante la sua protesta e le pressioni internazionali

Il corpo esausto poggiato sul cuscino del suo letto in ospedale, gli occhi socchiusi, ma la mano alzata con fierezza con le dita in segno di vittoria. E’ così che Maher Al Akhras, prigioniero politico palestinese, ha celebrato la sua imminente scarcerazione. Dallo scorso 27 luglio (giorno del suo arresto) Maher, originario di Jenin, sposato e padre di sei figli, ha iniziato lo sciopero della fame come protesta civile contro la detenzione amministrativa, una pratica, considerata illegale secondo il diritto internazionale, che prevede lo stato di fermo a tempo indeterminato in carcere senza capi d’accusa e senza un processo. I medici hanno detto chiaramente che le sue condizioni di salute sono critiche e che sarebbe potuto morire da un momento all’altro. Nonostante questo, però, Maher Al Akhras ha proseguito con grande determinazione la sua lotta dichiarando di non spezzare questa sua volontà “fin quando non sarò a casa mia”. E così ha fatto. Maher è riuscito a raggiungere un accordo con le autorità israeliane: verrà scarcerato il prossimo 26 novembre. Oggi il prigioniero interromperà lo sciopero della fame e tornerà quindi a mangiare dopo 103 giorni!
Determinante, oltre alla protesta civile, è stata la campagna internazionale di associazioni pro Palestina che ne hanno chiesto l’immediata liberazione. Si tratta di una grande vittoria per lui e per tutti i prigionieri politici palestinesi attualmente detenuti illegalmente dentro le carceri israeliane. Il caso Al Akhras è il tipico esempio di come la volontà di un singolo uomo spesso può vincere sull’arroganza di una potenza coloniale come Israele.

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