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di Aaron Pettinari

L'ex Presidente della Regione accusato di concorso esterno

E' iniziata venerdì scorso la requisitoria delle due magistrate (applicate pg) Agata Santonocito e Sabrina Gambino nel processo d'appello, che si celebra davanti alla Corte d’Appello presieduta dal giudice Rosa Anna Castagnola, a carico dell’ex governatore Raffaele Lombardo accusato di concorso esterno alla mafia. Un procedimento aperto dopo l’annullamento con rinvio della Suprema Corte di Cassazione della sentenza di secondo grado che aveva visto il politico catanese assolto dall’accusa di concorso esterno e condannato a due anni (con pena sospesa) per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza.
Una sentenza, quella di secondo grado, che a sua volta aveva riformato quella emessa il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato, dal Gup Marina Rizza che lo aveva condannato a sei anni e otto mesi.
Nel ripercorrere i passaggi più importanti delle sentenze che si sono fin qui alternate la Procura generale si è soffermata nelle valutazioni sul capo di imputazione sottolineando come "il concetto di rafforzamento dell'associazione, può trovare sotto il profilo plastico un esempio guardando al mondo della finanza. Pensiamo a cosa accade nel mondo della finanza alle quotazioni in borsa ogni qual volta vengono diffuse notizie su alleanze, fusioni o separazioni. Lo scorso anno, quando si diffuse la notizia della fusione dell'alleanza tra Fiat e Peugeot, le azioni facenti capo al gruppo Fiat Chrysler volarono. Quell'accordo, che poi non è avvenuto, ha avuto l'effetto di far volare le azioni. Questo è quello che riteniamo sia accaduto in concreto in riferimento a un gruppo criminale che si trova a giocarsi, dalla sua, un patto sinallagmatico. E questo è l'effetto che questo patto può avere per l'associazione Cosa nostra".
Secondo la ricostruzione del Pg non è tanto importante concentrarsi se si sia tenuto o meno il summit alla presenza di Lombardo, come indicato nella sentenza di primo grado, ma guardare al fatto complessivo come "tante tessere del mosaico". In risposta alle dichiarazioni spontanee dell'ex Governatore, difeso dal professore Vincenzo Maiello e dall’avvocato Maria Licata, che aveva confutato alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Dario Caruana. Questi aveva riferito di una riunione riservata, in cui si affrontavano argomenti di appalti ed affari, svoltosi nei primi sei mesi del 2003 in una casa di campagna alle porte di Barrafranca. L'incontro sarebbe avvenuto alla presenza del “vecchio boss” del calatino Ciccio La Rocca, il capomafia ennese Raffaele Bevilacqua e il colonnello di Cosa nostra catanese (ormai deceduto) Alfio Mirabile. Caruana avrebbe accompagnato quest’ultimo all’appuntamento, ma sarebbe rimasto fuori “a vigilare” l’ingresso. E nella propria autodifesa Lombardo si è prodigato ad elencare una serie di dettagli, collegati al percorso per raggiungere la dimora e alle inchieste di Ros e Dia che riguardano i protagonisti citati dal collaboratore, che “attesterebbero la falsità di Caruana”.
Inoltre ha evidenziato come nei tabulati telefonici del suo cellulare in quel periodo non ci sia una sola volta una cella d’aggancio con quella zona. Un dato che non ha impressionato l'accusa con la sostituta Pg Agata Santonocito che ha ribattuto come il politico catanese non avrebbe mai partecipato a un incontro del genere lasciando il cellulare acceso.
Proseguendo nella requisitoria, e ripercorrendo proprio il racconto di Dario Caruana, si è evidenziato come i riferimenti fatti da Dario Caruana siano a riscontro del dichiarato di un altro pentito, Santo La Causa.
Questi è uno dei primi a rilasciare dichiarazioni sui possibili contatti tra Lombardo e alcuni dei massimi vertici di Cosa nostra catanese.
La differenza sta nella fonte di quelle informazioni in quanto de relato e, diversamente da Caruana, non vissuta in prima persona.
La Causa avrebbe ricevuto le confidenze da boss di primo piano della mafia, Carmelo Puglisi e da Raimondo Maugeri (ucciso nel 2009). Se il primo gli ha raccontato di un possibile summit a cui avrebbe partecipato Lombardo, è il secondo a dare - secondo la pg Sabrina Gambino - una fondamentale “tessera del mosaico”. La Causa infatti avrebbe incontrato Raimondo Maugeri, pezzo da novanta della corrente Ercolano di Cosa nostra e reggente del gruppo del Villaggio Sant’Agata, nel 2008 appena scarcerato. E in quel dialogo il boss avrebbe detto al collaboratore che “voleva riallacciare i rapporti con Raffaele Lombardo” per poter riorganizzare il clan e quindi rimettere in piedi la forza degli Ercolano dispetto ai Santapaola.
E' questo l'elemento su cui far rilievo, a prescindere dalla partecipazione eventuale al summit dell'ex presidente della Regione Sicilia.
Tra gli elementi ricordati dalle due Pg il dato che "è lo stesso Lombardo ad aver ammesso di aver avuto contatti con esponenti mafiosi di primo livello. Contatti con Rosario Di Dio, anche dopo le vicissitudini giudiziarie di quest'ultimo, contatti con esponenti di primo piano del Calatino; con Raffaele Bevilacqua, con Giugno Giancarlo e Paolo Rizzo. Soggetti conosciuti ai tempi dell'università e poi divenuti esponenti di primo piano dell'organizzazione mafiosa. Ed è così che l'organizzazione mafiosa ha tratto vantaggio dall'amicizia dalla vicinanza e dalla disponibilità di Raffaele Lombardo".
Tra i contatti di alto livello citati dall'accusa quelli con Ciccio La Rocca. "E' lui che ha un rapporto forte con Lombardo - hanno ricordato alla Corte - Un rapporto che viene espresso anche nel racconto di altri collaboratori di giustizia e finiti agli atti del processo". Come ad esempio le dichiarazioni del pentito Francesco Squillaci, detto Martiddina, che ha raccontato di alcuni commenti con il boss di Caltagirone durante un periodo di codetenzione nel carcere di Opera, nel 2010, proprio inerente le vicende giudiziarie legate all’ex governatore Lombardo. Il vecchio capomafia avrebbe detto a Squillaci: “Quello era un cristiano buono ed un amico nostro, mostrandomi a quanto ci teneva a questa persona". Il pentito avrebbe anche appreso dagli Strano di una mobilitazione di tutti i clan per “votare” l’imputato.
La requisitoria proseguirà il prossimo 10 novembre anche se è già immaginabile che sarà necessaria un'altra udienza per arrivare alla richiesta di pena.

Foto © Imagoeconomica

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