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di Karim El Sadi

Ieri la conferenza stampa con Luana Ilardo: “Le responsabilità non sono solo di mafia"

"Chiedo che questo cerchio venga chiuso definitivamente. Ho il diritto di essere serena e ho il diritto di vivere una vita normale. Voglio che venga messo un punto a tutte le varie sfumature del caso sull'omicidio di mio padre". E' determinata Luana Ilardo, figlia di Luigi, il confidente dei carabinieri ed ex boss di Cosa nostra assassinato il 10 maggio 1996. Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha confermato le condanne all'ergastolo per Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola, in qualità di mandanti, Maurizio Zuccaro come organizzatore, ed a Orazio Benedetto Cocimano, come esecutore materiale. Restano però ancora ignoti i nomi di coloro che, presumibilmente all'interno delle istituzioni, hanno rivelato a Cosa nostra la volontà di collaborare con la giustizia di Ilardo, con una prima riunione che si è tenuta il 2 maggio 1996, appena 8 giorni prima della sua morte. La sua collaborazione con lo Stato in realtà era già stata avviata da tempo. Come confidente del colonnello Riccio, prima alla Dia e poi al Ros, aveva contribuito agli arresti di svariati boss e, come dimostrano le sentenze, aveva anche indicato il covo in cui si nascondeva al tempo Bernardo Provenzano.
Anche per questo motivo, Ilardo, era un personaggio scomodo ed andava eliminato.
La sentenza degli “ermellini" non soddisfa pienamente la famiglia Ilardo, come ha ribadito ieri mattina la figlia durante la conferenza stampa organizzata congiuntamente ad ANTIMAFIADuemila, moderata dal capo redattore Aaron Pettinari, presso l'hotel Donna Laura Palace di Roma.
"Al di là delle responsabilità, con la sentenza di ieri devo dire che provo una felicità a metà - ha detto ancora Luana Ilardo -, perché in tutta questa storia sono state investite una quantità di esseri umani incalcolabili, sia da una parte che dall'altra. In queste situazioni gli unici che veramente ne pagano il prezzo sono i familiari, io e i miei fratelli in questo caso". "Ci siamo sentiti confusi e smarriti quando venne ammazzato papà - ha continuato lasciando riaffiorare duri ricordi - le modalità dell'omicidio lasciavano poco spazio a interpretazioni e capimmo subito che si trattava di delitto di mafia. E' in quel momento storico che le istituzioni sarebbero dovute intervenire e prenderci per mano per farci capire che c'è un'altra strada. Avrebbero dovuto dire 'noi non vi lasciamo'". "Questo - ha denunciato la Ilardo - non è mai successo". L'unica persona, ha dichiarato, che le è stata pubblicamente vicina è stato, ed è tuttora, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, poi anche lui intervenuto in conferenza stampa via Skype, che Luana considera un "secondo padre". "Questa mia lotta - ha aggiunto la Ilardo - è stata veramente difficile anche cominciarla perché a 16 anni sapevo di essere una pentola a pressione che prima o poi sarebbe esplosa. Ho dovuto aspettare i tempi delle sentenze per avere delle basi sulle quali appoggiarmi. Quando piano piano è iniziata la mia esposizione mediatica ho avuto paura perché sono andata a toccare terreni minati sia dalla parte della mafia che dalla parte di quello Stato colluso". La figlia del confidente si è poi lasciata trasportare dalle emozioni. "Ogni passo che ho fatto l'ho fatto tremando, ma sono figlia di un uomo che ha mostrato coraggio con le scelte che ha fatto. Chissà se mio padre sarà soddisfatto o contento, se si sentirà un po' più in pace dalla sentenza. Mi auguro che un po' di pace l'abbia trovata", ha detto tra le lacrime Luana Ilardo. "Noi però come familiari - ha aggiunto - la pace ancora non l'abbiamo trovata. Oggi noi la pretendiamo e la meritiamo. Abbiamo necessità che questo capitolo venga chiuso. Spero ci sia un continuo alla sentenza di ieri che non è stata una fine, ma un punto di partenza". A fine intervento Luana Ilardo ha tenuto a ringraziare tutti coloro che le sono stati vicino, come il magistrato, Nino Di Matteo, "che ha parlato di mio padre quando tutti gli altri se ne erano dimenticati". O la famiglia del giovane urologo Attilio Manca e quella del piccolo Claudio Domino. "La nostra, di noi parenti delle vittime, è una missione. - ha concluso la figlia di Ilardo - Auguro a tutti noi di avere giustizia, non sarei felice totalmente se le altre famiglie vittime di mafia non ottengono verità e giustizia".


Ilardo-Borsellino, due delitti stessi mandanti
A intervenire in sala, durante la conferenza stampa, è stato anche l'avvocato della famiglia Ilardo, Felice Centineo, che ha parlato della sentenza della Cassazione. "Sicuramente con la sentenza si è raggiunto un traguardo. Ma si tratta di un punto di arrivo che deve essere anche un punto di partenza", ha detto. "Attenderemo le motivazioni della Corte di Cassazione. Questa sentenza è importante perché da una definitività ad alcune condanne, ma diciamo che le sentenze chiave già le avevamo. Mi riferisco a quelle del processo in abbreviato e quelle della corte d'Assise di Catania". "Dobbiamo attendere che la magistratura e la polizia giudiziaria facciano i dovuti riscontri e speriamo di vedere di andare avanti e permettere alla famiglia Ilardo di sapere la verità". Finché non si scopre tutta la verità, andando alla ricerca di essa, ha aggiunto l'avvocato, "per i familiari, che non dimenticheranno mai il loro congiunto e le sofferenze patite, sarà sicuramente più difficile metabolizzare il loro lutto. C'è sempre una rinnovazione, ogni sentenza, ogni rinvio a giudizio, ogni udienza. Sono un punto d'arrivo e un punto di partenza che per ogni familiare sono molto dolorosi". Parlando dei suoi assistiti, il legale ha detto che "la famiglia Ilardo ha avuto una forza pari e superiore a quella di uomini delle istituzioni. Luigi Ilardo - ha aggiunto - ha sbagliato nella sua vita, è vero, ma ha pagato il suo debito con la giustizia dissociandosi inoltre dalla realtà in cui viveva e per questo è stato ucciso". Felice Centineo ha poi parlato delle analogie tra le stragi del 1992 e il delitto Ilardo. "Le analogie con la strage di via d'Amelio e la strage di Capaci sono tante", ha affermato. "Si tratta di vittime della mafia sicuramente e vedremo se si tratta anche di vittime dello stato. Sia nel caso Borsellino che nel caso Ilardo c'è una responsabilità dello Stato". "Io credo nelle istituzioni - ha tenuto a precisare l'avvocato - e se ci sono responsabilità istituzionali non significa che le istituzioni sono marce, però le finalità e gli elementi sono sicuramente diversi. Prendo le parole di Sergio Lari procuratore di Caltanissetta che disse nell'udienza che aprì il Borsellino Quater che con quel processo non si sarebbe riscoperta tutta la verità ma si sarebbe scoperto il cono d'ombra che c'era su quella verità”.
A parlare di analogie tra il delitto Ilardo e le stragi del '92, in particolare quella di via d'Amelio, è stato anche Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e fondatore delle Agende Rosse. Salvatore Borsellino ha detto chiaramente che i due delitti hanno analogie in merito ai mandanti che gli hanno ordinati. "Gli assassini di Luigi Ilardo sono gli stessi di mio fratello. - ha affermato - Sono quelli che hanno voluto sacrificare Paolo sull'altare di una scellerata trattativa. E non mi riferisco ai mafiosi. I veri assassini di Paolo e Luigi Ilardonon sono all'interno della mafia. Non è naturale che quando una persona capisce di avere sbagliato e di voler collaborare con lo Stato si viene uccisi". Borsellino si è poi rivolto direttamente a Luana che ha invitato sul palco in via d'Amelio lo scorso 19 luglio. "Luana non accontentarti della sentenza di ieri. Tu ed io dobbiamo lottare perché quella parte marcia dello Stato che ha voluto la morte dei nostri cari deve venire a galla. Sino ad oggi non è stato fatto abbastanza, né per trovare gli assassini di mio fratello da parte della procura di Caltanissetta né per trovare quelli di tuo padre. Non erano in tanti a sapere della volontà di tuo padre di collaborare quindi non è difficile capire da che porta sono venute quelle rivelazioni sulla futura collaborazione". "Così come è stato affrettato l'omicidio di tuo padre è stato affrettato quello di mio fratello. Noi dobbiamo combattere fino all'ultimo giorno della nostra vita fino a che ne avremo forza la strada della verità e della giustizia che la tua famiglia ha percorso è la stessa della mia. Non importa se non riuscirò a vedere con i miei occhi l'accertamento della verità - ha concluso Borsellino visibilmente emozionato - l'importante è che la vedrete voi e chi come voi crede in questi valori".

Foto © Our Voice

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