di Aaron Pettinari

Condannati Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola Maurizio Zuccaro, Orazio Benedetto Cocimano

Sulla morte del confidente Luigi Ilardo (ucciso la sera del 10 maggio 1996) non si sa ancora tutto, ma la sentenza di Cassazione di oggi è sicuramente un importante passo. I giudici della Prima sezione penale (presidente Monica Boni e relatore Magi) rigettando i ricorsi presentati dalle difese confermando le condanne all'ergastolo per Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola, in qualità di mandanti, Maurizio Zuccaro come organizzatore, ed a Orazio Benedetto Cocimano, come esecutore materiale. L'accusa al centro del processo era quella di concorso in omicidio pluriaggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e dalla finalità di agevolare Cosa Nostra.
La Procura generale di Cassazione, rappresentata da Mariella De Masellis, aveva chiesto l'inammissibilità dei ricorsi presentati.
Nei primi due gradi di giudizio era stata ricostruita l'intera vicenda di Ilardo che per tre anni è stato confidente del colonnello dei carabinieri Michele Riccio. Tre anni durante i quali, sotto il nome di “fonte Oriente” aveva fatto arrestare boss di prima grandezza nelle province di Messina, Catania e Caltanissetta. Come è stato accertato in precedenti processi grazie alle sue rivelazioni si sarebbe potuti arrivare con undici anni di anticipo alla cattura di Bernardo Provenzano a Mezzojuso, il 31 ottobre 1995.

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Luana Ilardo


A raccontare le modalità dell'omicidio diversi collaboratori di giustizia. Al delitto avrebbero preso parte anche Maurizio Signorino e Pietro Giuffrida, entrambi poi deceduti. Per lo stesso delitto il 19 maggio del 2014 il Gup di Catania, Sebastiano Fabio Di Giacomo Barbagallo, ha condannato, col rito abbreviato, a 13 anni e quattro mesi di reclusione, il boss 'pentito' Santo La Causa, che aveva organizzato dei sopralluoghi per compiere l'agguato, ma che fu poi bypassato nella commissione del delitto a causa di un'improvvisa accelerazione dovuta proprio al sospetto che Ilardo avesse l'intenzione di collaborare con la giustizia.
De Masellis, riguardo all'improvvisa accelerazione, oggi ha ricordato l'ipotesi rappresentata da Nino Giuffré sulla fuga di notizie che sarebbe pervenuta da ambienti giudiziari nisseni. Una fuga di notizie di cui parlò anche il colonnello Michele Riccio. "Benché esplorata - ha detto rivolgendosi alla corte - non ha condotto a piste che colleghino l'omicidio ad altri ambiti. Resta il dato che il 2 maggio Ilardo si è recato a Roma per parlare della sua collaborazione. Pochi giorni dopo il suo rientro in Sicilia fu ucciso. E la necessità dell'accelerazione va letta anche in relazione a quella che è la cronologia degli eventi".
I supremi giudici hanno respinto i ricorsi degli imputati già condannati ciascuno all'ergastolo con sentenze emesse dalla Corte d'Assise di Catania del 21 marzo 2017 e della Corte d'Assise d'Appello del 3 aprile 2019, condannandoli anche al pagamento delle spese processuali.

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Felice Centineo


"Questa è una sentenza importante, segna una pietra miliare - ha commentato Felice Centineo, legale della famiglia Ilardo - Ma è un omicidio su cui va fatta completa chiarezza, ma il risultato è già importante con le condanne dei boss di Cosa nostra". Soddisfatta in parte Luana Ilardo, figlia di Luigi, presente in aula: "E' una prima sentenza che ci restituisce un pezzo di giustizia, ma non ancora tutta. Perché ci sono altre responsabilità che devono essere trovate e domande che devono trovare una risposta". E' notorio che Ilardo nel suo contributo aveva anche fornito indicazioni sui rapporti tra mafia, politica ed anche quelli con la massoneria. E' chiaro, dunque, il motivo per cui Ilardo era scomodo. Ed è altrettanto evidente che qualcuno lo ha tradito. Chi? E perché? Anche per riflettere su questi argomenti, la famiglia Ilardo ha organizzato domani una conferenza stampa sulla sentenza di Cassazione dove interverranno proprio Luana, Felice Centineo a rappresentare lo Studio Legale Tamburello Avellone Centineo, Giorgio Bongiovanni (direttore della Rivista ANTIMAFIADuemila) e, in video collegamento, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino e fondatore delle Agende Rosse.

Foto © Imagoeconomica/Emanuele Di Stefano

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