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di Karim El Sadi
Al centro dell'indignazione la trattativa di vendita all'Egitto, sbloccata da Conte, di due fregate italiane

"Questo governo ci ha traditi". Sono parole che pesano come macigni, quelle pronunciate nel corso di un'intervista a Repubblica, dai genitori di Giulio Regeni: Paola e Claudio. Troppe le promesse disilluse fatte dai governi sinora susseguitisi, l'ultimo il Conte bis. Tante le parole e pochi, pochissimi i fatti. Ma mai fino ad ora il comportamento dell'esecutivo sulla ricerca della verità e sui rapporti con il regime di Abdel Fattah Al Sisi, aveva così indignato i familiari del giovane ricercatore friulano. A scatenare l'ira di Paola Deffendi e Claudio Regeni è stata la vendita a Il Cairo di due fregate Fremm, importanti navi militari costruite in Italia da Fincantieri. Vendita sbloccata, scrive Repubblica, da una telefonata, avvenuta domenica, tra il premier Giuseppe Conte e il presidente egiziano Al Sisi dopo che nei mesi scorsi era stata congelata per le posizioni contrarie di Liberi e Uguali e alcuni deputati del M5S e Pd. Un affare di importanza significativa volto a calcificare la già stretta alleanza economico-militare tra Roma e Il Cairo che non ha mai, e qui risiede l'indignazione dei Regeni, collaborato in questi 4 anni con i pm romani alle indagini sulla morte del loro figlio. Insomma "profit first", prima il profitto. Nel frattempo però ieri sera il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta Erasmo Palazzotto (LeU) ha chiesto la convocazione "urgente" del premier Giuseppe Conte a Palazzo San Macuto proprio per riferire degli affari italiani con l'Egitto e ribadire le priorità del governo nella ricerca di verità e giustizia sull'omicidio del giovane.
"Ci sentiamo traditi. Ma anche offesi e indignati dall’uso che si fa di Giulio" ha dichiarato la famiglia Regeni. "Perché ogni volta che si chiude un accordo commerciale con l’Egitto, ogni volta che si certifica che quello di Al Sisi è un governo amico, tirano in ballo il nome di Giulio come a volersi lavare la coscienza. No, così non ci stiamo più". "Le navi e le armi che venderemo all’Egitto - hanno spiegato - serviranno per perpetuare quelle violazioni dei diritti umani contro le quali abbiamo sempre combattuto". "Lo abbiamo detto dal principio: la nostra battaglia non è soltanto per Giulio ma per tutti i Giulio di Egitto", hanno affermato Paola e Claudio riferendosi agli altri sequestri di persona avvenuti per mano delle autorità egiziane dal 2016 ad oggi, l'ultimo dei quali lo studente e attivista dell'università degli studi di Bologna Patrick Zaki, detenuto e torturato in Egitto da inizio febbraio.
Sia nel caso Regeni che negli altri casi di sequestro e sparizione di persone in Egitto le autorità egiziane hanno sempre fornito una collaborazione insufficiente o pressoché inesistente. Mentre dall'altra parte del Mediterraneo, in Italia, i Regeni sono sempre stati tranquillizzati da ministri e vice ministri sulla volontà di andare a fondo nelle indagini. Parole al vento.
"Ora, però, è stato raggiunto il limite - hanno dichiarato Paola, Claudio e l’avvocato Alessandra Ballerini - Non ci presteremo mai più a nessuna presa in giro da parte degli esponenti di questo governo".

Foto © Imagoeconomica

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