di Aaron Pettinari
Il lavoro positivo della nuova direzione del Dap
La sua scarcerazione era stata uno scandalo. Adesso però per il boss di Palermo Francesco Bonura, luogotenente di Bernardo Provenzano, condannato in via definitiva nel 2012 per associazione mafiosa ed estorsione a 18 anni e 8 mesi di carcere, si riaprono le porte del carcere. La decisione è stata presa dal magistrato di Sorveglianza di Milano che ha revocato la detenzione domiciliare disposta lo scorso aprile "per motivi di salute" e sul presupposto del rischio di contagio per il Covid-19.
Un provvedimento che aveva suscitato non poche polemiche in quanto il capomafia, che era detenuto al 41 bis, fu rispedito nella propria abitazione a Palermo con tanto di autorizzazione "ad uscire dal domicilio per accompagnare i propri familiari dal dentista o in altre visite mediche, e a recarsi fuori Palermo per partecipare a matrimoni, battesimi, funerali, nonché ai festeggiamenti del '25 e 26 dicembre, della domenica di Pasqua e lunedì dell’Angelo'".
Decisiva per la nuova valutazione del giudice l'applicazione del decreto antimafia approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 9 maggio, su proposta del ministero della Giustizia, che ha disposto la rivalutazione delle scarcerazioni alla luce della mutata situazione sanitaria e dell'attenuarsi del rischi legati al contagio da Covid-19, e che ha attribuito al Dipartimento amministrazione penitenziaria il potere di iniziativa nell'indicare ai magistrati di sorveglianza soluzioni sanitarie idonee per consentire il rientro dei boss scarcerati per motivi di salute negli istituti di pena. Bonura era ai primi posti dell'elenco predisposto la scorsa settimana dal vice capo del Dap Roberto Tartaglia.
In particolare il Dipartimento ha indicato "la disponibilità" per la sua "collocazione" nei "reparti di medicina protetta degli ospedali Sandro Pertini di Roma e Belcolle di Viterbo, per il trattamento delle patologie del condannato". Secondo il magistrato di sorveglianza, per Bonura "non sussistono più i presupposti per il mantenimento dell'eccezionale regime di esecuzione penale", alla luce del fatto che "si assiste sull'intero territorio nazionale a una significativa diminuzione dei contagi e delle infezioni da Covid-19, come confermano i dati riferiti alla Regione Lazio" e soprattutto alla provincia di Viterbo dove "viene rilevata una diffusione prossima allo zero".
Il provvedimento, giunto dopo le polemiche degli ultimi mesi, è la dimostrazione pratica della responsabilità che il vecchio Dap (con al vertice Basentini), e di riflesso anche il ministero della Giustizia, tra scarsa programmazione, disorganizzazione e circolari fuorvianti, aveva avuto nelle scarcerazioni che si sono fin qui susseguite. Le decisioni saranno sempre prese dai giudici, nel rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, ma con una maggior completezza delle informazioni fornite ai Tribunali di sorveglianza, si è già visto il cambio di passo della nuova gestione delle carceri che vede l'impegno di Dino Petralia, insediatosi nei giorni scorsi al vertice del Dap, e del suo vice, Roberto Tartaglia.
Foto © Imagoeconomica
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