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di AMDuemila
“Voglio solo esprimere la mia solidarietà al collega Di Matteo sulla cui onorabilità e sulle cui capacità nella lotta alla mafia nessuno deve avere dubbi. Quello che dice Di Matteo è grave”. Il sostituto procuratore generale di Napoli, Catello Maresca, in un’intervista al giornale juorno.it, non ha commentato le dichiarazioni del consigliere togato Nino Di Matteo nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sulla mancata nomina al Dap nel 2018, ma ha tenuto ad esprimere solidarietà al magistrato palermitano. Durante l’intervista, il magistrato passa poi a commentare le rivolte e le scarcerazioni dei boss degli ultimi giorni. “Non sono contento di quanto sta accadendo. A me pare sia grave per la credibilità dello Stato. - ha detto - Lei conosce forse qualcuno in questo Paese felice di apprendere che mafiosi d’ogni risma escono dal carcere perché stanno poco bene o perché c’è pericolo che possano essere contagiati dal Coronavirus? Perché forse lo Stato non è capace di assicurare giuste cure ai detenuti nel circuito carcerario?”. Secondo il magistrato “le scarcerazioni dei boss sono un vulnus che deve essere sanato. Lo scaricabile della politica su chi è colpevole di queste scarcerazioni non contribuisce a fare chiarezza in quel che accade e a fermare questa fuga di massa dalle carceri di gente pericolosa socialmente. Ancora mi chiedo come si fa a scarcerare Pasquale Zagaria”. Manesca ha poi commentato la circolare del Dap del 21 marzo: “C’è una circolare del Dap del 21 marzo che fa confusione e getta la croce addosso ai magistrati circa la gestione della crisi sanitaria determinata dalla emergenza Covid-19. Si cominci a chiudere questa parentesi di confusione - ha proseguito - e a trattare in maniera seria, ordinaria, la scarcerazione di chiunque è in condizione di salute talmente gravi che sono incompatibili con la detenzione”. Per il magistrato “queste condizioni le accertano professionisti in campo medico, non lo decidono al Dap. E al Dap non possono scaricare sui magistrati queste decisioni. In un Paese serio, ognuno con serietà deve assumersi la responsabilità dei propri comportamenti. E l’Italia è un Paese serio”. Sempre riguardo alla circolare del Dap del 21 marzo, Maresca ha spiegato gli effetti di quella lista di 370 detenuti dei circuiti di Alta sicurezza che potrebbero essere scarcerati e che “ha causato un corto circuito istituzionale. Sarebbe stato lecito attendersi una progettualità anche su questo versante. Se ci sono così tanti mafiosi che chiedono il differimento della pena forse sarebbe il caso che più organi dello Stato collaborino per capire se ne ricorrono le condizioni”. Riguardo l’introduzione del parere della Dna sulle decisioni di scarcerazioni dei boss, Maresca ha detto: “L’idea è buona, mi chiedo perché non è venuta prima”.
Un altro argomento affrontato dal sostituto procuratore generale durante l’intervista è stato quello inerente alla minaccia social ricevuta contro la sua persona. “Non ci spaventano le minacce reali di mafiosi, figuriamoci quelle virtuali sul web da parte di ignoranti che spesso si nascondono dietro identità fasulle. Saranno i magistrati a capire se e che cosa c’è di vero dietro queste minacce ed insulti sui social network. E chi ha sbagliato, come sempre pagherà. - ha poi concluso - A me interessa la solidarietà e l’affetto di migliaia di persone che mi scrivono e mi chiedono di fare esattamente il mio lavoro di servitore dello Stato indossando la toga. A me fa piacere la solidarietà dei colleghi, membri del Csm, avvocati uomini delle Istituzioni. Io devo rendere conto, e lo faccio ogni giorno, solo allo Stato, di cui sono un servitore”.
(5 maggio 2020)

Foto © Imagoeconomica

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