di AMDuemila
Ad accendere la miccia la sospensione dei colloqui coi familiari
Manifestazioni sedate dalla polizia
Il "panico" da Coronavirus (nuovo COVID-19) è penetrato sin dentro le mura delle patrie galere. Da ieri pomeriggio, in 27 istituti penitenziari del Paese, sono in corso violente proteste dei detenuti. Ad accendere la miccia della “rivolta dettata dal panico di pandemia”, come l’ha descritta Giuseppe Di Carlo, segretario generale del coordinamento nazionale polizia penitenziaria, è stato l’annuncio di alcune delle misure straordinarie previste dal Dpcm anti-coronavirus per gli istituti carcerari. In particolare il punto relativo alla sospensione dei colloqui con i familiari fino al 31 maggio 2020 che saranno sostituiti con colloqui per collegamento video (via Skype) o telefono.
Altissima la tensione a Modena. Nel carcere di Sant’Anna i detenuti, circa un centinaio, hanno scatenato un’accesa rivolta contro gli agenti di polizia penitenziaria.
Addirittura è emerso che durante i disordini fossero morte sei persone (tre di loro decedute questa mattina in ospedale). Oggi, però, fonti del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) affermano che la causa del decesso per alcuni di loro non sarebbe riconducibile alle colluttazioni (non sarebbero stati trovati segni di lesioni), ma si ipotizza la morte per abuso di farmaci. Alcuni detenuti, infatti, si erano appropriati di medicinali dalla farmacia interna alla struttura. Per quanto riguarda un terzo detenuto, rinvenuto in stato cianotico, allo stato sono ancora sconosciute le ragioni della morte. Intanto la Procura ha avviato un'inchiesta su quanto accaduto nel carcere emiliano. I reati ipotizzati sono resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata.
Registrati scontri anche a Pavia dove i carcerati hanno preso in ostaggio due poliziotti per poi rilasciarli solo dopo alcuni minuti. Disordini, infine, nelle carceri di Frosinone, Poggioreale, Bari, Foggia, Napoli, Vercelli e Palermo nelle quali i detenuti hanno provocato diversi danni alle strutture dando alle fiamme anche i materassi. Negli istituti di detenzione del capoluogo siciliano, in particolare nel carcere Ucciardone, alcuni prigionieri per protesta hanno tentato la fuga forzando la recinzione dell'istituto di pena. Un tentativo sventato sul nascere dalla polizia penitenziaria e dalle forze dell’ordine giunte in massa in tenuta antisommossa che hanno circondato la prigione e bloccato le strade circostanti. Lo stesso è avvenuto a Foggia dove alcuni detenuti sono riusciti ad evadere, salvo poi essere subito bloccati dai poliziotti. A Milano, invece, nel carcere di San Vittore alcuni carcerati sono saliti sui tetti gridando "libertà, libertà" e altri hanno dato fuoco ad alcune celle.
Nonostante i vari disordini in gran parte dei centri di detenzione italiani, dopo lunghe trattative con i questori e i procuratori delle rispettive città, in nottata l’allarme rivolta è rientrato e anche i carcerati sono tornati nelle loro celle. Ma all’esterno le proteste dei familiari non cessano. Nella casa circondariale di Poggioreale (Napoli), ad esempio, i familiari hanno esposto striscioni chiedendo l’indulto o l’amnistia. Proprio su questo punto è intervenuto a Il Corriere della Sera Mauro Palma, garante dei detenuti che ha dichiarato la sua totale contrarietà all'ipotesi di amnistia per scongiurare il sovraffollamento degli istituti di pena e la proliferazione di un eventuale contagio. “Non ci sono le condizioni, e si rischia di far balenare illusioni che susciterebbero altre situazioni di criticità. - ha spiegato - E’ sbagliato persino parlarne”. Nel corso della sua intervista Palma ha fatto chiarezza su alcuni punti della vicenda invitando la collettività alla razionalità. “E’ giusto prendere precauzioni anche all'interno delle carceri. - ha affermato - La situazione è a rischio anche a causa di una cattiva comunicazione”. Per quanto riguarda il blocco degli incontri diretti fino al 22 marzo secondo Palma "può avere un senso se nel frattempo l'amministrazione penitenziaria si impegna perché siano realmente sostituiti con i colloqui a distanza", i quali però "devono essere estesi a tutti, e non riservati ai circuiti della media sicurezza" come avviene adesso. "Anche i reclusi in alta sicurezza devono averli" ha sottolineato il Garante. Quanto invece alla possibilità di sospendere i permessi premio e le uscite in semilibertà, per Palma la decisione “è sottoposta al vaglio dei magistrati di sorveglianza, senza automatismi", e questo "significa decidere situazione per situazione, distretto per distretto".
Foto © Imagoeconomica
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