di AMDuemila
''Finanziata da Gelli e Ortolani. D'Amato organizzatore''. L’ex primula nera Paolo Bellini ritenuto esecutore.
I parenti delle vittime: "Si potevano risparmiare 10-15 anni"
All’apertura dell’anno giudiziario il Procuratore generale Ignazio De Francisci lo aveva annunciato parlando di una “chiusura imminente di una prima parte delle indagini” sui mandanti della strage di Bologna del 2 agosto 1980 che provocò la morte di 85 persone e il ferimento di altrettante 200.
Ieri mattina la Procura generale di Bologna ha chiuso le indagini, notificando quattro avvisi di fine indagine in confronti di uomini dei servizi segreti, della massoneria, e del mondo dell’imprenditoria.
Fra questi emergono nomi ultra-noti della storia d'Italia come il Maestro Venerabile della Loggia P2 Licio Gelli (già condannato come depistatore dell'attentato), il suo braccio destro Umberto Ortolani (già accusato ma poi prosciolto), il potentissimo capo dell’ufficio Affari riservati del Viminale, Federico Umberto D’Amato, e il piduista senatore del Msi, Mario Tedeschi. Tutti indagati, anche se poi la loro posizione verrà archiviata perché deceduti, per essere stati finanziatori o mandanti della strage che avrebbero agito in concorso con l’ex di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini (proclamatosi più volte innocente), anche lui inserito nel registro degli indagati, ritenuto uno degli esecutori della strage insieme ai Nar già condannati (Gilberto Cavallini, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini).
Secondo i procuratori generali, Nicola Proto e Umberto Palma, che hanno firmato l’avviso di fine indagini, attraverso varie e complesse operazioni sarebbero stati movimentati ingenti flussi di denaro (si parla di alcuni milioni di dollari). Soldi che sarebbero partiti sostanzialmente da conti riconducibili a Gelli e Ortolani e alla fine destinati, indirettamente, ai terroristi dei Nar e a coloro che sono indicati come organizzatori, ovvero dire D'Amato e Tedeschi. La Procura generale di Bologna aveva avocato a sé l'inchiesta sui mandanti, partita da una corposa memoria difensiva presentata alla procura di Bologna dai legali dell'Associazione dei familiari delle vittime del 2 Agosto, nell'ottobre del 2017 dopo che la Procura ordinaria aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo. Le indagini sono state condotte dalla guardia di finanza, dalla Digos e dal Ros.
Gli altri tre indagati per depistaggio e false informazioni ai pm
Nell’ambito dell’inchiesta risultano altri 3 indagati. Si tratta di Quintino Spella e Piergiorgio Segatel, indagati per depistaggio e Domenico Catracchia che dovrà rispondere di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini in corso. Per quanto riguarda l'ex 007 Quintino Spella, dirigente del Centro Sisde di Padova all'epoca dell'attentato, la procura generale di Bologna nell'avviso di conclusione indagini scrive che Spella "negava il vero sostenendo di non avere incontrato nel luglio e nell'agosto 1980 (in particolare, nei giorni 15, 19 e 21/7 e 6/8) il magistrato di sorveglianza in Padova, Giovanni Tamburino, che lo aveva reso edotto di quanto appreso da Vettore Presilio,detenuto nel carcere di Padova, e in particolare: della preparazione di un attentato di notevole gravità, la cui notizia avrebbe riempito le pagine dei giornali di tutto il mondo, nonché del progetto di attentato al Giudice Stiz che lo stesso gruppo terroristico aveva in programma dì compiere". Mentre l'ex carabiniere Segatel, per i magistrati, avrebbe dichiarato il falso al fine di ostacolare le indagini quando smentì Mirella Robbio (moglie dell'esponente di Ordine nuovo, Mauro Meli), la quale affermò che Segatel le fece visita poco prima del 2 agosto, dicendole che "la destra stava preparando qualcosa di veramente grosso" e chiedendole di riprendere i contatti con l'Msi di Genova e con gli amici del marito per "cercare di capire cosa fosse in preparazione". Segatel ha inoltre negato, secondo gli investigatori bolognesi mentendo, di essere andato a trovare Robbio dopo la Strage, dicendole "hai visto cosa è successo?" o una frase simile. Per gli inquirenti, infine, Segatel avrebbe mentito ancora quando ha dichiarato che la sua prima visita a Robbio era stata fatta per chiedere informazioni sull'omicidio del magistrato Mario Amato, e non per saperne di più sulla Strage che si stava preparando. L'ultimo dei presunti mentitori finiti sotto indagine è Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli a Roma, il quale avrebbe detto il falso negando di aver dato in affitto un appartamento nella strada romana, tra il settembre e il novembre 1981. Inoltre, secondo i procuratori sarebbe stato reticente, rifiutandosi di spiegare modalità e ragioni per cui Vincenzo Parisi, funzionario di pubblica sicurezza e poi direttore del Sisde, "si serviva di tutta l'agenzia" dello stesso Catracchia e, comunque, non avrebbe spiegato la circostanza, emersa in un'intercettazione ambientale, per cui Parisi si avvaleva dei suoi servizi per l'attività immobiliare.
Le parole dei famigliari delle vittime
L'Associazione dei parenti delle vittime della Strage del 2 agosto ha accolto con soddisfazione la chiusura delle indagini della procura di Bologna su mandanti, organizzatori, finanziatori ed esecutori dell'attentato. "Siamo molto contenti" ha detto all'Agi, Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione. Oggi "si apre un capitolo nuovo e uno spiraglio sui mandanti. Grazie alla Procura generale che ha ritenuto di andare avanti nelle indagini che altrimenti sarebbero state archiviate". L'esito delle indagini "è nella direzione dei documenti che avevamo predisposto noi per la Procura. Il problema - ha concluso - è che sono passati 40 anni, forse se ne potevano risparmiare 10-15".
Foto © Ansa
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