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di Umberto Rosso - 28 giugno 2008
L'allarme di Ingroia "Con quelle leggi è il deserto del diritto"
"Lo Stato ha tagliato i fondi, da luglio saranno bloccate le intercettazioni"



CHIANCIANO TERME
- Va al congresso di Sinistra Democratica, prende la parola nel «covo» di comunisti perché «magari è uno degli ultimi spazi di parola per noi magistrati», e demolisce fra gli applausi ad una ad una tutte le ultime sortite di Silvio Berlusconi sul terreno giudiziario. Quindi, Antonio Ingroia, pm antimafia di punta a Palermo, tratteggia la sua allarmatissima radiografia: «Siamo ben oltre ormai le leggi ad personam e l'assedio alla libera informazione. Siamo all'anno zero della legalità, al deserto dei diritti. E purtroppo è in atto un tale meccanismo di assuefazione che neanche ce ne accorgiamo». Standing ovation e abbraccio di Claudio Fava, leader di Sd e amico del magistrato, «mi ha invitato ed eccomi qui - racconta Ingroia, ben consapevole delle polemiche cui rischia di esporsi - ma sono pronto a raccogliere un invito anche da un partito di maggioranza, per andare a spiegare le stesse cose. Non mi ero tirato indietro quando si era trattato di polemizzare anche con Prodi e Mastella».
E se la sua analisi sembra richiamare certe tesi del «regime» morbido, care a Bertinotti o a Di Pietro, Ingroia scende nel dettaglio della trincea palermitana per far capire come vanno le cose. Urgente il blocca-processi? Decreto per fermare le intercettazioni? «Non mi pare affatto che siano queste le emergenze. A Palermo, fra un mese, saremo costretti a fermare le intercettazioni. Ma non quelle per le veline. Quelle contro la mafia, quelle che hanno portato in galera Riina e Lo Piccolo. Ma perché nessuna parla di questo?». Succede che, siccome microfoni e apparecchiature per l'ascolto ambientale vengono affittate da privati, e siccome lo Stato ha tagliato i fondi, le ditte non hanno più intenzione di far credito al Palazzo di giustizia di Palermo e quindi hanno annunciato lo sciopero delle intercettazioni da luglio. Però arriveranno i soldati contro le cosche. «Inutile. Funzionò nel '92, oggi non serve a nulla. Oggi che si torna indietro nella lotta alla mafia. Il 41 bis per esempio è solo un fantasma di quel che era». La mafia, denuncia Ingroia, «è tornata nei salotti, ad allearsi con la massoneria, ma di questo non si deve parlare». Il blocco dei processi per un anno? Un favore a Cosa nostra, perché «si fermano i giudizi per bancarotta, usura, estorsione, prostituzione, tutti reati-satellite della mafia». Il silenzio stampa su intercettazioni e procedimenti giudiziari? «Il diritto all'informazione non è dei giornalisti ma dei cittadini. Chissà quanti porti delle nebbie e quanti insabbiamenti facili ora ci dovremo aspettare». Conclusione, sconsolata: «Così si apre un baratro fra istituzioni e cittadini, e la sete di giustizia e verità resta inappagata».

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