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di Virginia Piccolillo - Intervista
Consigliere Sebastiano Ardita, ha visto la protesta degli avvocati?
Un fatto grave perché, al di là della divergenza delle idee, più che una protesta mi è sembrata una richiesta di esclusione che sa tanto di messa al bando. Tutti a parole desideriamo dibattito e democrazia, ma poi si finisce per fare ostracismi. E meno male che questo avviene nel nome della difesa della libertà....

Davigo li accusa di dilazionare i tempi per guadagnare di più?
Quanti imputati che temono di essere condannati, piuttosto che utilizzare agli strumenti dilatori che la legge consente loro, decidono di rinunciarvi e farsi condannare? Qui si tratta di raccontare ciò che accade nella realtà sulla base di un sistema che funziona male, non certo di accusare una categoria di professionisti.

I magistrati dovrebbero reagire?
A differenza degli avvocati, hanno opinioni diverse in merito alla prescrizione, e questo già è indicativo. Non si tratta di difendere posizioni, ma di evitare che si pensi di poter zittire chi non la pensa allo stesso modo. È una questione di metodo prima ancora che di merito. Se si vuol difendere una libertà, - quella di potersi difendere nei processi -, occorre anche rispettarne un’altra: quella di ricordare che esistono anche altre garanzie e diritti, come quelli delle vittime dei reati o dei semplici cittadini che vorrebbero certezza del diritto. Si parte con un dibattito su demo- crazia e si finisce poi con il fare ostracismi in nome della difesa della libertà

Lo stop alla prescrizione servirebbe ad accelerare i processi?
Sicuramente occorrono anche importanti modifiche al rito processuale per fare sì che possa avere concreti effetti positivi. Ma neppure si può sostenere che la prescrizione, così come è adesso, sarebbe un fattore di accelerazione dei processi, inducendo i giudici a celebrarli più in fretta per non farli prescrivere. Chi la pensa così evidentemente ritiene che il giudice abbia la bacchetta magica e che il problema dei tempi dipenda solo da lui.

Però il governo pensa a stabilire termini per la lunghezza dei processi e di punire il giudice che li sfora.
È assurdo. E non è la prima volta che sento parlarne, senza tener conto del fatto che i tempi derivano dalle notifiche, dai termini e da tutte le attività dibattimentali che le parti hanno diritto di chiedere. Mi sembra un po’ come voler replicare l’editto del gran cancelliere Ferrer che nel 1628 volle stabilire per decreto il prezzo del pane, come se domanda, offerta e ricavi fossero variabili indifferenti: la conseguenza fu il tumulto di San Martino, quindi meglio lasciar perdere....

Tratto da: Il Corriere della Sera

Foto © Ansa

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