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di Aaron Pettinari
Il padre dell'agente: "Devo essere io a cercare giustizia su omicidio e depistaggio"

E' un'udienza lampo quella che si è tenuta davanti al giudice del tribunale civile di Palermo, Paolo Criscuoli, per la richiesta di risarcimento danni da 50mila euro presentata dai familiari dell'agente Antonino Agostino, (ucciso il 5 agosto 1989 insieme alla moglie, incinta, Ida Castelluccio a Villagrazia di Carini) all'ex poliziotto Guido Paolilli.
Il giudice nelle prossime settimane deciderà se accogliere la richiesta e sentire Paolilli, la cui posizione, nell'indagine per favoreggiamento in concorso aggravato, fu archiviata dalla Procura di Palermo per avvenuta prescrizione. "Ci ho dovuto pensare io a trascinarlo davanti ad un giudice - ha commentato Vincenzo Agostino, padre del poliziotto, a fine udienza - Questa richiesta di risarcimento danni, la citazione di Paolilli, non è solo una ricerca di verità e giustizia sul depistaggio che c'è stato nelle indagini sulla morte di Nino ed Ida ma anche un modo per dare anche impulso all'altro procedimento di cui siamo in attesa e che vede indagati i mafiosi (Nino Madonia e Gaetano Scotto, ndr). Ma io non posso far questo da solo. Ho bisogno che lo Stato si schieri al mio fianco e che in qualche maniera porti alla luce questi depistaggi che ci sono stati". Il pensiero, oggi, va anche a sua moglie Augusta: "Lei vuole verità e giustizia anche oltre la morte e questo passo che oggi abbiamo fatto è anche per lei, affinché possa riposare in pace". Adesso, dunque, non resta che attendere. Se Paolilli sarà chiamato a testimoniare dovrà dare una spiegazione a quella famosa intercettazione con il figlio, durante una trasmissione televisiva, nel 2008, in cui rivelava di aver pigliato e stracciato "una freca di cose" dall'armadio di casa Agostino.
agostino vincenzo verita giustiziaDalle indagini condotte dalla Procura di Palermo, di cui si dà atto nella richiesta di archiviazione per estinzione del reato per l’intervenuta prescrizione, era emerso che Paolilli frequentava Agostino prima della sua morte. Ufficialmente era in servizio alla questura de L’Aquila ma venne chiamato a Palermo subito dopo il duplice omicidio e aggregato alle indagini.
Ma le anomalie investigative sulle indagini sono soprattutto altre, come ad esempio il verbale di relazione scritto dallo stesso Paolilli ed inviato al dirigente della Squadra Mobile. Un documento dove si dà atto che nel corso delle indagini erano state "effettuate tre perquisizioni presso quella abitazione (di Agostino, ndr) e, solo nel corso della terza, durante la quale a differenza delle altre partecipava anche lo scrivente, in uno stanzino venivano rinvenuti 6 fogli su cui l'Agostino aveva scritto di proprio pugno, tra l'altro, di temere per la propria incolumità”.
Quei fogli, tuttavia, non sono più ricomparsi, e considerata la conversazione fra Guido Paolilli e il figlio, sarebbero stati distrutti.
Ora l'ex poliziotto, oggi in pensione, potrà essere chiamato a dare una spiegazione davanti ad un giudice senza poter trovare riparo dietro la "facoltà di non rispondere".

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