di AMDuemila
La sorella Ilaria: "Dopo 10 anni di processi spero che Stefano abbia giustizia"
"Sono momenti di estrema tensione perché sono passati 10 anni. Ormai mi sembra tutto chiaro ed evidente e che Stefano sia morto per le conseguenze di un pestaggio. Spero che possa avere giustizia e possa riposare in pace". E' questa la speranza espressa da Ilaria Cucchi appena dopo che i giudici della corte d'assise di Roma si sono ritirati in camera di consiglio per la sentenza in merito a 5 carabinieri.
"Dopo 10 anni dalla morte di Stefano, dopo anni di processi sbagliati, la verità innegabile è entrata finalmente in un'aula giudiziaria - aveva commentato precedentemente - La speranza è che oggi si faccia davvero giustizia per il rispetto della memoria di Stefano, per la nostra famiglia e per tutti coloro che hanno dato l'anima e si sono sacrificati per arrivare a far emergere la verità. Abbiamo capito in questi anni che chiedere allo Stato di giudicare se stesso è difficile". Dieci anni in cui la speranza si accendeva e si spegneva repentinamente. "Il momento più difficile è stato nell'ottobre 2014 con l'assoluzione al primo processo. Ma quello che doveva essere la fine di tutto, e' stato invece un nuovo inizio dato che ha smosso le coscienze facendo sollevare un moto di indignazione popolare arrivando al processo vero. Il mio pensiero va a Casamassima e Rosati, i primi che hanno rotto il muro del silenzio pagando un prezzo altissimo".
Anche i genitori del geometra Rita Calore e Giovanni Cucchi hanno lasciato un commento prima della sentenza: "Nostra figlia Ilaria è un angelo, ci ha dato la forza di andare avanti e cercare la verità. Quello che abbiamo giurato davanti a quel corpo massacrato e' che non ci saremmo mai fermati e cosi' faremo, andremo sempre avanti. Oggi ci auguriamo una svolta, i dati sono tutti a favore di una sentenza positiva, pero' ci sono dei segnali...". "Attendiamo questa sentenza con molta agitazione - hanno aggiunto i genitori - ma il fatto di avere come parte civile alcuni ministeri in altri processi e' molto positivo perché vuol dire che dopo 10 anni finalmente lo Stato e' vicino a noi e non siamo più soli".
Nella giornata di oggi sono attese due sentenze. Nell'aula bunker di Rebibbia, è attesa dopo le 18 la sentenza della prima Corte d'Assise nel processo a cinque carabinieri, per due dei quali (Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, ndr) la Procura ha chiesto la condanna a 18 anni di carcere per omicidio preterintenzionale per il pestaggio ai danni di Stefano la notte del suo arresto. Per Francesco Tedesco, il militare che nel corso del procedimento ha accusato i due colleghi, la procura ha chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto, sul reato di omicidio preterintenzionale, e la condanna a tre anni e sei mesi per il reato di falso nella compilazione del verbale di arresto. Di quest'ultimo reato, ma secondo il pm con responsabilità maggiori, risponde anche il maresciallo Roberto Mandolini, all'epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l'arresto. Per Mandolini l'accusa ha invece chiesto otto anni di carcere e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Infine la procura ha chiesto il non doversi procedere, per intervenuta prescrizione, sul reato di calunnia nei confronti di Mandolini, Tedesco e Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, a giudizio per le bugie contro i tre agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso del primo processo.
Sempre a Roma, ma in corte di appello, arriverà oggi l'ultima pronuncia sui medici dell'ospedale Sandro Pertini che ebbero in cura Stefano prima della morte. Nei loro confronti, però, i reati sono entrati in prescrizione.
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