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Il pentito nisseno rivela: "Nel 2000 dovevamo uccidere Guarnotta"
Indagato per strage ex poliziotto
di AMDuemila

Con il deposito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia ed ex agente di polizia penitenziaria Pietro Riggio al processo d'Appello "Capaci bis" era scontato ma adesso c'è anche l'ufficialità: l'ex poliziotto accusato dal pentito è indagato per strage in concorso e associazione mafiosa dalla Procura di Caltanissetta. Secondo quanto riportato dall'agenzia Adnkronos i pm nisseni contestano all'ex poliziotto, operativo fino al 2002, il ruolo di "compartecipe e esecutore materiale della strage".
Come riportato dall'agenzia lo stesso poliziotto, interrogato dai magistrati il 6 marzo scorso, si sarebbe proclamato innocente pur ammettendo di aver conosciuto Riggio nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere nel 1998 e di aver avuto il soprannome il "turco" proprio nell'istituto penitenziario. Tuttavia avrebbe detto di non aver mai fatto confidenze sulla strage di Capaci e sul suo coinvolgimento ("Non so proprio perché Riggio mi abbia tirato in ballo in queste vicende").

La strage ed i servizi libici
Intanto nuovi elementi emergono sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia. Parlando della strage del 23 maggio 1992 Riggio, sempre secondo quanto riferito dall'Adnkronos, avrebbe tirato in ballo anche i "servizi segreti libici". A riferirgli tutto sarebbe sempre stato l'ex poliziotto il quale non gli avrebbe mai espressamente detto che era presente alla strage di Capaci: "Mi disse che si erano avvalsi per la strage di Capaci dei servizi segreti libici".
Quel fatto fu commentato anche con un altro codetenuto di Riggio, di cui il pentito avrebbe fatto il nome, e che a sua volta conoscerebbe l'ex poliziotto ("Glielo raccontai e questi mi disse che effettivamente il suocero dell'ex poliziotto era un appartenente ai servizi segreti libici").
Secondo il racconto di Riggio ai magistrati, il codetenuto confermò che l'ex poliziotto "era un appartenente del Sismi e che il suocero era nei servizi libici e che stava a Catania".
Secondo il pentito nella strage di Capaci sarebbe stata coinvolta anche una "donna appartenente ai servizi segreti libici". Avrebbe saputo dall'ex poliziotto che "per le operazioni particolari si avvaleva spesso di una donna che faceva parte dei servizi libici, anche lei coinvolta nella strage di Capaci". Un dettaglio non di poco conto, la presenza della donna, se si considera che le analisi su alcuni reperti recuperati nelle vicinanze del cratere portarono all'isolamento del dna di una donna della quale, fino ad oggi, mai nessun collaboratore aveva mai parlato.

Provenzano ed i carabinieri
Nell'interrogatorio con i magistrati il pentito ha raccontato di essersi deciso a parlare con il dottor Luciani anche motivato da segnali come l'esito del processo trattativa Stato-mafia. Così avrebbe riferito che i Carabinieri, tra la fine degli anni Novanta e l'inizio del 2000, "non avevano alcun interesse a catturare Bernardo Provenzano", il capomafia corleonese arrestato poi nel 2006. Riggio ha raccontato di essere stato "rimproverato" dall'ex poliziotto "per il fatto di avere collaborato con i Carabinieri" esprimendosi in questi termini: "Hai finito di cercare Provenzano? In realtà non hanno alcun interesse alla sua cattura". E sarebbe stato avvisato che "tale collaborazione avrebbe potuto costargli la vita". Dopo la scarcerazione, l'ex poliziotto avrebbe reclutato il mafioso per fare parte di una non ben identificata struttura dei Servizi che si occupava della ricerca di latitanti.

L'attentato a Guarnotta
Tra i particolari riferiti anche la volontà di Cosa nostra, nel 2000, di uccidere l'ex giudice istruttore Leonardo Guarnotta, oggi in pensione, ed in passato, assieme a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello, membro del pool antimafia che ha istruito il Maxiprocesso di Palermo.
La fonte sarebbe stata sempre l'ex poliziotto. "Ricordo che venne a casa mia - ha raccontato il pentito - siamo intorno al 2000, mi tranquillizzò dicendomi che sarei tornato in servizio che la 'nostra organizzazione' aveva bisogno di fare favori alla politica quando ve ne era la necessità. Segretamente mi disse che era stato incaricato ad uccidere il giudice Guarnotta (Leonardo, ndr) e che a tal fine aveva già eseguito un sopralluogo nei pressi di un 'palazzo', ritengo fosse quello dove abitava il magistrato".
E poi ancora: "Ricordo che ci trovavamo in un bar di via Rosso di san Secondo, vicino a un giornalaio. Mentre parlavamo fece anche uno schizzo che riproduceva la zona dove si trovava il palazzo cui ho fatto cenno. Con una scusa mi allontanai, dicendo che dovevo andare a prendere mio figlio e che sarei tornato da lì a poco". Poi Riggio avrebbe nuovamente incontrato l'ex poliziotto: "Mi disse che il piano era già stato elaborato, io avrei avuto il compito di aspettarlo dopo il delitto nei pressi di un'area di sosta sita nelle vicinanze della Galleria Tre Monzelli, direzione Sud per accompagnarlo a Resuttano dove avrebbe trovato poi rifugio nella casa di campagna di mio padre che io gli avrei messo a disposizione".
Parlando della strage di Capaci Riggio ha anche riferito quelli che furono i commenti da parte del boss nisseno Piddu Madonia che la definì "una grande minchiata". Secondo quanto riportato dalle agenzie il collaboratore di giustizia avrebbe detto ai pm: "Dopo le stragi del 1992 andai a trovare Madonia (Piddu, ndr) a Longare di Vicenza dove era latitante e gli portai 20 milioni di lire che avevo ricevuto. In effetti lui dopo tali eventi dovette lasciare Bagheria dove era stato per tanto tempo latitante e riparò in provincia di Vicenza. Quando mi recavo a trovarlo a Bagheria, circa una volta a settimana, in genere trovavo soggetti locali di cui non ricordo il nome".

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