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di Jean Georges Almendras - Foto
Orrore. Orrore degli orrori. Orrori di ieri, ma anche di oggi perché sono gli orrori delle dittature militari che non si dimenticano, rimangono impressi nella nostra memoria, sebbene ci sia chi vorrebbe - ostinatamente e in maniera machiavellica - cancellarli dalla nostra memoria (dalla memoria collettiva). Come se cancellandoli (con decreti, manipolazioni politiche o sotterfugi legali), tutti quegli indescrivibili orrori svanissero dall'anima dei popoli. Dei popoli latinoamericani vittime del saccheggio, del genocidio, con particolare accanimento. Accanimento che si è scagliato su uomini, donne, bambini e bambine.
Orrore degli orrori.
Insieme ai giovani di Our Voice abbiamo visitato il "Museo della Memoria, dittatura e diritti umani", un'iniziativa promossa dalla "Fundación Celestina Pérez di Almada", a seguito della scoperta dell'Archivio del Terrore, il 22 dicembre del 1992, come strategia di lotta contro l'impunità delle violazioni dei Diritti Umani commessi nella seconda metà del secolo scorso sotto il governo dittatoriale del Generale Alfredo Stroessner, dal 1954 al 1989.
Un vecchio casolare in Via Chile 1072, al centro della città di Asuncion, rappresentò durante la dittatura militare uno degli edifici scenario degli orrori. Siamo stati lì. Ci sono venuti i brividi, perché la vibrazione del dolore è ancora percepibile in ogni punto dell'edificio. Un edificio che dall'esterno non lascia intuire gli orrori inimmaginabili vissuti tra quelle mura.
Orrore degli orrori.
In quel vecchio casolare era in funzione la Dirección Nacional de Asuntos Técnicos (DNAT). Un vecchio casolare dove l'apparato repressore del Piano Condor mise in atto la più grande tortura ai danni di circa 8.000 esseri umani che sono passati per le sue viscere. Un vecchio casolare costruito da una rinomata famiglia di Asuncion negli anni ‘30. Successivamente fu affittato al Governo di Alfredo Stroessner che installò lì la sede della Dirección Nacional de Asuntos Técnicos, un sinistro organismo con un alone di morte e di tormento. Un sinistro organismo destinato all'eliminazione degli oppositori al regime dittatoriale e di tutti coloro che erano animati da ideali del marxismo leninismo. Così dispotico. Così criminale.
Orrore degli orrori.
Siamo entrati: i giovani che non hanno vissuto nella propria carne le dittature militari e noi più anziani che abbiamo vissuto quei tempi di terrore, nei nostri paesi di residenza. Lì, le nuove generazioni hanno scoperto l’orrore. Attraverso fotografie, riportanti le rispettive storie, di desaparecidos e torturati: esseri umani in preda a delle bestie. Alla mercé della repressione. I visitatori trovano davanti ai loro occhi le stesse pareti, alcune delle stesse celle di tortura e in una vetrina gli attrezzi utilizzati per i tormenti. È un Museo della Memoria che permette veramente di addentrarsi nel passato, per conoscere nel minimo dettaglio, tutte le cose che accaddero lì. Le cose che in quei giorni tutti sapevano e le cose che in quei giorni tutti ignoravano (o occultavano), perché la repressione operava nell'ambiguità: nel silenzio, nella menzogna, nei discorsi ufficiali adornati sempre da rose e colori. Quando in realtà non c’erano né rose né colori, c’erano morti, persecuzioni e soprusi fisici bestiali.
Un vecchio casolare al cui interno (e anche all’esterno) venivano spezzate vite e schiacciati idee e diritti. Un vecchio casolare, oggi sede di un Museo, che oggi schiaffeggia il presente, affinché la memoria sia un sentiero verso la giustizia e non un sentiero che conduce all’oblio. Quell’oblio, quel voltare pagina, che in tanti si augurano. Quei tanti in uniforme e in giacca e cravatta seduti nel sistema politico, nel governo e nei balconi del potere economico.
Orrore degli orrori.


Quel vecchio casolare che rappresentò uno dei bracci della Dottrina della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, padrona in quei giorni (e in questi, benché non sembri), rimase in funzione fino al 23 dicembre del 1992, appena un giorno dopo il ritrovamento degli Archivi del Terrore da parte del dottor Martín Almada, in un operativo giudiziale diretto dal giovane Giudice Agustín Fernández al quale parteciparono anche esponenti dei Diritti umani, tra cui la senatrice Carmen di Lara Castro che affrontò con grande coraggio le autorità poliziesche che negavano l'esistenza di istituzioni repressive.
Orrore degli orrori.
In quel vecchio casolare, oggi Museo (di cui è direttrice Rosa Palao), 17 anni dopo la dittatura stronista, incontriamo Martín Ibarrola.
Ibarrola, responsabile del Museo, ci racconta che sono anni che riceve visitatori e che in tutto questo tempo, i visitatori che non vissero i giorni di dittatura si sono sommati ai visitatori vittime della dittatura. Le vittime degli orrori: i sopravvissuti. I sopravvissuti che gli parlano delle loro sofferenze, e che si sfogano davanti a lui con pianti commoventi. Le vittime che gli confidano i propri tormenti e quelli altrui. Le vittime che gli raccontano le storie dei py ragué (informatori infiltrati), dei familiari dei detenuti. Storie che non saranno mai aneddoti, perché sono racconti di sangue, dolore e morte, racconti del terrore, di uomini e donne che soffrirono l’azione di una repressione estesa non solo in Paraguay, ma anche in Uruguay, Argentina, Brasile, Cile e Bolivia. I territori preferiti dal terribile Piano Condor.
Ibarrola non fu torturato, ma suo padre sì. Ibarrola non fu rinchiuso in quelle celle di tortura né sottomesso alla ‘picana’ nei genitali; né fu soffocato in acque piene di sangue e vomito di altri sottomessi a supplizio, ma sente nella sua anima la sofferenza di tutti loro. Ibarrola è un vero confessore dell'orrore. Di quell'orrore che non deve essere dimenticato; che non deve essere cancellato; che non deve essere mal interpretato; che non deve essere manipolato. Ibarrola è un testimone degli orrori passati ed è anche un operatore dei diritti umani per antonomasia.
Orrore degli orrori.
Il vecchio casolare non ha oramai segreti, perché i segreti sono stati già rivelati, divulgati e diffusi in tutto il mondo. Segreti di orrori che denunciamo e denunceremo sempre, fino a quando i responsabili saranno affidati alla giustizia.
Orrore degli orrori, della dittatura militare in Paraguay. Una dittatura sanguinaria. Perversa. Criminale. Come tutte le dittature imposte dall'impero del Nord.

Foto © Our Voice e Leandro Gómez

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