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"La mafia non è più quella di una volta". E' questo il titolo del nuovo film del regista Franco Maresco, in concorso alla 76ma Mostra del Cinema di Venezia. Protagonisti del film, prodotto da Rean Mazzone per Ila Palma, sono la fotografa Letizia Battaglia e Ciccio Mira, l’impresario di cantanti neomelodici già protagonista di “Belluscone”.
La pellicola è cofinanziata dall’assessorato al Turismo della Regione attraverso la Sicilia Film Commission, nell’ambito del progetto Sensi contemporanei, ed è stata selezionata in concorso.
Il docufilm trova la sua ispirazione nel 2017, a 25 anni dalle stragi di mafia del 1992 in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, e gli agenti delle rispettive scorte. E' in quel tempo che il regista, Franco Maresco, ha sentito la necessità di trovare una forma stilistica capace di raccontare un pezzo di storia, andando oltre la semplice commemorazione celebrativa, che negli ultimi anni è stata dirompente ad ogni 23 maggio o 19 luglio.
Un impulso importante all'opera viene dato dalla fotografa Letizia Battaglia, da sempre impegnata nella lotta contro la mafia, la fotografa palermitana di fama internazionale - definita nel 2017 dal New York Times una delle “11 donne che hanno segnato il nostro tempo” - alla quale il museo Maxxi di Roma sta dedicando una grande mostra.
E' lei la protagonista della storia a cui viene affiancata, in parallelo, la figura altrettanto forte quanto periferica, proveniente dall’altra barricata: quel Ciccio Mira, già protagonista di Belluscone (altro film di Maresco), “mitico” organizzatore di feste popolari di piazza e impresario di “artisti” neomelodici - cantanti di musica pop-napoletana.
La storia attraversa il tempo e racconta anche il mutamento dello stesso Mira, finito per qualche mese in galera, a causa delle solite frequentazioni e parentele in odore di mafia, spesso coinvolto in situazioni in cui si vociferava di messaggi ai detenuti attraverso le sue manifestazioni, le trasmissioni televisive e radiofoniche di cui è il mattatore indiscusso, conduttore e produttore insieme al suo inseparabile alter ego Matteo Mannino. Situazioni spesso salite alla ribalta, sotto i riflettori delle cronache locali.
Un personaggio che ha una luce propria, che ispira una sua particolare “empatia”, nonostante le sue idee nostalgiche della mafia di una volta, una presenza dalla quale Maresco ha la capacità di tirare fuori tutto un altro mondo. Ora, Mira, sembrerebbe cercare, infine, il riscatto, come uomo e come manager. Si è preso cura (si fa per dire...) di un suo nuovo pupillo, il giovane Cristian Miscel, spesso soggetto a crisi psicotiche, in particolare quando la madre e il suo impresario, non possono garantirgli la presenza sul palcoscenico; vuole organizzare un singolare evento allo Zen, in occasione delle celebrazioni che ricordano i due martiri uccisi dalla mafia.
Il centro nevralgico su cui ruota il racconto è lo sviluppo materiale e culturale degli ultimi, ormai, 27 anni di mafia e antimafia, seguiti alla strage di Capaci e a quella di via d’Amelio. Il tutto prende corpo in una realtà incarognita e cinica, sulle orme del cambiamento globale seguito all’avvento delle nuove tecnologie, dei nuovi media e forme politiche, che vede come protagonisti principali l’ottantenne fotografa palermitana e il settantenne organizzatore di feste di piazza.
Tramite il racconto di queste due figure antitetiche si racconta anche la storia di un territorio, quello del Sud, che presenta paradossi e contraddizioni ma anche grandi spunti che si riflettono nella storia del Paese.
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