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di Fabio Repici
Tra archivi di Stato e posti al ministero da rinnovare

Mentre sta per nascere un nuovo governo, che nelle parole del Presidente incaricato si intesta l’esigenza di “novità”, ritengo necessario sollecitare al prof. Conte e alle forze politiche che lo sosterranno la necessità che tali novità si rendano visibili (anche) nel contrasto alla criminalità organizzata.

Due sono le richieste.

1. Assodata la lieta novella che il ministero dell’Interno sarà liberato dalla presenza infausta di Matteo Salvini (lì messosi in mostra per i suoi contatti con pregiudicati inseriti in pericolosi ambienti criminali milanesi, la frequentazione di locali pubblici brianzoli in odor di 'ndrangheta - come documentato in puntuali articoli dal bravissimo Fabrizio Gatti - e l’occhiolino strizzato ai neofascisti di CasaPound, mai sloggiati dall’immobile abusivamente occupato a Roma), è il caso che quel ministero venga liberato dal sottosegretario Luigi Gaetti (al quale Salvini aveva fatto assegnare proprio la delega per la lotta alla mafia) e da Giuseppe De Salvo, stretto collaboratore di Gaetti nella delicatissima materia dei testimoni e collaboratori di giustizia. A rendere ciò necessario non è solo la cattiva prova data nella vicenda dell’omicidio a Natale scorso a Pesaro di Marcello Bruzzese (fratello di un pentito) ma anche (e secondo me soprattutto) il fatto che De Salvo dal 1992 fosse capocentro a Messina di quel Sisde che vedeva ai vertici Bruno Contrada.

conte giuseppe consultazioni c imagoeconomica

Senza tacere che Giuseppe De Salvo dovrà con ogni probabilità (più che con ogni probabilità) deporre davanti alla Dda di Messina sull’omicidio del giornalista Beppe Alfano (commesso a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio 1993) e davanti alla Corte di appello di Reggio Calabria, nello scandaloso giudizio di revisione avviato in favore del capomafia barcellonese Giuseppe Gullotti. Va detto, peraltro, che alle indagini su quel delitto, come dimostrato dagli atti della Dda di Messina, De Salvo si interessò congiuntamente al pubblico ministero Olindo Canali, che oggi è indagato dalla Dda di Reggio Calabria per corruzione in atti giudiziari anche per essersi messo a disposizione di Gullotti per fargli ottenere la revisione sull’omicidio Alfano. Sul punto alla commemorazione delle vittime della strage di via D’Amelio il Presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, chiamato politicamente in causa per quelle presenze al Viminale, mostrando apprezzabile umiltà aveva promesso che avrebbe affrontato la questione. E quindi confido che anche il Presidente Morra, nella sua veste politica e parlamentare, si saprà fare carico di questo appello.

2. Da anni tutti i governi hanno promesso ai familiari delle vittime di mafia e di terrorismo che avrebbero reso disponibili tutti i documenti presenti in tutti gli archivi di organi di Stato per aiutare l’accertamento della verità sugli innumerevoli crimini che, con la fattiva complicità di infedeli rappresentanti istituzionali, hanno inondato di sangue la storia dell’Italia repubblicana. Il nuovo governo Conte, senza proclami preventivi, inveri concretamente quella promessa. A cose realmente fatte avrebbe la gratitudine non solo dei familiari delle vittime ma di tutta la Nazione.

La redazione di ANTIMAFIADuemila aderisce all'appello dell'avvocato Fabio Repici

Foto © Our Voice/Imagoeconomica

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