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Our Voice incontra la figlia del Che
di Daiana Carracedo e Nicolás Pereiro - Video

Un pomeriggio da noi molto atteso perché avremmo incontrato di persona la figlia del Che. Essendo giovani, non abbiamo vissuto l'epoca di suo padre. Ma sì abbiamo nella nostra memoria, ed anche nei nostri cuori, la rivoluzione che il Che portò avanti. Ed oggi è lui ad ispirarci, trasformando quei proiettili in arte. Custodendo dentro di noi il suo lascito: il sentimento di rivoluzione, ma oggi senza violenza.
Solamente un popolo colto può essere davvero libero”. Con la frase di José Martí, apostolo della rivoluzione cubana, come lei lo definisce e a cui il Che spesso si ispirava, ha avuto inizio l’incontro.
La dottoressa Aleida lavora da anni in un progetto chiamato “Yo sì puedo” (Io si posso), per alfabetizzare i nostri popoli. Non solo le lingue della colonizzazione, spagnolo, inglese, portoghese, francese. Ma anche le lingue autoctone della regione.
"L'obiettivo era portare una luce di verità alla gente” ci dice la dottoressa. “Ma nel processo ci siamo resi conto che c'erano persone che non andavano a studiare o rifiutavano la questione e non ne conoscevamo il motivo. Perché normalmente l'essere umano desidera sapere. Investigando ci siamo resi conto che molte di queste persone non venivano semplicemente perché non vedevano. La maggior parte sono realmente molto umili. Per credo religioso ritenevano che la loro infermita´ era dovuta ad una punizione divina o che comunque quello era il loro destino. Non potevano immaginare che il problema si poteva risolvere con una semplice operazione. Ed è lì che ha avuto inizio il progetto "Operazione miracolo" per intervenire chirurgicamente su chiunque lo avesse voluto. In forma gratuita ovviamente. Il collegio dei Medici latinoamericani reagirono al riguardo. A volte sono molto reazionari. Sono una élite. Loro hanno sempre paura che noi possiamo togliere loro i clienti. Non si rendono conto che noi non abbiamo clienti, abbiamo pazienti. E questa è una notevole differenza”.

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Aleida ci ha raccontato anche che a Cuba esisteva già la scuola latinoamericana di medicina, dove oltre 1000 medici argentini si sono laureati. Ma quando arrivavano qui, avevano molti problemi con il titolo. Quindi bisognava riscattare anche questi ragazzi "Perché voi sapete che la società capitalista ti consuma. Quando tu arrivi con tutti i tuoi sogni e la voglia di fare del bene, la vita ti pone ostacoli ed in qualche modo a volte vince su di te. Così abbiamo creato le brigate "Che Guevara" per raggiungere quelle zone del paese di più difficile accesso verso i meno protetti”.
Diceva sempre il Che che non conosci mai davvero un popolo fin quando non ci lavori vicino. Per tale ragione ci sembrano molto importanti le missioni umanitarie che porta avanti insieme alla fondazione "Un mundo mejor es posible” (Un mondo migliore è possibile), nella provincia di Cordoba.
Aleida ci ha raccontato aneddoti sottolineando l'importanza di ascoltare e rispettare le lotte dei popoli originari. Per loro non esistono le frontiere, esistono solo nella nostra mente. Ed attualmente sono loro i più grandi difensori della nostra Madre Terra.
L’America latina è un popolo che sa di resistenza, di lotta. Ma ha anche un problema: Ci dividiamo molto velocemente. Quelli che diciamo essere di sinistra molte volte dimentichiamo il perché e per chi lavoriamo. Quando la gente non ci identifica, non esistiamo”, ha proseguito la donna.
"È bello vedere come un uomo è capace di lasciarsi dietro un'immensa città come Buenos Aires e andare su un'isoletta dei Caraibi a lottare per un ideale. A volte la gente non riesce a capire la grandezza di quell'essere umano" ci dice la figlia del Comandante Che Guevara parlando di suo padre.

Tratto da: ourvoice.it

Foto © Our Voice

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