di Davide de Bari
Dopo il secondo giro di consultazioni i dem decidono di affidare l’incarico a Conte
Oggi alle ore 9.30 Giuseppe Conte salirà al Quirinale dal presidente della Repubblica per ricevere l’incarico di governo. La decisione di scegliere nuovamente Conte, come presidente del Consiglio e quindi dando vita a un nuovo governo Conte, è arrivata dopo una lunga e frastagliata trattativa tra M5s e Pd. Subito dopo la crisi del governo giallo-verde, innescata dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha sfiduciato Conte, i dem hanno conferito l’incarico al loro segretario Nicola Zingaretti di intavolare una trattativa con i pentastellati. Il presidente della Regione Lazio fin dall’inizio ha sempre bocciato il ritorno di Conte come presidente dell’esecutivo, ma su questo punto il M5s non ha mai ceduto il terreno. I due partiti hanno continuato a dialogare, alternando momenti intensi e di rottura, ma poi dal Pd è arrivata una apertura a un nuovo esecutivo guidato da Conte. “Abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del M5s di indicare in quanto partito di maggioranza relativa il nome del presidente del Consiglio dei ministri. - ha dichiarato Nicola Zingaretti - Questo nome ci è stato indicato dal M5s nei giorni scorsi”. La contropartita dei dem è ottenere ministeri chiave come quello dell’Economia e Interni. Anche se all'interno delle richieste del capo partito pentastellato, Luigi Di Maio, c'è proprio la carica del Viminale, che quindi non dovrebbe più ricoprire il ruolo di vicepremier. Sarà comunque Conte a decidere il ruolo che ricoprirà Di Maio, se ci sarà un solo vicepremier o no. Però quello che è certo è che una “riduzione” a ministro del capo dei M5s avrebbe un significato politico che non lascia dubbi. Infatti, l’esperienza del governo giallo-verde ha creato una figura come quella di Conte che piace al popolo e questo andrebbe a minare la leadership di Di Maio. Si è visto nella gestione della trattativa con i democratici. Conte fin dall’inizio ha sempre voluto riutilizzare la formula del governo precedente con due vicepremier, per rivendicare la figura di terzo tra i due partiti. Ma per Zingaretti non è possibile in quanto l’avvocato del popolo è stato comunque “indicato” dal M5s. Di Maio sicuramente resterà nel governo, ma probabilmente non da vice presidente. Quindi, secondo Zingaretti ci dovrebbe essere un solo posto da vicepremier che toccherebbe assegnarlo al Pd (Dario Franceschini), come ha chiesto nei giorni scorsi.
Al governo giallo-rosso vorrebbero prendere parte i partiti minori come +Europa e LeU. “La trattativa è partita a due ed è rimasta tale. - ha detto Emma Bonino, esponente di +Europa - A questo punto, quando ci diranno quali sono gli obiettivi del governo giallorosso vedremo che fare”. Si è detta disponibile anche LeU che potrebbe giocare la partita decisiva per avere la maggioranza in Senato. Parlando di poltrone, Pietro Grasso potrebbe sedersi al ministero della Giustizia mentre Fassina all’Economia.
Queste le ipotesi che troveranno conferma o no nei prossimi dieci giorni. Tempo che probabilmente sarà concesso dal Colle a Conte per stilare il programma e la formazione della lista dei ministri. Il Quirinale vorrebbe un accordo “programmatico” che non lasci dubbi sull’azione di governo.
Foto © Imagoeconomica
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