di Aaron Pettinari
I giudici sono entrati in camera di consiglio
E' attesa nel pomeriggio la sentenza d'appello del cosiddetto processo sulla trattativa Stato-mafia, che si celebra in abbreviato, nei confronti dell'ex ministro della Dc, Calogero Mannino, che si trova a rispondere del reato l'art.338, violenza o minaccia a corpo politico dello Stato. Secondo l'accusa avrebbe dato l'input al "dialogo" tra pezzi delle istituzioni e la mafia nella stagione delle stragi.
In primo grado Mannino era stato assolto dal gup Marina Petruzzella "per non aver commesso il fatto". Questa mattina il collegio presieduto da Adrian Piras ha sciolto la riserva e deciso di non rinnovare l'istruzione dibattimentale per acquisire i verbali del neo collaboratore di giustizia Filippo Bisconti, secondo cui l'ex politico era "affiliato, uomo d'onore del suo paese... quello dove è nato e cresciuto". Dichiarazioni, dunque, che non entrano nel processo.
I giudici dunque sono entrati in camera di consiglio per decidere sulla sentenza che dovrebbe essere emessa nel primo pomeriggio.
Lo scorso 6 maggio, al termine della requisitoria, i sostituti pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici avevano chiesto la condanna a 9 anni di reclusione (cosi' come chiesto dai pm in primo grado). La difesa, rappresentata dal professore Carlo Federico Grosso e Grazia Volo, ha invece chiesto la conferma della sentenza di primo grado, ovvero l'assoluzione, nei confronti del loro assistito.
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