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di AMDuemila
"Resistere, resistere, resistere" erano le sue parole nella battaglia contro le leggi vergogna ai tempi di Berlusconi.

"Resistere, resistere, resistere, come sulla linea del Piave". Le parole di Francesco Saverio Borrelli nel suo celebre discorso da procuratore generale della Corte d'Appello, nel 2002, a difesa dell'indipendenza della magistratura tornano oggi nella mente degli italiani, per ricordare il magistrato, deceduto questa mattina presso l'Istituto dei Tumori di Milano, dove si trovava ricoverato.
Un magistrato integerrimo, padre del pool Mani Pulite, con una carriera vissuta praticamente nelle aule di giustizia del tribunale di Milano dove è stato pretore, giudice fallimentare e poi civile, pubblico ministero, procuratore capo dal 1988 fino alla nomina di procuratore generale nel 1999.
Borrelli è morto all'età di 89 anni. Lascia la moglie Maria Laura, i figli Andrea e Federica e quattro nipoti. Figlio e nipote di magistrati e a sua volta con un figlio magistrato, Borrelli, trasferitosi a Firenze, ha studiato al conservatorio (la musica, insieme alla montagna, è stata una delle sue passioni) e si è laureato in legge con una tesi su 'Sentimento e sentenza'. Relatore fu Piero Calamandrei.
Il suo primo processo importante fu quello sull’omicidio di Luigi Calabresi, ma il suo nome è profondamente legato alla stagione di Tangentopoli, creando il pool composto da Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo e Gerardo D’Ambrosio. Una squadra a cui si aggiunsero poi Ilda Boccassini, Tiziana Parenti, Paolo Ielo, Armando Spataro e Francesco Greco, attuale capo della procura milanese.
Tra le dichiarazioni celebri dell'ex magistrato c'è quella rilasciata il 20 dicembre 1993, prima delle elezioni che avrebbero portato Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Suona come un messaggio ai partiti: "Chi sa di avere scheletri nell'armadio, vergogne del passato, apra l'armadio e si tiri da parte. Tiratevi da parte prima che arriviamo noi".

Foto © Imagoeconomica

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