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di Jean Georges Almendras - Video e Fotogallery
“Sueño Blanco”; opera teatrale che unisce il passato con il presente, per la vita


Talento. Forza. Impegno. Libera espressione.
Sono questi alcuni degli elementi più rilevanti nella presentazione di Our Voice in uno degli edifici dell'ex ESMA (che negli anni della dittatura militare argentina fungeva da centro segreto di detenzione).
Una presentazione che ancora una volta, ha meritato gli applausi della platea, come chiara dimostrazione della perseveranza del Movimento per crescere e superare se stesso (come Movimento Culturale), non è più oramai solo un obiettivo, ma è un dato di fatto. Un fatto tangibile. Un fatto dimostrato che li obbliga letteralmente a trovare (in un futuro), strade di espansione e diffusione molto più aperti e più estesi, dentro la società sudamericana, ed europea (perché definitivamente - gradualmente, ed a passi da gigante - il gruppo di giovani, Our Voice, sta raggiungendo un livello interpretativo sempre più professionale. E se a ciò aggiungiamo le tematiche da loro trattate e l’impegnativo contenuto delle loro rappresentazioni, il risultato, in pochi anni, sarà decisamente più che sorprendente.
E se il loro scopo principale è quello di creare coscienza tra i giovani del mondo, l'obiettivo si sta raggiungendo (e si raggiungerà) senza paure e senza lasciarsi intimorire dai naturali ostacoli dell'incomprensione o della mancanza di mezzi per poter arrivare al grande pubblico.
La sera del 22 marzo, nell'edificio dell'Ecunhi, sede negli anni settanta di una sinistra struttura della Scuola di Meccanica dell'Armata dell'Av. Libertador, di Buenos Aires, i giovani di Our Voice hanno portato in scena l'opera "Sueño Blanco".
Portando inoltre sulla scena la forza ed il seme per portare avanti il difficile compito di convocare i giovani (attraverso l'arte), per non dimenticarsi del passato, per continuare a costruire il futuro, partendo dal presente.
Giovani tra i 13 e i 28 anni (e una bambina di 10 anni di nome Yasmin), hanno brillato sullo scenario e fatto risplendere le loro idee e valori, che hanno trasmesso con sensibilità unica. Quella sensibilità attivista che in questa occasione ha contato con l'appoggio e la partecipazione dalla platea, e successivamente anche sullo scenario, del giovane onduregno Salvatore Zúñiga, figlio dell'attivista lenca Berta Cáceres assassinata da sicari nella sua terra natale, l'Honduras, solo perché lottava per la sua comunità, perché difendeva la sua terra e perché si opponeva tenacemente alla costruzione di centrali idroelettriche da parte di multinazionali affamate di investimenti ed indifferenti verso le rivendicazioni dei popoli che abitano quelle terre da tempi ancestrali.



Il cast di Our Voice, Movimento fondato e capeggiato dalla giovane Sonia Tabita Bongiovanni non ha deluso se stesso e neanche la platea. La messa in scena è stata in linea con la tradizione dell'arte teatrale, ed i testi, hanno fatto da presentazione della loro ideologia e della loro essenza, come gruppo giovanile laico ed artistico, ma completamente impegnato nelle cause sociali, per la libertà e per la giustizia "per costruire un mondo migliore" come ha espresso Sonia Bongiovanni in chiusura di spettacolo.
Un padre, militare di professione (Diego Grachot), che dialoga con sua figlia adolescente (Sonia Bongiovanni), ed un "Sueño Blanco", sono state la colonna portante di una storia, commovente (e coinvolgente). Una storia di confronto tra il passato tenebroso di un uomo in uniforme, orgoglioso del suo lavoro patriottico di salvare l'Argentina dal flagello marxista degli anni settanta ed una figlia che gli recrimina il suo passato e gli rinfaccia il suo comportamento contro la vita e contro la libertà. Un confronto, eccellente nell’interpretazione: scandito dal dramma politico e umano, come risorsa o strumento per far capire allo spettatore che l'opera teatrale va molto oltre al preservare la memoria dei terribili fatti accaduti in quello stesso luogo, l'edificio dell'Ecunhi, nell'ex ESMA.
L'ottima interpretazione di Diego e Sonia sono state la lettera di presentazione di una serata forte del messaggio e della capacità interpretativa, considerando che tutti i giovani in scena non sono attori professionisti, condizione che li esalta ancora più.
Giorgio David, di solo 13 anni, nel ruolo del militare (nei suoi anni di gioventù) ha spiccato nella sua interpretazione. La forte dose di drammaticità nella scena ha aiutato a capire alla platea i livelli raggiunti dalla violenza castrense, che dovettero subire le generazioni che intraprendevano una carriera militare, che sarebbe sfociata poi nella sinistra e criminale dittatura degli anni settanta, che lasciò in Argentina un saldo di oltre 30 mila desaparecidos.
L'evocazione di quel passato nell’opera "Sueño Blanco" è stata la chiave per aprire una porta alla quale si sono affacciati personaggi e storie: Ramiro e Patrizio hanno dato vita ad una commedia del sapore di un telegiornale attuale dove uno degli intervistati rappresenta una nota figura, non solo per le sue risposte e le sue massime, ed il suo istrionismo (molto bene interpretato dal giovane attore), bensì perché personificava una figura chiave dei nostri giorni e dell'Argentina di oggi: Mauricio Macri. Emilia a sua volta rappresentava (con successo) una rappresentante del governo argentino, con un testo azzeccato e rivelatore, della drammatica realtà sociale del popolo argentino ma da un'esclusiva visione filogovernativa. Commedia e parodia intrecciate.
Successivamente, dalla mano di Leandro sono entrati in scena i rappresentanti dell'arte musicale: Juan Manuel cantautore e Mariana, entrambi con la chitarra in mano. Entrambi con un messaggio cantato basato sulla denuncia, mettendo in evidenza con lo stile proprio del cantautore, una preoccupante realtà nazionale, da qualsiasi lato la si guardi.
Intercalando la commedia (la parodia), e l'arte musicale, padre e figlia hanno continuato la loro storia e ad un certo punto sugli schermi sono apparse le immagini degli anni del terrore, quando le Madri di Plaza de Mayo, con Nora Cortiñas in testa, si appellavano drammaticamente al giornalismo internazionale come unica speranza, in quei giorni, per sapere dov'erano i loro figli sequestrati dai “grupos de tareas” del terrorismo di Stato.


Intercalando la commedia (la parodia), e l'arte musicale, padre e figlia hanno continuato la loro storia e ad un certo punto sugli schermi sono apparse le immagini degli anni del terrore, quando le Madri di Plaza de Mayo, con Nora Cortiñas in testa, si appellavano drammaticamente al giornalismo internazionale come unica speranza, in quei giorni, per sapere dov'erano i loro figli sequestrati dai “grupos de tareas” del terrorismo di Stato.
Ad un tratto, sul palco, Yasmin, una bambina di 10 anni, rappresenta (frontalmente e con incredibile maturità scenica, vista la sua età) la disperazione dei popoli originari, oggi in Argentina, che si estende (nobiltà fa obbligo) alla disperazione dei popoli originari del Cile e di altre regioni dell'America Latina, tra cui l'Honduras. Tant'è che Yasmin nella sua esposizione non ignora l'attivista Berta Cáceres raccontando con un'espressione emblematica al mondo della sua lotta e della lotta di Our Voice: "Svegliati umanità, non c'è più tempo".
Fátima, come prigioniera dell'Ex ESMA, con un'ottima recitazione (carica di quell'emozione, necessaria per trasmettere il dramma vissuto dalla maggior parte dei desaparecidos) porta sul palcoscenico la sofferenza di quei giorni di terrore dal punto di vista di una giovane in balia delle fauci di quelli che la tenevavo prigioniera. Fátima soffre sul palco e fa soffrire anche lo spettatore sulla sua sedia così come Giorgio David (all'inizio dello spettacolo) è riuscito a sensibilizzare la platea, esprimendo la vocazione militare del protagonista, come preludio della sua inclinazione di "repressore" in cui si convertirà successivamente.
Fátima, che interpreta una prigioniera dell'ESMA ad un certo punto grida: "Ci rubano la nostra libertà" e la scena ci riporta ad un mondiale di calcio dei giorni della dittatura militare in Argentina. È la strada scelta per il finale di “Sueño Blanco”, affinchè la storia del padre militare affrontato da sua figlia adoloscente, sia decisivo e determinante nel far abbandonare allo spettatore la quotidianità del 2019 trasportandolo nei fatti del passato. Così fu “Sueño Blanco”.
I fatti dell'infamia, di un'epoca che appare lontana, però non lo è, semplicemente perchè oggi abbiamo il terrorismo di stato, le ingiustizie sociali, repressioni e anche desaparecidos in democrazia.
Alla fine della rappresentazione teatrale c'è stato uno spazio dedicato alla riflessione. riflessione diretta - che si rende necessaria. Che è indispensabile.
Una sorta di tavola rotonda con gli spettatori, che ha dato sapore e un messaggio. E impegno.
Sonia Bongiovanni ha parlato dell'importanza del Movimento "perchè si veda un mondo di pace" e disse: "noi siamo i protagonisti del nostro futuro e del nostro presente. Abbiamo la speranza di un mondo migliore".
Matias Guffanti ha affermato: "Fare memoria, che rimanga viva. Questo luogo ci riempie di emozioni e ci carica di responsabilità. È importante. C'è da lavorare per lottare per la memoria".

Quando Savador Zúñiga, figlio di Berta Cáceres, è stato invitato a salire sul palco non ha potuto evitare di esprimersi così: "In questo luogo ricordiamo la sofferenza di molti. La storia dell'Argentina non era isolata, ma formava parte di un piano. Del Piano Condor. Voglio anche dire che i militari argentini addestravano i militari in Honduras. L'obiettivo era imporre un modello economico. Il neoliberalismo, per dissanguare la terra. Questo lavoro per la memoria è molto importante. La memoria non può essere chiusa in un cassetto. La memoria è qualcosa di vivo. Non dobbiamo dimenticare la lotta di ognuno dei 30.000 desaparecidos. I colpi di stato continuano. È accaduto in Honduras nel 2009. In Honduras imperversa l'impunità. La sfida è trasformare questa realtà di paura in una realtà di speranza".
Come direttore di ANTIMAFIADuemila, Giorgio Bongiovanni, che fu invitato a salire sul palco, fu molto chiaro nelle sue valutazioni: "Tua mamma (Berta Cáceres), è stata (ed è) un esempio per la storia. Io accuso i mandanti ideologici del suo assassinio. Una multinazionale stà dietro a tutto questo. Tutto viene dagli Stati Uniti. È lo stesso che sta accadendo ora".
Poi, riferendosi al governo di Macri ha sottolineato: "Il vostro presidente Macrì dovrebbe svelare i segreti della dittatura, quello che hanno fatto le imprese, le banche, perchè questa mentalità della dittatura continua ad esistere. Ripeto tutto viene dagli Stati Uniti, da questo impero sanguinario, che compie massacri in questo e in altri paesi. Attraverso l'arte faremo la resistenza, la denuncia. Chiediamo giustizia per i martiri".
Dalla platea sono state poste delle domande e si è parlato di limitazioni. Omaggiando i combattenti dei tempi della dittatura. Rendendo omaggio ai martiri e ai motivi per i quali lottavano contro i militari.
In merito a questo Giorgio Bongiovanni ha aggiunto: "Vinceremo con i giovani" - "Cerchiamo giustizia e troveremo la verità, denunceremo. Perchè con i giovani abbiamo il potere di divulgare proprio grazie ai combattenti. La vita è nostra".
La serata è stata conclusa dalla fondatrice e leader del Movimento, Sonia Bongiovanni: "Per ognuno di noi è un onore essere presenti alla ex ESMA, dare vita al Ecunhi e partecipare alle sue attività è un onore immenso. I giovani sono l'unica salvezza per questo pianeta. L'unione di tutti noi".
Talento. Forza. Impegno. Libera espressione.
Sono i fondamenti di un Movimento di giovani che giorno dopo giorno, fa sentire al mondo la sua presenza, dimostra che le strade della ricerca di giustizia non sono chiuse.
Sono aperte. Spalancate. Soprattutto per quei giovani e non tanto giovani, che le vogliono percorrere.

Foto © OUR VOICE e Antimafia Dos Mil

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