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romeo paolodi AMDuemila
Il collaboratore di giustizia ha parlato anche di contatti con Matacena e Valentino

Da una parte la promessa di aggiustamento dei processi, dall'altra la promessa di appoggio elettorale. E' la storia di un "patto" quella che il collaboratore di giustizia Paolo Iannò ha raccontato ieri al processo Gotha, in corso davanti al Tribunale collegiale presieduto da Silvia Capone, che vede come imputato l'avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo, accusato di essere a capo della cupola politico-mafiosa-imprenditoriale della 'Ndrangheta a Reggio.
La storia di Iannò nell'organizzazione criminale è quella di una che ha vissuto accanto ai vertici. Infatti per noi è stato il braccio destro di Pasquale Condello ("Il Supremo" della 'Ndrangheta) e capo della "locale" di Gallico.
Rispondendo alle domande del Pm, Stefano Musolino, ha ripercorso la sua storia all'interno dell'organizzazione criminale: "Sono sempre stato accanto a Pasquale Condello, anche durante la guerra contro i De Stefano. Per suo volere sono diventato capo della 'locale' di Gallico. Per anni ho vissuto da latitante volontario accanto a lui quando era ricercato e fino a quando non fu decisa la pax. A me raccontava tutto. Era lui che conduceva ogni strategia, le sue decisioni e le sue scelte ci hanno portato a vincere la guerra. Anche per questo era chiamato 'il Supremo'"
La pace con i De Stefano venne sancita nel 1992 e alle elezioni politiche, a detta del pentito, si decise di sostenere politicamente Romeo: "L'avvocato Romeo ci chiese di appoggiarlo. Temeva Pietro Araniti, anch'egli candidato. Ci fu una riunione-incontro con Pasquale Condello, l'avvocato Romeo e il notaio Gangemi. Condello decise di appoggiarlo. Me ne parlò lui stesso appena finito l'incontro spiegando che c'erano amicizie comuni con gente che era in massoneria; e dello stesso avvocato Romeo mi disse 'lui si trovava bene con la massoneria'". Questa decisione venne presa nonostante nel gruppo condelliano la voce era che Romeo fosse "vicino" allo schieramento dei De Stefano. "Si diceva nel nostro ambiente che Romeo stesse con i De Stefano in quanto amico con Paolo Martino - ha aggiunto il pentito - Però si commentava che era venuto da noi per i voti, quindi si decise di appoggiarlo con la promessa da parte di Romeo di aiutarci nell'aggiustare i processi che in quel periodo erano in corso, tra tutti quello 'Santabarbara'. Cosa che poi non fece"
Ma come sarebbe dovuto avvenire questo aggiustamento? "C'era un magistrato che poteva aiutarci - ha riferito alla corte il teste - Chi e come non saprei. E in un altro incontro nella villetta di Gallico di Paolo Romeo, quando l'accompagnai ma rimasi fuori, si discusse anche di un tentativo di rubare le bobine e delle intercettazioni e manipolarle con la collaborazione di un perito".

Quel rapporto 'Ndrangheta-massoneria
Iannò ha anche parlato della massoneria: "Pasquale Condello incontrò diverse volte il preside Zaccone, gli chiese di aggiustare un processo. I rapporti con la massoneria servono a questo: per non fare il servizio militare, per esempio. In quel periodo il dottor Giuseppe Marino di Gallina fece dei certificati per far evitare la leva".
Secondo quanto detto dal pentito anche Romeo "con la massoneria se la cavava bene, aveva i suoi canali"
Nel corso della deposizion l'ex braccio destro di Condello ha anche parlato dell'avvocato Antonio Marra ("Si diceva che fosse un confidente"), imputato nel procedimento, essendo considerato il braccio destro di Romeo e De Stefano. Quindi ha riferito anche dell'esistenza di altri referenti politici per le cosche. "In seguito - ha detto ancora - si scelse Amedeo Matacena, da sempre vicino ai Rosmini. In un'altra occasione votammo l'avvocato Giuseppe Valentino (poi divenuto senatore, ndr) su indicazione di Franco Benestare, uomo forte dei De Stefano e dei Tegano".

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