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caccia paola 850di Aaron Pettinari - Intervista
La figlia del Procuratore di Torino commenta la condanna a Rocco Schirripa

"Troppa fretta di chiudere è quella che ho visto in questi giorni". Paola Caccia, la figlia del Procuratore capo di Torino, ucciso con 17 colpi di pistola la sera del 26 giugno 1983, ha addosso tanta delusione, nonostante la condanna di uno dei responsabili dell'omicidio del padre. L'abbiamo raggiunta telefonicamente, di rientro a casa dopo aver sentito la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Milano.

Paola Caccia, come si sente dopo questa sentenza che giunge quasi trentasei anni dopo la scomparsa di suo padre?
"Provo delusione perché la sentenza conferma delle responsabilità ma mi è sembrato che la Corte abbia avuto una certa fretta di concludere. Questo processo d'appello si è aperto e chiuso in appena tre udienze e non mi sembra che sia stato dato abbastanza spazio a quello che stava intorno a questo imputato. Eppure nelle motivazioni della sentenza di primo grado erano state ritenute "condivisibili" le osservazioni del nostro avvocato in quanto sia l’audizione di Domenico Belfiore, sia i suoi colloqui con Barresi avevano rivelato, ancora una volta, un ambito di ‘indicibile’".

A cosa si riferisce?
"Mi riferisco al fatto che ancora oggi non è stata fatta luce completa su cosa è accaduto. Non conosciamo il movente dell'omicidio di mio padre e devono ancora essere individuati altre responsabilità. Ma a quanto pare questo non interessa a nessuno, ad esclusione nostra e del nostro avvocato, Fabio Repici, che fino all'ultimo ha cercato di far riaprire il dibattimento. È deprimente quando ci si sente dire che 'non è la sede opportuna' o 'certe cose non riguardano questo imputato'. Questo è quello che è accaduto e rappresenta la cifra di questo dibattimento".

Ancora restano aperti due fascicoli di indagine. Lei crede che si possa giungere ad una verità completa?
Non si può smettere di sperare anche se dopo tanti anni tutto sembra più difficile. Per quanto riguarda il fascicolo aperto su D'Onofrio stiamo aspettando che decidano cosa fare dopo l'avocazione della Procura Generale. Poi c'è il fascicolo che a noi interessa principalmente che è quello aperto a carico di Latella e Cattafi. Loro, salvo che dal nostro legale, non sono mai stati nominati in questi ultimi processi, eppure lo stesso Schirripa è stato indagato proprio a partire da quel fascicolo. Speriamo anche in questo caso che non sia vana la nostra richiesta di non archiviare. Questa sentenza può essere un passo avanti ma l'accertamento completo della verità è un'altra cosa e lascia sgomento il dover constatare che spesso siamo noi familiari a dover lottare affinché sia fatta definitivamente giustizia".

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