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Il messaggio del Presidente della Camera Fico: "Dobbiamo ascoltare la richiesta di verità dei familiari di Attilio Manca"

Quindici anni. Quindici lunghissimi anni di brutture, storpiature e inganni. In altre parole: un caso italiano di giustizia egiziana, quello dell’urologo Attilio Manca morto in circostanze tanto misteriose quanto potenzialmente chiare a Viterbo l’11 febbraio del 2004. Ed è stato questo il filo conduttore dell’incontro organizzato dall’ANAAM (Associazione Nazionale Amici di Attilio Manca) a Barcellona Pozzo di Gotto per ricordare, ancora una volta, l’inquietante vicenda del dottore siciliano esperto in laparoscopia.
All’evento, introdotto e moderato dallo scrittore Luciano Armeli Iapichino, sono stati delineati i retroscena più imbarazzanti dell’iter processuale viterbese, quelli ancor più spiacevoli della precedente commissione parlamentare antimafia e, soprattutto, le trame ancor oggi aberranti del sistema masso-mafioso della città del Longano che continuano a perpetrare depistaggi e insabbiamenti come negli anni ’90. “Che differenza c’è tra l’Egitto di Giulio Regeni e quella che chiamiamo ‘moderna e civile’ democrazia italiana con riferimento alla surreale vicenda di Attilio?”.
È stata questa la provocazione con la quale il moderatore ha aperto i lavoratori, sollecitando i relatori e la platea.
Giuseppe Antoci, già presidente del Parco dei Nebrodi e promotore di un’azione di contrasto contro le consorterie criminali dell’area montana ree di aver ingurgitato illegalmente consistenti premi comunitari-Agea (suo è il Protocollo di legalità divenuto oggi legge dello stato), ha voluto rivitalizzare la solidarietà alla famiglia Manca, convinto che la battaglia per la verità su Attilio è, deve essere, una battaglia di civiltà e per la società tutta: “che la vostra sofferenza e il vostro dolore possa avere il giusto riconoscimento che un Paese civile deve a voi e a tutti noi”.
Maria Teresa Collica, già sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, ha sottolineato, da un lato, l’amarezza a quindici anni di distanza della momentanea paralisi della vicenda giudiziaria del giovane medico; dall’altro, “essere ancora insieme significa non volersi rassegnare a subire questa situazione”. Non solo. “Oggi è l’11 febbraio 2019, ha tuonato l’ex sindaco, una data che coincide con due eventi significativi di questa città: il primo la decisione dell’eventuale rinvio a giudizio del sindaco, di un suo ex assessore e di alcuni funzionari del comune, decisione che è stata rinviata; e poi l’arresto di un consigliere comunale che inizialmente ha appoggiato questo sindaco e che a prescindere dalla responsabilità dei singoli, tutta da dimostrare”, sono fatti che paventano nei mesi a seguire “una situazione politica poco serena”. E ancora: “la lotta alla criminalità nel territorio di Barcellona non è ancora del tutto sopita”. L’attenzione delle forze dell’ordine rimane alta: “pochi giorni fa, ha ricordato la Collica, la Procura ha chiesto 270 anni di carcere per i tre imputati del Gotha 7”. Ha citato anche l’operazione Nemesi che, “attraverso la preziosa collaborazione dei pentiti, ha ricostruito decenni della lotta di mafia della criminalità organizzata di Barcellona: omicidi, lupare bianche, estorsioni e quant’altro. Negli ultimi anni la mafia ha assunto un volto meno cruente, meno sanguinario, non per questo meno pericoloso. E la storia di Attilio si inserisce in questo contesto”. La cosa che rimane da fare, ha concluso, è quella di continuare a smuovere le coscienze coinvolgendo i giovani, le scuole per abbattere il male assoluto di questa terra: il falso perbenismo.


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Giuseppe Antoci


Antonio Ingroia, uno dei legali della famiglia Manca, in collegamento, ha sottolineato come il processo di Attilio è stato un processo contro la vittima da parte di una magistratura sorda, in un Paese in cui si fanno carriere con le archiviazioni anziché con il perseguire indagini spinose. Il legale ha registrato la delusione della precedente commissione parlamentare antimafia sul caso Manca e ha auspicato il concreto intervento della Procura nazionale antimafia.
Illuminante quanto inquietante l’intervento di Fabio Repici, l’altro legale dei Manca, impegnato da tempo a disvelare le trame oscure della mafio-massoneria barcellonese-messinese. Il legale ha analizzato minuziosamente il sofisticato sistema che condiziona, sin dagli anni novanta, i più gravi misfatti giudiziari della città del Longano e non solo. “I familiari di Attilio Manca, ha ribadito Repici, meritano, anzitutto,un ringraziamento enorme per il solo fatto di farsi carico di offrire a noi questa possibilità di riflessione che si aggiunge come onere sulle loro spalle a quello spropositato di tipo morale in relazione alle afflizioni e sofferenze inaudite che hanno subito prima per la morte di Attilio e poi per il continuo ammazzamento della sua memoria, che giorno dopo giorno si perpetra ormai da 15 anni”. Preoccupante la vicenda personale raccontata da Fabio Repici relativa alla scoperta, qualche tempo fa, dell’attività di registrazione dei suoi interventi in occasione di un precedente convegno sempre su Attilio Manca in Barcellona, “miserevole compito” commissionato dall’ex Commissario, dott. Mario Ceraolo. “Stravaganza o, forse, gravissima anomalia, segno di una patologia di non scarso rilievo, cioè che un ufficio di polizia con attenzione segua, persegua, perseguiti, gli interventi dell’avvocato dei familiari di Attilio Manca anziché segua e persegua, per dire, Rosario Pio Cattafi”. E il legale, parlando di sistema, ha sottolineato, a ragione, “il senso dell’esatto ribaltamento della realtà in questo luogo; il mondo a testa in giù in una città in cui c’è stato l’assoluto disinteresse delle istituzioni alle richieste di verità e giustizia provenienti dai familiari delle vittime”. Fabio Repici ha fatto notare come dal 2003 nelle sue pubbliche conferenze di mafia a Barcellona, vi sia stato il supporto di numerose personalità politiche (Giarrusso, Sarti, Lumia per citare qualche nome) estranee al territorio che, di contro, ha visto il proliferare, oggi come ieri, di “deputati, senatori e deputati regionali nessuno dei quali, in modo trasversalmente unanimistico, è stato presente, né di maggioranza né di opposizione, né parlamentare a Roma né parlamentare a Palermo”. E questo, spiega Repici, “perché parlare dei delitti di mafia che hanno riguardato Barcellona Pozzo di Gotto significa prendere posizione in relazione alla presenza criminale dello Stato in questo territorio, tra l’altro, incompatibile con una presenza politica di chi vuole fare guerra in modo ufficiale e trasparente”.


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Maria Teresa Collica e Gianluca Manca


La sola presenza politica registrata, a merito, dal legale nei suoi 16 anni di attivismo, è stata quella del già sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, Maria Teresa Collica, “bersaglio di iniziative sconcertanti, anni fa, della meglio società barcellonese”. Il legale è passato poi ad analizzare il lavoro della precedente commissione parlamentare antimafia, inizialmente incanalato sulla giusta strada come le “parole significative e pesanti” della presidente Bindi e del vicepresidente Claudio Fava avevano lasciato sperare, per poi mutare radicalmente rotta firmando una relazione di maggioranza, “reiterazione delle porcherie dette e scritte da un magistrato come Renzo Petroselli a Viterbo e dalle aberrazioni scritte dall’autorità giudiziaria di Roma”. E poi si arriva a Luigi Gaetti, attualmente sottosegretario del Ministero dell’Interno e già vicepresidente della commissione parlamentare antimafia. In entrambi i documenti di quella commissione, la relazione di maggioranza e quella di minoranza ci si accorge di una cosa sconvolgente: Luigi Gaetti, già firmatario della relazione di minoranza che avallava la teoria dell’omicidio nel caso di Attilio Manca, ha sottoscritto una consulenza medico-legale allegata alla relazione di maggioranza a supporto della teoria di un assuntore occasionale di droga. Fabio Repici ha evidenziato, altresì, lo strano interessamento del mantovano Gaetti sulle vicende del barcellonese Rosario Pio Cattafi. Non solo: “sarebbe nelle mani di Gaetti il destino dei testimoni e dei collaboratori di giustizia e dei loro parenti”. E sulle cose strane che possono succedere da queste parti, per il legale, non sarebbe ancora finita. Il capocentro del Sisde a Messina negli anni ’90, periodo nero per l’attività dei servizi sia in Sicilia sia nel messinese, era un tale Giuseppe De Salvo. “Chi fa parte oggi dell’ufficio del sottosegretario all’Interno Luigi Gaetti? Il Dott. Giuseppe De Salvo”. E chi ha parlato degli omicidi e dei servizi in Barcellona negli anni ’90? Carmelo D’Amico, collaboratore di giustizia. Situazione paradossale e, secondo il legale, “angosciante”. Il destino di questo pentito dipenderebbe, proprio, dal sottosegretario Gaetti e dal suo ufficio del quale fa parte il dott. Giuseppe De Salvo. Stranezze che la commemorazione di Attilio Manca porta alla ribalta per voce del suo legale che, ogni 11 febbraio, aggiorna puntualmente la società civile degli sviluppi paradossali di un mondo, qual è quello barcellonese, a testa in giù.


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Gianluca e Angela Manca, Luciano Armeli Iapichino, Fabio Repici e Mario Michele Giarrusso


In collegamento è intervenuto anche il giornalista Paolo Borrometi, destinatario, in questi ultimi tempi, di reiterate minacce di morte da parte di Cosa Nostra, il quale ha ribadito la necessità di conseguire ormai il traguardo della verità e si è manifestato l’intenzione di fornire il suo supporto giornalistico per Attilio. Il sen. Mario Michele Giarrusso, attuale componente della commissione parlamentare antimafia, muovendo dalle risultanze processuali del Borsellino quater, ha utilizzato la metafora dei buchi neri per evidenziare il buio che circonda la storia giudiziaria del nostro paese. Bisogna approfittare della finestra temporale che si è aperta per conseguire le verità nascoste che ancora si celano nella galassia dei buchi neri, anche perché, spiega Giarrusso, si lavora sommessamente per chiuderla. “È buio pesto. Si cammina a tentoni. Non si riesce a vedere chi fa cosa e chi sta con chi”. Anche su Gaetti, il senatore ha manifestato una serie di perplessità. “Misteri, tutto quello ruota attorno a questo buco nero appare subito torbido, non si capisce il motivo, il perché … ci sono le resistenze, ci sono gli sforzi per… La lotta per la verità, ribadisce Giarrusso, è durissima. Di fronte alla verità non ci possono essere le circostanze e le convenienze: c’è solo la verità”. L’impegno del senatore, in commissione, sarà quello di appoggiare la richiesta della famiglia Manca affinché la procura nazionale indaghi e compia delle indagini, com’è nel suo dovere, e faccia degli atti d’impulso su Attilio Manca.
Hanno chiuso la manifestazione gli interventi di Luca e Angela Manca: “Attilio vive perché sino adesso non ha avuto ancora giustizia”, ha ribadito il fratello di Attilio. Angela, muovendo dall’autopsia “infame” della dott.ssa Ranalletta, ha ripercorso le dichiarazioni di tutti pentiti che hanno fatto riferimento al coinvolgimento di Attilio nella latitanza e nell’operazione alla prostata di Bernardo Provenzano. Il suo urlo di rabbia e di dolore, instancabile e affilato, si è associato alla speranza che la mamma del urologo massacrato continua a nutrire nei confronti dei due legali, supportata dall’affetto di una opinione pubblica sempre più interessata e in continua crescita.


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Marco Crisafulli


Ha letto alcuni passi dei libri scritti sulla vicenda di Attilio Manca, Marco Crisafulli, studente della III A AFM dell’Istituto “Borghese-Faranda” di Patti, voce e portavoce di quella generazione che non accetta depistaggi e insabbiamenti e che ha scelto, dinanzi alle aberrazioni della società, di stare dalla parte della verità.
A fine serata, attraverso un tweet, è giunto il messaggio del Presidente della Camera, Roberto Fico: "A quindici anni dalla morte dell'urologo siciliano Attilio Manca voglio rivolgere un pensiero sentito ai suoi cari, la cui richiesta di verità abbiamo il compito di ascoltare". Un segnale di vicinanza importantissimo da parte delle istituzioni. E soprattutto un punto fermo dal quale ripartire in questa battaglia di civiltà per Attilio. Pochi giorni fa era stata Angela Manca a rivolgersi al Presidente della Camera e al Ministro della Giustizia chiedendo di stare vicino alla loro pretesa di verità. La risposta di Fico è un primo passo per avere giustizia. La speranza è che a questo ne seguano altri.

Info: www.attiliomanca.it

Foto © Giulia Mondello



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